Lo “Stabat Mater” in Cattedrale, un’opera di valore con una magnifica prova d’attrice

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Foto Luigi Trani

La Cattedrale dell’Assunta con la sua storia e in alto, al centro del transetto, il suo straordinario, raro, coinvolgente Crocifisso ligneo ereditato dall’antica Cattedrale sul Castello. Ai suoi piedi un’antica statua vestita della Madonna Addolorata con il cuore trafitto e tutt’intorno una folla composita, silenziosa, in attesa. Curiosa e pronta a stupirsi non appena sono entrati i cantori della Corale Polifonica Buon Pastore e gli ottoni della Pithecusa Brass, diretti dal maestro Gianfranco Manfra. E ancor di più quando ha fatto il suo ingresso Lucianna De Falco, che con poche battute ha subito rivelato cosa avrebbe riservato lo “Stabat Mater” scritto e diretto da Salvatore Ronga: una trascinante, intensa, profonda emozione dalla prima all’ultima parola, dalla prima all’ultima nota.

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Foto Luigi Trani

La vita, la passione e la morte di Cristo dal punto di vista della Madre. Il peso della lontananza da quel figlio, chiamato a seguire il percorso ineluttabile che doveva portarlo al sacrificio finale. Il peso della perdita, equiparabile a quello altrettanto insostenibile del corpo raccolto e accolto per l’ultima volta i piedi della croce. Il peso di un dolore inenarrabile, da sopportare con coraggio e sgomento per il resto della vita. Il peso della separazione, che il tempo non scalfisce né allevia. E che continua ad alimentare ricordi, pensieri, riflessioni. Al di là del tempo e in ogni luogo.

Una gran prova d’autore, quella di Ronga, con un uso sapiente delle parole, per suono, significato, equilibrio, poesia e intensità. Con il valore aggiunto di una interpretazione magnifica di Lucianna De Falco, che ha saputo dosare ogni sillaba, dimostrando ancora una volta una buona padronanza del registro drammatico, oltre alle più note caratterizzazioni ironiche e comiche.

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Foto Luigi Trani

A comporre una sinfonia di parole e musica evocatrice di emozioni e suggestioni profonde, senza sbavature né cali di tensione, la bravura dei coristi e dei musicisti, che hanno eseguito composizioni originali firmate dal maestro Manfra per questa occasione.

Non uno spettacolo, ché sarebbe riduttivo, ma un’opera di indiscutibile spessore culturale, con riferimenti alla letteratura, alla musica, all’arte, alle forti radici della cultura italiana che affondano nelle pratiche e tradizioni legate alla passione di Cristo ancora vitali in ogni angolo della Penisola e anche così profondamente sulla nostra isola, in questo periodo precedente la Pasqua. E non poteva esserci contesto più appropriato per attirare l’attenzione di un vasto pubblico come quello di ieri sera su un gioiello artistico del nostro patrimonio isolano quale è il Crocifisso di scuola catalana, conosciuto un tempo come il Cristo Nero della cattedrale.

Ultima nota di merito di una serata inappuntabile, la dedica che Salvatore Ronga ne ha voluto fare a Nunzia Mattera, interpretando gli umori di un pubblico che ha suggellato le tante, forti emozioni vissute con un applauso scrosciante, tutti in piedi.

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