Chiesa di Sant’Antonio alla Mandra: chi ha dato l’ok a quel pavimento?

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Foto Qui Ischia

Da quando è stata riaperta la chiesa di Sant’Antonio alla Mandra, dopo la lunghissima pausa per i lavori, non ci ero ancora entrata. Ho deciso di farlo ieri mattina, in un momento tranquillo di vuoto e di silenzio, ossia la condizione ideale anche per soffermarsi a osservare i risultati del restauro. Senonchè, appena varcata la porta d’ingresso la mia attenzione è stata attratta subito da una novità, che ha occupato tutto il mio campo visivo: il pavimento nuovo, al posto del marmo a cui ero abituata fin da bambina, un cambiamento radicale di colori e di atmosfere. Ma, soprattutto, l’impatto con un mattonato che mi ha fatto drizzare tutti i capelli sulla testa. Ma come si fa, a pavimentare con quella roba una chiesa del ’400?

Di certo, nel corso dei secoli, nella bella chiesa dedicata al Santo di Padova di pavimenti ne avranno cambiati diversi. E la soluzione marmorea, molto connotata rispetto al periodo in cui fu adottata, non è detto che fosse la migliore né la più rispettosa delle origini dell’edificio, che ha di per sé un notevole valore storico-artistico. Peraltro, non dubito che sarà stato necessario cambiare anche il pavimento. Ma quelle mattonelle striate, da rimanenza di magazzino, appena sopportabili in un ballatoio condominiale o in una cucina “arrepezzata” low cost, che ci fanno in una chiesa con OLTRE CINQUE SECOLI DI STORIA?

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Foto Qui Ischia

Si voleva mettere a terra un cotto al posto del marmo? Bene, ma con l’enorme offerta di maioliche anticate, di cotto di qualità e di pregio, come si è potuto optare per una roba scadente del genere?

Quando si interviene in modo così massiccio in un edificio storico, certi LIVELLI DI QUALITA’ sono IMPRESCINDIBILI  e IRRINUNCIABILI. Non bastavano i fondi? Allora si sistemava alla meglio il pavimento preesistente. Meglio di quella roba attuale sarebbe stato perfino un semplicissimo ed economicissimo pavimento di cemento. Non certo lo SCONCIO partorito dopo anni di lavori.

Davanti a questa ennesima bruttura stravolgente, non si può non fare un’amara considerazione sul ruolo della SOVRINTENDENZA, che dovrebbe vigilare e indirizzare gli interventi a TUTELA del beni storico-artistici. Sono sempre stata convinta dell’importanza delle Sovrintendenze, non ho mai capito i ridimensionamenti loro riservati, compreso quello dell’attuale ministro Franceschini. Ma rispetto alle brutture, alle manomissioni autorizzate a cui stiamo assistendo a ripetizione a Ischia, forse è il caso di abolirle proprio, perchè non hanno più motivo di esistere. Anzi, sono diventate controproducenti.

A proposito: c’amma preoccupà pur p’a chiesa r’u Spirito Santo?

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