La mostra evento su “I Longobardi” da Pavia a Napoli: i reperti dagli Scavi di Santa Restituta

longobardiE’ una pagina di storia solitamente oscurata da altre più antiche e più note, tenute sempre aperte dalle nuove entusiasmanti scoperte che lo scavo di Aenaria e quelli nei siti greci, a cominciare dal terreno contiguo a Villa Arbusto, continuano a regalare. Ma anche l’Alto Medio Evo ha lasciato tracce importanti, ancorché in gran parte misconosciute. Che hanno il valore aggiunto di essere riemerse, tra l’altro, in un luogo che deve la sua notorietà proprio alle straordinarie testimonianze di epoca greca e romana che custodisce: gli SCAVI DI SANTA RESTITUTA. Lì dove si è vissuto, lavorato e pregato dall’VIII secolo a.C. fino ai nostri giorni, senza soluzione di continuità. E dove sono tornati alla luce, fin dalla metà degli anni ’50 del secolo scorso, oggetti di vita quotidiana corrispondenti a ciascuna delle diverse fasi storiche. Compresa quella medievale. Ed è grazie a questa miniera dell’archeologia che Ischia può essere presente anche alla più grande mostra sul Medio Evo allestita negli ultimi anni in Italia ed in Europa: I LONGOBARDI, un popolo che cambia la storia. Un evento culturale di grande respiro internazionale che, dopo tre mesi presso il Castello Visconteo di PAVIA, approda da domani al MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE di NAPOLI, per poi trasferirsi nel prossimo aprile al MUSEO STATALE ERMITAGE di SAN PIETROBURGO.

Oggi, in occasione della presentazione alla stampa, è stata svelata l’imponente esposizione nella sua versione napoletana: ben 300 OPERE, provenienti da  più di 80 tra MUSEI e ENTI PRESTATORI, con il coinvolgimento di oltre 50 STUDIOSI e 32 SITI e CENTRI LONGOBARDI. Con l’aggiunta di  17 VIDEO ORIGINALI ed INSTALLAZIONI MULTIMEDIALI. Una mostra “monstre” nata da un progetto che intende sintetizzare, a beneficio di un vasto pubblico internazionale, i risultati degli ultimi 15 anni di ricerche archeologiche ed epigrafiche, ma anche storico-politiche su abitati e necropoli altomedievali. Dal Nord al Sud della Penisola, dalla LANGOBARDIA MAIOR nell’Italia settentrionale fino alla Tuscia alla LANGOBARDIA MINOR, con i ducati di Spoleto e Benevento e gli altri possedimenti meridionali, comprese Salerno e Capua.

Nella sua imponenza, questa panoramica dell’Italia longobarda copre il lungo arco temporale tra il 568 d.C.,  quando i guerrieri di stirpe germanica “dalle lunghe barbe”, guidati da re ALBOINO, comparvero sul fiume Isonzo, nell’attuale Friuli, da dove partì l’espansione in Italia e l’insediamento in gran parte della Penisola, in cui rimasero fino al 774 d.C., quando, regnante CARLO MAGNO, subirono la sconfitta decisiva dai Franchi, che assunsero il controllo nei loro possedimenti in Italia, con l’unica eccezione del ducato di BENEVENTO, che mantenne per qualche tempo ancora la sua autonomia.

E attraverso l’enorme mole di reperti esposta, quei due secoli di presenza longobarda vengono raccontati a tutto tondo, evidenziando per la prima volta anche la situazione politico-economica dei ducati longobardi nelle varie parti d’Italia, le interrelazioni di questi ultimi e i rapporti culturali, commerciali e politici che intrattennero con le altre popolazioni sia dell’EUROPA centro-settentrionale sia del MEDITERRANEO. Perchè, una volta arrivati in Italia, i Longobardi, che erano originari dell’estremo nord del continente da dove poi si erano sempre spostati verso oriente, erano entrati in contatto e, in diversi momenti, anche in conflitto con il mondo romano-bizantino e con la complessa realtà del bacino mediterraneo, di cui nel PERCORSO ESPOSITIVO (ben 8 sezioni tematiche) vengono esplorati  gli scambi, le contaminazioni reciproche e anche i motivi di ostilità tra le varie popolazioni coeve.

Ed è proprio in questo quadro d’insieme, delineato nella sua complessità, che s’inseriscono alcuni REPERTI PROVENIENTI DA ISCHIA. Si tratta di quattro manufatti ceramici: una MATRICE, una LUCERNA, un BACINO  e una BROCCA. A cui si aggiungono 4 MONETE risalenti al VI e VII secolo d.C. Tutti arrivano dagli SCAVI DI SANTA RESTITUTA, descritti nell’importante catalogo della mostra con le schede redatte dalle archeologhe isolane MARIANGELA CATUOGNO e MARIA LAURO, che negli ultimi anni stanno portando avanti un delicato e fondamentale lavoro di descrizione e catalogazione di tutti i reparti ritrovati nel sito sotto la piazza e la basilica di Santa Restituta, grazie all’infaticabile opera di scavo compiuta dall’indimenticabile don PIETRO MONTI.

Ed è stato grazie alla buona abitudine di don Pietro di intrattenere e coltivare relazioni con archeologi e studiosi italiani e stranieri, se tra i componenti dell’illustre comitato scientifico della mostra qualcuno era a conoscenza della presenza a Ischia di reperti utili alla narrazione de “I Longobardi”. Reperti che illustrano la vita quotidiana in quel periodo, in un territorio che, pur non essendo assoggettato ai Longobardi (Ischia era parte del Ducato di Napoli che dipendeva dall’Esarcato bizantino di Ravenna), intratteneva rapporti con aree longobarde come il Salernitano. Peraltro, i “cocci” esposti sono tutti di manifattura locale, realizzati nei laboratori ceramici che anche a quel tempo erano attivi nel cuore di Lacco, così com’era stato fin dai primordi di Pithecusa, sedici secoli prima. Inoltre, gli oggetti di provenienza ischitana sono tra i pochi della mostra che non arrivano da necropoli, bensì da centri abitati. E questa è un’altra peculiarità che accresce il valore del loro contributo.

Per Ischia e per il nostro patrimonio archeologico, la mostra su “I Longobardi” è un’altra occasione importante di conoscenza e valorizzazione al di fuori dell’isola, dapprima a Pavia, la capitale del  Regnum Langobardorum, tra settembre e inizio dicembre, ora a Napoli e, soprattutto, nella prossima primavera nella magnifica cornice dell’Ermitage di San Pietroburgo. Senza trascurare i riferimenti alla nostra isola e agli Scavi di Santa Restituta - sezione archeologica del MUSEO DIOCESANO -nel corposo catalogo della mostra, che è anche un prezioso strumento scientifico, per gli aggiornamenti sulla ricerca archeologica dedicata al popolo dalle “lunghe barbe” negli ultimi anni.

E non poteva esservi vetrina più pregevole per richiamare l’attenzione sulla storia altomedievale di Ischia, esplorata e narrata proprio da don Pietro Monti nel suo “Ischia, archeologia e storia”. Così come questa mostra itinerante è stata un’opportunità per la città di Pavia e per tutte – tante – le località longobarde coinvolte. Mentre, per espresso riconoscimento del direttore PAOLO GIULIERINI, l’obiettivo perseguito è di fare del Museo Nazionale  “un aggregatore di cultura, non soltanto per tematiche legate alla storia antica, ma anche per le vicissitudini dei popoli medievali “, approfittando dei tanti reperti di quell’epoca custoditi nel Museo, molti dei quali vengono esposti ora per la prima volta. Anche se Giulierini ha annunciato l’intenzione di esporre stabilmente i reperti altomedievali, per evitare che il Mann sia identificato solo con Pompei e Ercolano  e, invece, arrivi ad essere “un museo interamente allestito”.

Intanto, per tutta la durata della mostra a Napoli, saranno lanciate specifiche iniziative e percorsi sul territorio, con particolare riguardo al museo del Tesoro di San Gennaro, la figura intorno alla quale ruota la “versione napoletana” dell’evento, giacchè il Santo, come vescovo di Benevento, era venerato anche dai Longobardi, quando si fecero cristiani.

 

 

 

 

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