Ztl, con i nuovi orari torna il problema Sopraelevata

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Foto Qui Ischia

di ENNIO ANASTASIO

Una lunga lettera, quella di Antonio Marra – affidata al quotidiano napoletano – dalla quale trapela tutto il dolore e l’angoscia di un padre che non riesce a darsi spiegazione o trovare una ragione ad un evento così devastante, quello della morte di un figlio, suo figlio Nico, il giovane ventenne universitario scomparso fra la notte di sabato e domenica di Pasqua dopo una serata in discoteca a Positano e ritrovato senza vita in un burrone. Antonio si rivolge pubblicamente a tutti i genitori per suonare un campanello di allarme, per gridare a tutti come quella notte, nella sua disperata ricerca tra le anguste stradine di Positano, avrebbe voluto incontrare Nico, magari solo ferito o stordito, per stringerlo a sé e portarlo a casa. Di quanto la vita sia preziosa e come sia importante difenderla, per poterla vivere sino in fondo, senza per niente bisogno di sperimentarsi in sfide e sensazioni troppo forti. Ma la lettera di Antonio è anche un monito agli errori che si compiono e che possono essere evitati, proprio perché ogni sabato sera può nascondere una conclusione angosciosa ed in alcuni casi mortale. Già, gli errori, quelli che non si evitano tirandosi dietro una porta di sabato, per poi domandarsi il perché, ma anche quelli che a volte nascono da provvedimenti drastici sui quali occorre interrogarsi e profondamente, perché è proprio giunto il momento di chiedere aiuto e di aiutarsi a vicenda.

Non solo sballo e alcol, ma anche strade pericolose ……..quelle che andrebbero evitate

Svoltare con la propria auto per affrontare una strada pericolosa non è certo un buon consiglio da dare ai nostri figli. Per Antonio, il papà di Nico, il ritorno a casa dopo il divertimento deve essere qualcosa di normale e scontato. Ma a volte – aggiungiamo noi – sono le regole, quelle calate dall’alto che di normale hanno poco, davvero poco, eppure decidono della nostra vita, di quella dei nostri figli, dei nostri cari. Quel dolore così immenso, quello di un padre sconvolto, che avverte di non spingere i giovani in braccio al pericolo, non può non farci riflettere su quello che tra pochi giorni l’Amministrazione in carica avvierà nel Comune di Ischia: un nuovo e stretto giro di vite sugli orari di accesso alle zone Ztl, un giro che potrebbe interessare anche via Iasolino, attualmente chiusa alle auto in entrambi i sensi con varco 1 (piazzale Trieste) e varco 2 (piazza Antica Reggia) dalle ore 10 e trenta alle 13. Duecento metri di strada che non rappresentano di certo un centro accorsato per presenza di negozi, ristoranti, servizi, ma in realtà un tratto di strada portuale e nient’altro, ma che permette di raggiungere gli imbarchi sin dal primissimo mattino. Via Iasolino sarà nuovamente interdetta, come negli scorsi mesi di settembre e ottobre, alla transitabilità per quasi tutte le ore del giorno ed interamente di notte? imponendo di girare l’auto verso l’unica alternativa possibile: quella maledetta sopraelevata, una strada che racconta più delle altre, storie di vite spezzate, di famiglie distrutte dal dolore, di ringhiere segnate da fiori. La nostra vita sarà nuovamente posta sotto il segno di una Ztl e quale sarà la regola “giusta” varata? quella di dover affrontare in ogni ora la “strada della morte” ? quella mancante di autovelox per il controllo della velocità, dove non esiste un minimo di protezione guard-rail tra le corsie, dove non vi sono sistemi di rallentamento ma soltanto tanta velocità, una impressionante velocità.

Tre incidenti in meno di sessanta giorni nel periodo di pre-esercizio

Cosa si è fatto in questi lunghi anni per rendere più umana la sopraelevata? quella che oggi viene proposta come l’unica alternativa al divieto di transito per via Iasolino ha registrato nel periodo dei sessanta giorni di pre-esercizio delle telecamere ben tre incidenti, di cui l’ultimo è stato uno spettacolare capovolgimento di una vettura che ad alta velocità finiva la sua corsa impattando con violenza contro il muro, diventando di lì ad un soffio un incidente mortale. Sessanta giorni appena sono bastati a comprovare quanto sia importante umanizzare quella strada che si conferma tra le più pericolose in assoluto da percorrere sull’isola, e che la soluzione scelta dal Palazzo, quella di dirottare tutto e tutti sulla sopraelevata, rappresenta soltanto il rimedio “peggiore del male”. Non si è creata sicurezza e tranquillità, ma soltanto una ingiusta gara di apparenze, quella che non ha titolo e che non può trasformare una strana ed enigmatica Ztl, via Iasolino, nella sorella evoluta della paura, dell’ansia del rientro, della crescente apprensione. Via Iasolino è un piatto della bilancia troppo importante, chiuderla nuovamente è come tirarsi dietro quella porta di sabato, ne vale davvero la pena? Non possiamo chiedere sempre aiuto agli angeli.

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