Parcheggio Jolly avanti tutta: da decenni il copione standard delle grandi opere “made in Ischia”

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Foto Qui Ischia

Cambiano i tempi, cambiano i partiti, cambiano in parte anche i protagonisti, ma la mentalità amministrativa almeno a Ischia è rimasta bloccata a trent’anni fa o forse anche a prima. Una dimostrazione è arrivata poche ore fa, a conclusione della manifestazione contro il nuovo parcheggio del Jolly, promossa sul web da MARIO GOFFREDO, in un estremo tentativo di evitare la costruzione in pieno centro di un mastodonte in parte sotterraneo, il cui impatto sopra e sotto terra è tutto da verificare e potrebbe essere anche molto problematico. Verso la fine dell’incontro, dopo che avevano spiegato le molteplici ragioni del NO, oltre a Goffredo, DOMENICO e GAETANO SAVIO e NICOLA LAMONICA, è intervenuto il sindaco ENZO FERRANDINO, che ha accettato di scendere dal palazzo comunale per rispondere ai quesiti sollevati dai manifestanti. E per raccontare la storia della nuova grande opera che sta per essere scaraventata sul territorio a suon di euro pubblici.

La ricostruzione del Sindaco è partita da lontano, dall’excursus storico come ha detto lui, ovvero dal 2004. E’ a tredici anni fa, infatti, che risale il primo progetto per un parcheggio, quando, resosi disponibile un finanziamento di 1.400.000 euro del Ministero dell’Interno, un privato attivò un project financing investendo una cifra identica. Con i 2.800.000 si era progettato un parcheggio “monstre” con ben 2 PIANI SOTTO il livello stradale e UNO SOPRA terra. Un’opera per la quale lo stesso Ferrandino ha usato l’aggettivo “invasiva”. Ma dopo lo scioglimento anticipato di quell’amministrazione, il commissario prefettizio individuò delle anomalie e bloccò il progetto. In seguito, si decise di procedere solo con il finanziamento pubblico di 1 milione e 400mila e di rimodulare l’intervento, riducendolo ad UN PIANO SOTTERRANEO E UNO SOPRA. La Sovrintendenza, inserite delle prescrizioni, ha dato il via libera a questo nuovo progetto. Che si è cominciato a realizzare dopo il rilascio dell’area il 4 settembre scorso.

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Foto Qui Ischia

LA POSIZIONE DEL COMUNE

Il primo cittadino ha contestato il rilievo che il grande posteggio si trasformerà in un attrattore di traffico verso il centro, giacchè secondo lui si tratterà di un PARCHEGGIO ZONALE, che garantirà uno spazio ai residenti di via Buonocore, via De Rivaz e via delle Terme. Inoltre, quella interessata NON è un’AREA DI  PREGIO AMBIENTALE,  visto che è adibita a quella funzione da decenni, per cui l’intervento in corso “riqualificherebbe” quell’area “degradata”. Secondo il Sindaco, l’amministrazione punta a disincentivare l’arrivo con le auto in centro: le strisce blu e la sosta a pagamento rientrano in questo disegno, come l’istituzione delle navette.

Al di là di ogni altra argomentazione, Ferrandino ha sostenuto che siccome il Comune ha già ricevuto 900MILA EURO della cifra stanziata, se dovesse restituirli e dovesse anche ristorare la ditta aggiudicataria dell’appalto, ne riceverebbe un danno enorme. E in virtù di questo ha tacciato di “IRRESPONSABILITA’” i RICORSI presentati da alcune attività termaliste che, se dovessero ottenere l’esito da loro sperato, “metterebbero l’ente in difficoltà dal punto di vista finanziario”.

Quanto alle obiezioni e ai timori sul rischio per la falda di acqua termale, il Sindaco ha spiegato che sono stati fatti due CAROTAGGI, fino a 6 metri di profondità, mentre i pali di ferro che dovranno essere infissi nel terreno, per sostenere le paratie metalliche che isoleranno l’area sotterranea dal terreno circostante, non andranno oltre i 5, 50 metri. L’acqua individuata fino a quelle profondità, dai 3.50 metri in giù (il livello varia a seconda delle maree, oltre che dell’apporto delle acque meteoriche) è stata analizzata ed è un’ACQUA OLIGOMINERALE, che non potrebbe essere usata dalle attività termali. Ragion per cui l’opera in costruzione non interferirebbe con la falda termale, più profonda.

Circa la parte fuori terra del parcheggio, il progetto prevede che sia 30 centimetri al di sopra del livello attuale dalla parte di San Ciro per poi salire a 60 centimetri dalla parte del Re Ferdinando, ma “impupazzato” in modo che non si notino le diverse altezze, considerato che il terreno è in discesa.

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Foto Qui Ischia

Detto tutto questo, per il Sindaco INDIETRO NON SI PUO’ TORNARE, fare l’opera è un “ATTO DI RESPONSABILITA’”, per evitare perdite economiche pesanti, senza avere un parcheggio che riqualifica un’area degradata.

L’AFFARE PRESUNTO

Niente di nuovo rispetto alle argomentazioni con cui, nei decenni, sono state giustificate da chi amministrava in quel momento tutte le grandi opere controverse e contestate per il loro impatto, la loro utilità, la congruenza della spesa. Ogni volta si è sostenuto che la mancata realizzazione avrebbe fatto perdere fondi già assegnati e che l’ente locale ci avrebbe rimesso e anche molto. Ma mai si è fatta AUTOCRITICA su errori di valutazione e di progettazione, anche quando erano più che manifesti. Così, con questo criterio, sono stati spesi male e spesso inutilmente milioni di euro (e prima miliardi di lire)  e a rimetterci sono stati comunque i contribuenti, come avverrebbe pure se il Comune dovesse restituirli. Perchè i fondi erogati dal Ministero dell’Interno non cadono dal cielo, ma provengono anch’essi dalla tasche dei contribuenti e dovrebbero, perciò essere destinati a opere NECESSARIE, UTILI e APPROPRIATE.

E, come hanno ben evidenziato i relatori della manifestazione, un parcheggio c’era già e nulla impediva di risistemare e riqualificare l’esistente, senza doversi mettere a scavare interferendo comunque con una falda (che sia oligominerale cambia poco a livello di impatto) e con un delicato equilibrio ambientale, come testimonia la correlazione con le maree. Peraltro, il restyling sarebbe stato meno costoso e il risultato meno  impattante e più esteticamente appropriato rispetto al “mautone” che compare sul progetto.

Cosa impediva di avere un parcheggio zonale a raso, invece di buttarsi sul rischioso e ben più costoso multipiano?

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Abilmente, il Sindaco ha cercato di far passare la scelta di procedere comunque alla realizzazione come un AFFARE, mentre non lo è affatto, visto che si sarebbero potuti ottenere molti degli obiettivi da lui evidenziati investendo molto meno in un’opera più “leggera” e meno problematica. Ma si sa che questo criterio di valutazione del rapporto costi/benefici è lontano anni luce dalla mentalità “storica” degli amministratori del “made in Ischia”. Oggi come ieri, per loro è essenziale aggiudicarsi fondi (“provviste”, dicevano una volta) meglio se milionari, per esibirli come scalpi della loro presunta buona gestione della cosa pubblica. Che poi i soldi pubblici dei contribuenti finiscano in qualche “fetenzia” più o meno utile, destinata in pochi anni a finire “sgarrupata” grazie all’incuria che le sarà dedicata (altra specialità del “made in Ischia”), è dettaglio che non rileva. E che autorizza ad accusare di “irresponsabilità” chiunque osi evidenziarlo.

Tutta roba vecchia, già vista tante volte. Purtroppo. Cambiano i tempi, i partiti, le alleanze, ma la prassi è sempre quella. Ahinoi!!!

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