D’Amore ai dipendenti Asl: “C’è un grave vuoto di organico, organizzativo, strutturale e tecnologico”

Il “sono uno di voi”, parola più parola meno, da lui lo avevamo già sentito. E anche i messaggi al personale, con i toni garbati da “collega” e con evidente intento motivazionale, non sono una novità. Ciò nonostante, il messaggio che il direttore generale dell’Asl Na2 Nord, ANTONIO D’AMORE, ha indirizzato per gli auguri di Pasqua a tutti i lavoratori della maxiazienda di Frattamaggiore, offre spunti di riflessione non trascurabili. Soprattutto nelle parti al netto di qualche (più di qualche, in verità) ridondanza trionfalistica di troppo. Parti che, seppure con accurata genericità e sempre con doveroso ottimismo, trattano di questioni molto serie, nella realtà perfino drammatiche, che attengono anche alla nostra dimensione isolana. Anzi, soprattutto al nostro microcosmo, considerato che l’insularità, in assenza di interventi riequilibratori, amplifica le criticità e ne moltiplica gli effetti negativi sulla pelle degli stessi operatori, oltre che degli utenti.

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In perenne emergenza – Foto Qui Ischia

Dopo aver evidenziato le glorie aziendali, D’Amore scrive: “Stiamo tutti lavorando con grande energia per migliorare l’assistenza ai nostri cittadini, cercando di superare con l’impegno personale, la competenza e la determinazione le difficoltà di ereditato negli anni”. Sì, avete letto bene, le parole sono chiarissime, il concetto che esprimono lo stesso e pesano come macigni.  In sintesi: STAMM ‘NGUAIAT. E non che non ce ne fossimo già accorti dal nostro osservatorio isolano, dove certi difetti valgono doppio!

Dunque, la situazione complessiva della Na2  Nord è difficile e le carenze sono serie su tutti i fronti, per ammissione dello stesso massimo dirigente aziendale. Che, giustamente, sottolinea di aver EREDITATO il “vuoto” dalle GESTIONI precedenti, PESSIME, come le avevamo dovute catalogare da Ischia, in base ai disastri disseminati sul nostro territorio. Di cui subiamo ogni giorno le conseguenze, come pure coloro che prestano servizio a Ischia, doppiamente penalizzati rispetto ai colleghi impegnati in terraferma.

Questo D’Amore non lo ha scritto né specificato, ma le carenze che colpiscono i servizi sanitari sulle isole, negano ai cittadini residenti e ai turisti (ulteriore aggravante, per le ricadute sull’immagine del territorio) i LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA, perchè non ci sono alternative raggiungibili per il limite fisico del mare, mentre in terraferma le criticità dei presidi in qualche modo possono essere compensate, il che non significa sottovalutarne la portata e non auspicare che vengano superate anch’esse.

Altro elemento penalizzante per la nostra realtà insulare è che, se in terraferma si aprono possibilità di assunzione per coprire le carenze, da noi neppure questa opzione funziona, perchè SULL’ISOLA NON CI VUOLE VENIRE NESSUNO. A dimostrarlo ci sono i CONTINUI RIFIUTI dei professionisti che rispondono ad avvisi pubblici e/o che superano selezioni per i vari posti scoperti nei più diversi ruoli. Se appena se ne crea la possibilità tra Pozzuoli, Frattamaggiore e Giugliano, i posti disponibili si coprono, per le isole non se ne parla. Almeno non in base alla libera scelta degli aspiranti.

Illuminante è il caso degli infermieri arrivati negli ultimi mesi e soltanto per consentire un finora PARZIALE TURN OVER dei pendolari “storici”, che non ne potevano (possono) più di lavorare in una sede come Ischia. Se hanno accettato, è perchè, provenendo tutti da fuori Regione e avendo la necessità e l’intenzione di tornare in Campania per avvicinarsi alle zone d’origine, pensavano di finire nei tre ospedali aziendali “continentali”. E lo hanno creduto fin quando non si sono trovati destinati a Ischia, dove non sarebbero mai venuti di loro spontanea volontà. Pare che  la cosa abbia suscitato anche un discreto malumore, perchè la destinazione insulare e la conseguente vita da pendolari  è stata considerata alla stregua di una punizione, più che di una opportunità. Ed è fin troppo facile immaginare con quale spirito affronteranno la nuova esperienza: altri che non aspettano altro che l’occasione giusta per lasciare l’isola, augurandosi dal primo giorno che possa accadere quanto prima. E così, ora, è diventato ancora più difficile anche solo la SOSTITUZIONE DEI PENDOLARI ATTUALI. Mentre non vi è alcuna prospettiva di RINFORZI, quindi di ridurre il buco di organico.

Ormai, al “Rizzoli” più che vuoti ci sono VORAGINI IN OGNI RUOLO E IN OGNI REPARTO. Siamo ben oltre la situazione difficile generalizzata che lo stesso D’Amore ha onestamente segnalato. Ma fino a quando potremo andare avanti in queste condizioni e sopportare questo stato di RISCHIO PERMANENTE in cui versa il presidio di Lacco Ameno?

Non illudiamoci: la SOLUZIONE al nostro problema, NON E’ LA STESSA praticabile nei tre ospedali della terraferma. Per un’EMERGENZA SPECIALE ci vuole una RISPOSTA AD HOC. Di qui, sempre più URGENTE, PRESSANTE, INDISPENSABILE, l’attivazione della SEDE DISAGIATA e dei meccanismi di incentivo connessi. L’unica speranza con un minimo fondamento per il futuro, anche prossimo, del nostro ospedale. Una speranza che non può soddisfare D’Amore, perchè le decisioni appartengono ad un livello più alto, ovvero alla Regione e alla politica.

Quando si pensa di aprire il TAVOLO in REGIONE, già previsto dall’ACCORDO con l’ANCIM rimasto finora lettera morta? Cari SINDACI, quando pensate di porre la questione all’attenzione dei vertici regionali, chiedendo un incontro a DE LUCA? QUALI ALTRI PEZZI DOBBIAMO PERDERE DELLA DOTAZIONE SANITARIA RIMASTA PER FAR MUOVERE LA POLITICA CHE DORME?

 

 

 

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