Invece di andare avanti…altro che servizi 2.0!
La storia è esemplare di alcune delle inadeguatezze del cosiddetto “sistema Ischia”, ammesso che ne sopravviva qualche residuo. Me l’ha raccontata, indignata e rammaricata insieme, un’amica isolana che vi aveva assistito direttamente, domenica pomeriggio, da compagna di viaggio di un folto gruppo di turisti bresciani diretti in vacanza a Ischia. Ospiti paganti, partiti dalle loro zone di residenza, come avviene sempre più spesso, in pullman alle tre di notte, per raggiungere, dopo dodici ore di viaggio, la nave che dal porto di Pozzuoli alle 16.30 doveva condurli alla meta, dall’altra parte del mare. Perlopiù persone anziane, che poi sono la stragrande maggioranza dei nostri turisti, almeno in questo periodo dell’anno. Persone che pensavano, una volta salite a bordo, di trovare una poltrona mediamente comoda da cui godersi la traversata, abbastanza lunga da sconsigliare di affrontarla in piedi o all’aperto. Tanto più dopo il lungo viaggio dal nord.
All’imbarco, sul porto puteolano, l’addetta dell’agenzia turistica che era andata a prenderli aveva provveduto a distribuire a ciascuno il biglietto d’imbarco. Ma poi, saliti a bordo, con il salone affollato di passeggeri, non trovavano posto. E, d’altra parte, l’alternativa di fare tutto il viaggio all’esterno, per molti non era praticabile, anche per il venticello che tirava sul ponte. E così in parecchi hanno preferito farsi il viaggio in piedi, con qualche comprensibile e inevitabile malumore. Con l’aggiunta di qualche commento captato dagli altri viaggiatori, a cui non era sfuggito il disagio in cui si erano trovati i turisti.
“Non mi è sembrato un bel modo di dare il benvenuto a Ischia a quelle persone, dopo un viaggio tanto lungo – ha sottolineato l’amica ischitana – Non mi è sembrato giusto, considerato che avevano pagato un biglietto che dovrebbe dare diritto ad un viaggio comodo, non necessariamente all’aperto, perchè non tutti ci possono e ci vogliono stare. Così, quando finalmente siamo scesi a Ischia, ho fatto questo commento con l’addetta dell’agenzia che li accompagnava, ma lei mi ha dato una risposta ancora più incredibile: “Per i 100 euro che hanno pagato per il viaggio”. Ma come si fa a dire una cosa del genere? E’ così che pensiamo di fare turismo? Quando hanno venduto il viaggio e il soggiorno a quei clienti, hanno spiegato che avrebbero potuto farsi il viaggio per mare in piedi? Nel fare i prezzi, dovrebbero essere valutati e garantiti almeno i servizi minimi, non sacrificarli. Ma che figura ci facciamo?”.
Domande, dubbi, considerazioni che non fanno una piega. A quanto pare, ci sono parecchi punti deboli nell’ACCOGLIENZA “made in Ischia”, sul piano della QUALITA’. Che non dovrebbe essere relegata all’ultimo posto nella lista degli elementi che compongono la nostra offerta turistica, anche rispetto ai gruppi che arrivano a “prezzo politico”, ma che comunque garantiscono presenze e occupano stanze in questo periodo di bassa stagione, quando la stagione è ancora balbettante, per non dire semicomatosa. Il trattamento che offriamo ai nostri ospiti paganti non dovrebbe mai scendere oltre un certo limite minimo di qualità dei servizi, a cominciare proprio dai trasporti, che sono una voce tutt’altro che secondaria nell’offerta del viaggio. Che poi, di sicuro, il costo dei viaggi per mare nel golfo è tutt’altro che stracciato per i non residenti, tanto più se applicato alle traversate “allerta” di cui si è sentito fin troppo spesso nelle ultime settimane. Situazioni che dovrebbero essere incompatibili con una destinazione del livello della nostra isola e che, invece, sembrano moltiplicarsi.
Quale impressione, valutazione e recensione suggeriscono certe vicende ai clienti da cui dipende la sopravl passaparola che faranno quei turisti bresciani, di che ci stupiamo?