A 10 anni dalla scomparsa, Ischia celebra don Pietro Monti, “gigante dell’archeologia medievale”

 

IMG_2769Era in questa giornata, una settimana dopo la Pasqua, che puntuale di prima mattina mi arrivava la telefonata di don PIETRO per annunciare il recapito imminente di due o tre cartelle scritte fitte, con una grafia minuta e curata come se ormai se ne vedono poche. Era l’articolo annuale per la festività della Divina Misericordia, da digitare al computer per farlo uscire il giorno dopo sul giornale, per informare sulla ricorrenza e sulla Messa che si sarebbe celebrata nella chiesa di Santa Restituta. E ogni volta, don Pietro ci teneva ad aggiungere particolari sulla ricorrenza religiosa introdotta da Giovanni Paolo II, a cui era molto legato e che ci aveva tenuto a ricordare anche in uno dei drappi esposti nella chiesa madre di Lacco, dove aveva voluto rendere omaggio ai sette Papi e all’Imperatore legati alla storia dell’isola e della cittadina del Fungo in particolare. Ma anche se in quelle occasioni era il sacerdote a parlare (e a scrivere), prima dei saluti scattava la domanda fatidica: “Ci sono novità?”. Altro non c’era da aggiungere, pure l’aggettivo “archeologiche” era del tutto superfluo. E lui, infatti, capiva al volo. Qualcosa di nuovo, d’altra parte, c’era sempre tra lo scavo permanente sotto la chiesa e la piazza, lo studio dei reperti e gli aggiornamenti sulle varie ricerche in corso in Italia e all’estero sui pezzi di Santa Restituta. Il PRETE e l’ARCHEOLOGO alla fine erano inscindibili, anche se negli ultimi anni lui aveva deciso di dedicarsi di più agli studi teologici, preoccupato probabilmente di aver privilegiato, da studioso, l’archeologia. Che pure gli aveva regalato la soddisfazione di aver riportato alla luce testimonianze preziosissime delle prime comunità cristiane sull’isola, non trascurando l’importante approfondimento storico sul culto di Santa Restituta.

IMG_2763Il caso ha voluto che alla vigilia della festività tanto cara a don Pietro, sia uscita la locandina di un appuntamento a lui dedicato che si terrà la prossima settimana, VENERDì 13 APRILE, a DIECI ANNI dalla scomparsa. E se in occasione del centenario della nascita, tre anni fa, Lacco Ameno e la cultura internazionale avevano omaggiato le sue ricerche legate all’epoca greca e romana a Lacco, il prossimo incontro sarà sul tema: DON PIETRO MONTI, UN GIGANTE DELL’ARCHEOLOGIA MEDIEVALE TRA ISCHIA E BISANZIO. A completare il quadro delle scoperte che si sono succedute dal 1952 al 2008 in un luogo molto circoscritto, nel cuore di Lacco e a pochi passi dal mare, dove il prete-archeologo ha ricomposto il complesso mosaico storico di un insediamento abitato  ininterrottamente dall’VIII secolo a.C. ai nostri giorni. Compreso il Medio Evo.

E proprio all’epoca di mezzo appartengono i reperti, provenienti dagli SCAVI DI SANTA RESTITUTA, esposti nella grande mostra sui LONGOBARDI, che dopo aver fatto tappa a Pavia e a Napoli, presso il Museo Archeologico Nazionale (MANN) si appresta ad affrontare la lunga e prestigiosa trasferta a San Pietroburgo. Perciò, per illustrare il contributo di don Pietro all’archeologia medievale, venerdì prossimo presso il Municipio lacchese, interverranno con il sindaco PASCALE, il vescovo LAGNESE e l’assessora PROTA, per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, TERESA ELENA CINQUANTAQUATTRO, FEDERICO MARAZZI dell’Università Suor Orsola Benincasa e PAOLO GIULIERINI, direttore del MANN, tra i curatori della mostra sul Longobardi.

Come recita la locandina, dopo il convegno, sarà offerta ai partecipanti una visita all’esposizione dei materiali tardoantichi e altomedievali custoditi presso il Museo Archeologico di Santa Restituta. Sarà un’opportunità tanto preziosa quanto rara, visto che gli scavi e il museo di Santa Restituta sono da anni chiusi e il loro patrimonio invisibile. Uno spreco enorme, che si sta protraendo nel tempo oltre le più nere previsioni formulate quando l’opera di don Pietro fu chiusa al pubblico per interventi necessari e indifferibili di messa in sicurezza del sito. Una situazione che non si è più sanata e il cui esito a tutt’oggi resta indecifrabile. Speriamo che il convegno porti qualche buona notizia anche su quel fronte. Perchè l’OMAGGIO PIU’ IMPORTANTE DA TRIBUTARE DOVEROSAMENTE A DON PIETRO NON PUO’ CHE ESSERE LA RIAPERTURA DEI “SUOI” SCAVI E DEL “SUO” MUSEO.

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