Centocinquant’anni fa, quei due giorni di Mark Twain sull’isola d’Ischia

 

IMG_1264Associato da numerose generazioni di ogni parte del mondo ai protagonisti di suoi grandi romanzi sempreverdi, Tom Sawyer e Huckleberry Finn, MARK TWAIN, pseudonimo dello scrittore americano SAMUEL LANGHORNE CLEMENS è anche l’autore di “THE INNOCENTS ABROAD”, pubblicato nel 1869 negli Stati Uniti, sul viaggio che lo aveva portato a percorrere in lungo e in largo l’Italia, oltre alla Terrasanta, due anni prima. Un itinerario che toccò tutte le principali città d’arte, mete obbligate del viaggio ottocentesco, insieme a varie altre località delle quali Twain non ha trasmesso un ricordo particolarmente entusiasta. Nessun cedimento ai toni romantici e appassionati di cui sono solitamente intessuti gli antichi resoconti di  viaggio  alla scoperta dell’Italia. Nessuna traccia dell’innamoramento per le meraviglie del Bel Paese ostentato di frequente da scrittori ed artisti suoi contemporanei. A lui  il “gran tour” lungo la Penisola suggerì reazioni ed emozioni decisamente originali ed inusuali rispetto alla normalità del suo tempo e, forse, anche del nostro. Il suo grande spirito di osservazione, filtrato da uno spiccato senso critico, ispirò pagine dove nessun giudizio, valutazione, descrizione appaiono scontati o prevedibili. Anzi, l’opposto. E questa “regola” vale anche per le due più grandi isole del Golfo di Napoli, Capri e Ischia.

Per quanto riguarda le isole dell’Arcipelago napoletano, a recuperare le parti del diario di Twain ad esse ispirate aveva provveduto PAUL BUCHNER, che le aveva inserite nel suo “GAST AUF ISCHIA” nel 1968 (tradotto in italiano da Edizioni ImagAenaria), quasi un secolo dopo il volume di riferimento. E grazie a Buchner è possibile conoscere  le impressioni che il grande scrittore aveva ricavato dalle sue due brevi visite a CAPRI e ISCHIA. Che a lui non erano apparse affatto come i due paradisi normalmente descritti dagli altri viaggiatori del suo tempo.

A proposito della veloce “passeggiata” a Capri, per esempio, Twain sofferma soprattutto la sua attenzione di autore, a posteriori, sui fastidiosi controlli di polizia a cui fu sottoposto subito dopo l’approdo del vapore sull’Isola Azzurra. Twain fa ricorso ad un tono ironico per raccontare il controllo serrato dei poliziotti sui forestieri, attribuendo quella presenza costante al timore “che noi volessimo rubare la Grotta Azzurra che Dio sa quanto vale”. Alla fine, però, Capri gli piacque,  tanto da arrivare a commentarne i colori e lo splendore con poche, ma positive notazioni. Cosa abbastanza rara per chi trovò da ridire anche sulla “mostruosa Chiesa di San Pietro” a Roma e arrivò a descrivere il Colosseo come “una cappelliera attorcigliata e munita di finestre con un lato dilaniato”.

La VISITA A ISCHIA era stata programmata sulla scorta delle descrizioni intriganti che alcuni suoi compagni di viaggio americani gli avevano fatto dei magnifici paesaggi isolani e della quiete di cui vi avevano piacevolmente goduto. Quella di Ischia fu più di una semplice escursione, visto che durò due giorni trascorsi in una delle case per turisti della Gran Sentinella. Non ne rimase affatto entusiasta, tutt’altro, per cui nel suo diario l’isola è associata al fastidio per i rumori che gli avevano reso le due notti insonni e allo spiacevole ricordo del comportamento poco onesto del proprietario di casa, comunque a suo modo indimenticabile.

A modo suo dissacrante, Twain, che pure l’aveva tanto ammirato prima del viaggio in Italia, non trascurò di osservare un’onnipresenza di Michelangelo nelle città visitate, commentando tagliente che sembrava aver “concepito il Papa, il Pantheon, la divisa dei soldati papali, il Tevere, il Campodoglio, i sette colli…e forse Dio ha creato l’Italia sulla base dei suoi disegni”. E ancora: “Non voglio Michelangelo per colazione, a pranzo, a merenda, per cena, per il tè, tra un pasto e l’altro”. Almeno a Ischia quella presenza se la risparmiò. Nessuno aveva ancora pensato, allora, di legare al nome del grande artista dal multiforme ingegno pure la torre di Cartaromana…

 

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