Encomio al personale del “Rizzoli” per il terremoto? L’Asl se la cava con poco…

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Foto Qui Ischia

Ieri, nella giornata dei ringraziamenti a raffica del capo della Protezione Civile ANGELO BORRELLI a chi si è speso nell’emergenza terremoto, non è mancato un doveroso riconoscimento  agli operatori sanitari, tramite una lettera indirizzata al direttore generale dell’Asl D’AMORE. Al di là dei ringraziamenti istituzionali di prammatica, Borrelli vi ha accompagnato quelli più personali per la “disponibilità e professionalità” verificate durante il suo periodo di degenza al “Rizzoli”. E di conseguenza, la Direzione Strategica dell’ASL ha poi provveduto, da parte sua, a inviare una LETTERA DI ENCOMIO  “agli operatori che si sono prodigati nel garantire l’assistenza in emergenza e nel coordinamento dei primi interventi nella notte del terremoto”.

Un encomio per l’opera prestata nel momento della massima emergenza, dunque. Giusto. Doveroso anche. Ma anche senza la prova del 21 agosto, l’encomio se lo sarebbero meritato lo stesso, gli operatori del “Rizzoli”. Per tutto ciò che fanno ogni giorno, in condizioni di “normalità” che NORMALI NON SONO. Anzi, sono quanto di più anormale si possa immaginare, in un paese civile, moderno, ben organizzato. E a dimostrarlo c’è quella legge europea sugli ORARI DI LAVORO nella sanità che dovrebbe tutelare, insieme alla salute dei lavoratori, anche quella dei pazienti che da loro dipendono. Una legge che qui a Ischia è rimasta più sulla carta che altrove. Ignorata, snaturata, forzata sistematicamente dalle condizioni di lavoro in cui si è costretti da anni ad operare in via Fundera. In questa estate più che mai.

Se si è riusciti a tenere in funzione l’unico presidio isolano durante questa estate, con un normale e dunque previsto incremento notevole dell’attività, è stato SOLO GRAZIE all’INSUFFICIENTE  PERSONALE IN SERVIZIO, che ha saputo far fronte alle esigenze degli isolani e dei turisti per tutta l’estate senza poter contare neppure su una sola unità in più, ma piuttosto con gli enormi buchi di organico, che rendono ormai da lungo tempo del tutto inadeguata la dotazione di medici, infermieri, tecnici e operatori socio-sanitari.

Con il “PROGETTO ISCHIA”, in particolare, l’Asl ha tamponato chiedendo altri sacrifici a chi già se ne sobbarca oltre il dovuto e oltre le sue forze. Ha spremuto ulteriormente le scarse risorse umane disponibili, caricando sulle loro spalle tutto l’onere del pienone estivo di un ospedale che per almeno sei mesi all’anno e d’estate di più  serve un bacino d’utenza assimilabile a quello di una media città di provincia. Ha moltiplicato le ore di lavoro dello stesso personale infermieristico di sempre, sotto forma di straordinari, aggiunti ai SUPERTURNI della “normalità”.  E così i pochi infermieri in servizio hanno raggiunto anche le 100 ORE DI STRAORDINARIO A TESTA, compresi i pendolari che sopportano solo disagi senza alcun vantaggio pratico dalla loro dislocazione sull’isola. E in tutte le ore di lavoro, quelle ordinarie e quelle straordinarie, i paramedici hanno dovuto pure fare quasi tutto il lavoro degli OPERATORI SOCIO-SANTARI,il cui numero è ormai ridotto al lumicino nell’ospedale lacchese.

In queste CONDIZIONI PROIBITIVE, ampiamente AL LIMITE, di EMERGENZA PERMANENTE, si è poi pure innestata l’esperienza del TERREMOTO. Della serie, STEVM SCARZ. E ce l’hanno fatta anche in quella sera fatidica e nella lunga notte che ne è seguita. Quando tutti quelli che hanno potuto si sono mobilitati per dare una mano, senza badare a turni, ore ordinarie nè straordinarie. A cominciare da quelli che, dopo il lungo turno notturno del 21 con le solite 16 ORE CONSECUTIVE, il giorno dopo non hanno voluto usufruire della giornata di riposo e sono tornati a Ischia, mettendosi a disposizione.

Tutto questo impegno, questo senso di responsabilità sono stati finora ripagati dall’Asl disattendendo gli accordi conclusi per il turn over del personale pendolare di più lungo servizio a Ischia, non concedendo neppure una unità di rinforzo per cominciare a sanare le carenze di organico, tenendo ancora bloccato l’arrivo di altri operatori socio-sanitari, per rinfoltire una dotazione ormai da tempo al di sotto del limite minimo accettabile. Per non parlare del mancato riconoscimento di alcun INCENTIVO a quanti subiscono la penalizzazione di lavorare in una ZONA DISAGIATA di fatto, ma non ancora di diritto.

In questo contesto desolante, è arrivato però l’encomio, pure mutuato dal ringraziamento ufficiale del capo della Protezione civile. Un atto formale, un pezzo di carta che non costa nulla a Frattamaggiore. Che non cambia, non risolve, non serve a venire a capo di nessuno dei problemi veri, quotidiani dei lodatissimi operatori dell’ospedale isolano, Che infatti si sono visti costretti a ricorrere ancora alla mobilitazione e alla protesta, per riaccendere l’attenzione sulla situazione vera, intollerabile del Rizzoli. In piena emergenza anche senza il terremoto. Per una “normalità” che più anormale non potrebbe essere.

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