“Un piccolo gesto di solidarietà”, il cardinale Sepe in una (a)normale mattinata ischitana

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Foto Qui Ischia

Una mattinata splendida, di sole. Il mare è una tavola blu. Non c’è foschia e la costa flegrea è sciorinata sull’orizzonte a dividere mare e cielo in tutta la sua bellezza. Il paesaggio è quello di sempre, magnifico e familiare, dunque rassicurante. E sull’autobus pieno se lo godono anche tanti turisti, italiani perlopiù, di varie provenienze, ma anche stranieri. Tutto parla di normalità, in questa giornata calda d’inizio settembre che regala ancora voglia di mare. Ischia è quella di sempre, così almeno si presenta ai forestieri che chiedono informazioni lungo il percorso per raggiungere le loro destinazioni: la Spiaggia degli Inglesi, il Castiglione…ci vuole ancora tanto per la Mortella? Ci avviciniamo al porto di Casamicciola e lungo la strada la lunga fila rossa dei mezzi dei Vigili del Fuoco è l’unico dettaglio diverso dal solito. Nessuno ci fa caso, sull’autobus, tutti proiettati a tirare fuori il meglio dalla giornata di vacanza con il sole, il mare, la spiaggia e il clima che Ischia a settembre deve garantire. E il porto, frenetico nel suo viavai all’imbarco, è un altro tassello che contribuisce a comporre la normalità. Di una giornata, un’altra, che però poi tanto normale non è.

La scenografia di piazza Marina è anch’essa facciata di normalità. La fontana butta acqua, ci sono persone sedute sulle panchine, al bar, turisti passeggiano davanti ai negozi. L’Epomeo alle spalle giganteggia, bello e superbo, con i numerosi canaloni che si aprono sui suoi fianchi, coperti da una distesa verde ancora compatta su questo versante, dopo un’estate di incendi. Quella che non si vede è l’ultima frattura della terra. Al di là della facciata normale che la piazza e il corso cercano di trasmettere. Nonostante i tanti uomini in divisa, che qui sono più numerosi dei turisti e segnalano con la loro presenza che qualcosa di inconsueto c’è, nella normalità estiva di questa parte dell’isola.

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Foto Qui Ischia

Pochi passi e nel luogo che per decenni ha rappresentato il fulcro dell’accoglienza turistica a Casamicciola, il Capricho, ti accorgi che nulla è normale. Non lo sono quelle due grandi chiazze rosse al centro delle mappe affisse su una parete di legno, di fortuna. Due ferite, una nel cuore di Casamicciola, l’altra nel cuore di Lacco, aperte da quell’indimenticabile sera del 21 agosto che ognuno di noi vorrebbe rimuovere dalla memoria. E cancellare dalla realtà.

Le prime sono sicuramente le donne, con i bambini, che entrano spaesate nel salone che sembra anch’esso un porto di mare. Cercano informazioni, volti tesi e poche parole per chiedere i MODULI. Quelli per  le verifiche delle CASE. “Come pensate che sta la vostra casa?”, chiede un’addetta del Comune, cercando forse di allentare la tensione. Non serve una risposta, basta un movimento della testa all’accenno alla ZONA ROSSA, mentre la mano nervosa cerca di compilare il modulo e sbaglia, perchè la testa è rimasta là, dove niente è più normale.

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Foto Qui Ischia

Su un tavolo di legno “riservato ai Vigili del Fuoco”, c’è una pianta con una figura geometrica scura. Un riferimento all’ordinanza 58 del 22/8/17. Pochi dati, scarni: perimetro 2, 263 km, superficie 22 ettari. E’ la sintesi della Zona Rossa. Poche parole, pochi numeri, poco spazio, per raccontare una tragedia.

Sembrano niente, i 21 ETTARI (solo a Casamicciola). Meno delle dimensioni di un latifondo. Una PICCOLA PARTE davvero dei 46 chilometri quadrati dell’isola. Ma non abbastanza piccola per essere derubricata ad un lembo di terra sperduto e isolato, come ci siamo stupidamente affannati a far credere all’Italia nelle ore immediatamente successive al terremoto. Eh già, la tendenza è di chiamarlo “sisma”, perchè sembra una parola più neutra, meno paurosa ed evocativa della realtà. Ma è il moto della terra che due settimane fa ha ha stravolto la vita di centinaia di ischitani e non basta un sinonimo per sminuire la distruzione che c’è, appena dietro la facciata “normale”” del corso. In decine e decine di case tra Casamicciola, Lacco e Forio. Nelle scuole dove bambini e ragazzi per ora non potranno tornare. Nelle strutture sportive intrappolate dentro la ferita rossa, insieme ad ambulatori, studi professionali, negozi, strutture ricettive. E chiese.

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Foto Qui Ischia

Come i rappresentanti dello Stato che lo hanno preceduto, non è venuto a visitare la normalità l’arcivescovo di Napoli, SEPE. Che accompagnato dal vescovo di Ischia LAGNESE, è venuto a rendersi conto di persona della situazione dell’isola a cui la Chiesa di Napoli ha manifestato dall’inizio la sua vicinanza, non solo spirituale, e per la quale domenica prossima si farà una raccolta fondi in tutte le chiese cittadine. Fa tappa all’interno del Capricho, nella sala operativa della Protezione civile affollata di tecnici, pompieri, militari, impiegati comunali, per alcuni dei quali l’arrivo del cardinale è una sorpresa. Poi raggiunge, al di fuori, il gazebo della CARITAS DIOCESANA, che fin dal giorno successivo all’evento si è fatta carico degli aiuti materiali e dell’assistenza agli sfollati e di assicurare 1ooo PASTI AL GIORNO, soccorritori compresi, grazie ai contributi della cittadinanza isolana. Perché a sopportare il peso del terremoto, finora, è stata la COMUNITA’ ISOLANA, nella concretezza dei tanti bisogni quotidiani, ben prima che entrino in gioco – chissà quando – i fondi statali e regionali.

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Foto Qui Ischia

“Un piccolo gesto per far sentire la nostra solidarietà”, è stata la motivazione del viaggio offerta dal cardinale ai giornalisti che lo hanno circondato per tutta la permanenza sull’isola. Dalla sosta in centro a Casamicciola, esclusi solo il caffè da Calise per parlare a quattr’occhi con i Sindaci presenti (Castagna, Pascale e Del Deo), Lagnese e i parroci ischitani e l’incontro con i parenti delle DUE VITTIME, e poi per il percorso nella zona rossa, iniziato dalla basilica di Santa Maria Maddalena, transennata e chiusa al pubblico.

In piazza c’è chi applaude, chi dà la mano all’ospite, chi invoca sicurezza e vicinanza. Chi si lamenta per il codazzo di giornalisti e fotografi, rinfocolando una polemica vecchia di giorni e pericolosa per il futuro. Su una maiolica del fregio della fontana, in piazza, una frase di Goethe: DOVE VIEN MENO L’INTERESSE, VIEN MENO ANCHE LA MEMORIA. Già, ci vuol poco a cancellare dalla memoria di chi sta al di là del mare quella ferita ancora rossa di “appena” 21 ettari. Ma siamo proprio sicuri che sia quello il meglio per Ischia?

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