Sacrificati per fare posto al cemento – Foto di repertorio
Come volevasi dimostrare, in un Paese come l’Italia dove gli scempi che si realizzano non hanno mai responsabili e, con i loro guasti e i loro costi, restano interamente a carico dei cittadini, cornuti e mazziati. Come volevasi dimostrare, dunque, rischia seriamente di chiudersi con un nulla di fatto la squallida vicenda della caserma della Forestale iniziata a costruire nel Bosco della Maddalena, dove ha prodotto un DANNO AMBIENTALE che è ancora lì a gridare a vendetta, ma per il quale molto probabilmente non pagherà NESSUNO. La pachidermica macchina della giustizia italica, con i suoi tempi infiniti, si avvia a far finire tutto in prescrizione, come si ipotizzava già da qualche tempo, “santificando” così l’enorme ingiustizia che si è prodotta ai danni di uno dei polmoni verdi più importanti dell’isola, inserito anche nella lista dei SITI DI INTERESSE COMUNITARIO (SIC), e dell’intera comunità. Un’opera assurda, fortunatamente bloccata al primo stadio, ma purtroppo non prima che fosse disboscata e invasa dal cemento una parte della pineta casamicciolese. Un’opera che un sovrintendente qualche anno fa non esitò a definire in un convegno pubblico “un abuso di Stato”. Un’opera che per la giustizia è figlia di nessuno.
Stamattina è andato a visitare il luogo dello scheletro di cemento abbandonato il consigliere regionale dei Verdi FRANCESCO EMILIO BORRELLI, che ha scoperto l’esito insoddisfacnte della vicenda, commentandolo assai duramente: “Ormai incombe la prescrizione e ci sono ben poche speranze di arrivare a una sentenza che preveda pene per i presunti responsabili dello scempio perpetrato a Casamicciola, dove è stata letteralmente distrutta un’ampia area alberata per fare spazio a una caserma del corpo forestale dello Stato che, da subito, era apparsa spropositata rispetto alle reali esigenze, al di là della scelta sbagliata del luogo su cui edificarla”.
E ha aggiunto: “Da assessore provinciale alla forestazione della Provincia di Napoli feci di tutto per fermare quella che, a mio parere, era una chiara speculazione che andava a danneggiare una delle aree più belle dell’isola di Ischia e ora, purtroppo, devo constatare che, difficilmente, potremo avere delle condanne se gli indagati saranno riconosciuti colpevoli perché ormai sono passati 8 anni da quello scempio e non si è concluso neanche il primo grado di giudizio. Quel che resta, oltre all’amarezza per il fatto che non sarà fatta giustizia, è la devastazione di quell’area dove, al posto del verde e degli alberi, c’è solo uno scheletro di cemento, brutto e pericoloso. Quel posto ormai è diventato un simbolo della voglia di distruzione del territorio a cui, questa volta, ha partecipato anche lo Stato con le sue ramificazioni”.
A conclusione della visita il consigliere regionale ha chiosato: “Adesso bisogna impegnarsi per risanare quell’area affinché non diventi l’ennesimo monumento all’abusivismo edilizio”- Bell’auspicio, che tuttavia non sarà facile concretizzare. Di regola, il RIPRISTINO DELLO STATO DEI LUOGHI è già scattato da un pezzo, ma nessuna delle articolazioni dello Stato che avrebbe dovuto provvedervi lo ha fatto. E il Comune di Casamicciola, ancorché diffidato ormai diversi anni fa dall’Assopini ad avviare la procedura di risanamento del sito, non ha mai mosso un dito per cancellare quella bruttura. Destinata a rimanere in piedi a futura memoria di un purtroppo non isolato scempio del territorio, assolutamente e ahinoi prevedibilmente impunito. Il Bel Paese…