Pieno come un uovo, al “Rizzoli” tornano protagoniste le barelle nei corridoi

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Foto Qui Ischia

La nostra quota della catastrofe che connota la sanità campana, a seguito della “cura” lacrime e sangue dei piani di rientro negli anni passati, è rappresentata dalle barelle che ormai quasi costantemente occupano – e intasano – i corridoi dei reparti più affollati del “Rizzoli”. A cominciare dalla Medicina, che in questi giorni di picco influenzale è piena come un uovo, con tutti i POSTI LETTO ordinari OCCUPATI, le camerate strapiene e la necessità, dunque, di utilizzare pure le barelle, per poter dare una risposta più adeguata ai bisogni di una popolazione che NON HA ALTERNATIVE.

Oggi ce ne sono sette, nei giorni scorsi si era arrivati fino a dieci: le BARELLE per le degenze ormai da un pezzo non sono più un’eccezione né una rarità nel reparto di prima linea del “Rizzoli”. Nonostante lo spazio sia utilizzato fino all’ultimo millimetro, con più letti di quanto era stato previsto nella realizzazione e nella dotazione originaria delle stanze, I POSTI NON BASTANO. E se prima questa constatazione era legata al sovraffollamento del periodo estivo, in piena stagione turistica, adesso non c’è più una distinzione così drastica tra estate e inverno e l’insufficienza dei posti letto nel presidio lacchese è quasi una costante nell’intero arco dell’anno.

Un problema strutturale serio, che si riflette, aggravandole, anche sulle croniche deficienze organizzative del nostro ospedale. Perchè se la dotazione di personale è già drammaticamente insufficiente in tutti i ruoli professionali rispetto al numero dei posti letto dichiarati (quelli fissi per intenderci), è evidente che la situazione non può che peggiorare, quando si aggiungono altri posti “provvisori”, cui corrispondono ALTRI PAZIENTI DA SEGUIRE. Anche in condizioni pratiche più difficili, in qualche caso al limite del proibitivo, nei corridoi affollati che normalmente dovrebbero restare liberi. Per non parlare dei notevoli DISAGI che debbono subire i malati barellati, spesso persone anziane costrette ad adattarsi a soluzioni di fortuna.

MA NON C’E’ ALTERNATIVA. Gli spazi in ospedale sono quelli e non si possono dilatare a dismisura. Ed è l’unico ospedale dell’isola, dunque l’unico punto di riferimento disponibile con ogni condizione meteo, anche la più proibitiva.

Anche se in terraferma stentano a capirlo, è sull’isola che si deve garantire un numero di posti adeguato alle esigenze basilari della popolazione. I presidi continentali devono servire solo per cure, interventi e assistenza specializzati e altamente specializzati. Per tutto il resto bisogna trovare risposta a Ischia. Anche perché i trasferimenti al di là del mare comportano costi economici significativi per il sistema sanitario, ma anche costi sociali non meno importanti.

D’altra parte, la penuria di posti letto che si è determinata a Napoli e nel resto della Regione, a causa della chiusura di diversi nosocomi, rende complicato il reperimento di posti  per gli isolani in trasferta forzata.  Senza contare le difficoltà dei familiari che devono seguirli, con continui spostamenti in terraferma che incidono sul lavoro e sulle esigenze delle famiglie, oltre il costo dei viaggi.

E i tanto sbandierati trasferimenti in elicottero, che nelle giornate ventose sono impossibili, debbono fare  i conti pure con le complicazioni, sempre più frequenti, nel trovare posti d’ospedale disponibili a Napoli e dintorni. Quando non ci sono problemi anche a reperire gli elicotteri per i trasferimenti, come è accaduto anche di recente, per l’indisponibilità del mezzo del 118 che ha reso necessario ricorrere a quello militare. E così i Livelli Essenziali di Assistenza restano scritti e garantiti sulla carta…

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