Il Fondo Pietro Monti all’Antoniana, una biblioteca racconta la storia di Ischia

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Foto Qui Ischia

Che fosse un appuntamento importante, da non perdere, per il suo indubitabile valore culturale era chiaro fin dalla vigilia. E  non vi erano dubbi che si sarebbe trattato pure di un doveroso omaggio alla memoria di un grande isolano, che ha lasciato tracce profonde nella storia recente di Ischia. Ma la presentazione all’Antoniana del “FONDO DON PIETRO MONTI” è stata tutto questo e molto di più. Soprattutto sul piano emozionale. Perchè per tutto lo scorso pomeriggio la presenza di don Pietro tra i muri familiari della biblioteca sua ex scuola è stata viva e coinvolgente. Come sapeva essere lui, con la sua voce stentorea quando raccontava delle  esplorazioni alla scoperta dei tesori geologici e storici dell’isola, delle sue scoperte archeologiche, degli amati “cocci”, scovati negli angoli più impensati del territorio ischitano. Sono passati già dieci anni dalla sua scomparsa, ma giovedì sembrava davvero che non fossero passati e che da un momento all’altro quella voce sarebbe tornata a chiamare per nome i parenti presenti e le tante persone conosciute, a commentare uno per uno quei libri e le carte che aveva messo insieme e custodito con cura per una vita, a sollecitare la tutela del patrimonio archeologico, come soleva fare anche con toni accesi davanti ai tanti oltraggi di cui era testimone più o meno diretto. E magari a chiedere un’accelerazione dell’iniziativa per la riapertura del museo degli scavi da lui creato, come ha sottolineato  don EMMANUEL MONTE nel suo saluto in qualità di Direttore del Museo diocesano di cui è parte integrante il sito archeologico di Santa Restituta.

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Nell’ambito del riconoscimento della funzione centrale che la Biblioteca comunale ricopre nella produzione e promozione culturale sull’isola, il sindaco di Ischia ENZO FERRANDINO ha messo in evidenza l’importante arricchimento di un patrimonio già rimarchevole arrivato con il Fondo Monti. Era il 2012, quattro anni dopo la scomparsa di don Pietro, quando fu affidata all’Antoniana la sua cospicua biblioteca, con pregevoli volumi antichi e un amplissimo carteggio.  La direttrice dell’Antoniana, LUCIA ANNICELLI, ha spiegato che i tempi  molto dilatati della catalogazione dei libri sono stati conseguenza di un  adeguamento completo della catalogazione dell’Antoniana a cui si è dovuto provvedere in questi stessi  anni e che ha consentito l’inserimento nel Catalogo Nazionale formalizzato in questi giorni. C’è ancora da lavorare, invece, al carteggio, che pure è molto prezioso perchè contiene tutti gli appunti e gli scritti autografi collegati agli studi del rettore di Santa Restituta e in particolare alla sua immensa attività archeologica..

IMG_2764A ripercorrere compiutamente quest’ultima è stata l’archeologa MARIANGELA CATUOGNO, che è uscita dalla “scuola” di don Pietro e che, dunque, ha sapientemente accompagnato al rigore della ricostruzione delle ricerche e delle scoperte anche notazioni e ricordi personali, con un coinvolgimento della memoria e delle emozioni di tanti tra il pubblico. Catuogno ha affrontato il discorso del rapporto tra FEDE E ARTE, che ha connotato l’opera di don Pietro per tanta parte della sua vita, da quando il sacerdote s’imbatté nelle prime, impreviste testimonianze del passato di Ischia al di sotto del pavimento della chiesa “piccola” di Santa Reestituta, che doveva essere cambiato. Era il 1951, l’inizio di una straordinaria avventura portata avanti con sempre maggiore determinazione da don Pietro che, man mano  che procedeva nello scavo e nel disvelamento della storia, era impegnato in una formazione continua per dare senso e valore storico-artistico ai reperti che emergevano dal terreno. Quattro grandi campagne di scavo hanno segnato la scoperta di un sito archeologico unico al mondo sotto la basilica di Santa Restituta, il sagrato, la torre del Municipio e la piazza. Oltre 40 anni di continuo, lento procedere nelle scoperta delle diverse epoche storiche custodite nel ventre di Lacco Ameno dall’individuazione dei resti della chiesa paleocristiana, poi rivelatisi relativi ad un tempi romano, del ’51 fino all’ultima, straordinaria scoperta nel ’94: la fornace circolare dell’VIII secolo a.C., la più antica di quelle greche già riemerse a Lacco con i loro corredi di materiali, scorie, bolli e reperti che dimostrano un’attività di produzione ceramica ininterrotta a Pithecussai dalla fondazione all’età ellenistica. La grande scoperta di don Pietro: il KERAMEIKOS, il quartiere dei vasai pithecusano, che non ha paragoni in nessun altro luogo del Mediterraneo, compresa la Grecia.

IMG_2763Catuogno ha ricordato come don Pietro, sebbene con una formazione in gran parte da autoodidatta, abbia avuto la capacità di districarsi e di interpretare, dal punto di vista stratigrafico e diacronico,uno SCAVO estremamente COMPLESSO che copre un arco temporale di ben sedici secoli dall’VIII a.C., agli albori di Pithecussai, all’VIII d.C. in epoca altomedievale. Un prezioso contributo alla conoscenza che gli è stato riconosciuto con grande stima da studiosi di chiara fama italiani e stranieri, con cui intratteneva relazioni  molto intense. Tra tutte, il legame  molto forte con GIORGIO BUCHNER, consolidato negli anni da collaborazioni, scambi e amicizia. E poi l’intuizione fin dall’inizio degli anni ’70 di MUSEALIZZARE IL SITO sotto la chiesa, esponendo i reperti  nel contesto in cui erano stati creati e poi ritrovati e valorizzando gli oggetti di vita quotidiana come all’epoca non si usava, al contrario di quanto avviene oggi. E poi i suoi LIBRI, pietre miliari della conoscenza della storia di Ischia. Senza dimenticare il suo SOSTEGNO AI GIOVANI, indirizzati, seguiti, incoraggiati affinché si dedicassero agli studi archeologici. Lui, che aveva imparato alla perfezione a riconoscere stile, epoca e caratteristiche di ogni frammento ceramico, non mancava, quando trovava interesse in qualche giovane, di trasmettere i suoi saperi, di contribuire a formare competenze.

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Era GENEROSO, don Pietro, con il patrimonio di conoscenza che aveva messo insieme nella sua vita. Lo era con i suoi giovani discepoli; lo era con i ricercatori forestieri che accoglieva paterno e con cui condivideva i risultati del suo impegno; lo era con i lettori dei suoi libri in cui raccontava, con buona capacità di divulgatore, la storia antica di Ischia. Di tutto questo si trovano tracce evidenti proprio nella sua biblioteca, come ha spiegato Lucia Annicelli. Ci sono tanti LIBRI con le DEDICHE piene di stima  e di affetto di studiosi italiani e stranieri. E anche, sempre dedicati, molti ARTICOLI, COMUNICAZIONI, RELAZIONI a convegni, che gli arrivavano da ogni parte, segno della considerazione in cui il prete archeologo era tenuto pure in ambienti accademici. E poi tanti libri, studi, OPERE SU ISCHIA, delle epoche più diverse, su cui si è formato e documentato per i suoi libri. Dulcis in fundo, VOLUMI ANTICHI rari e pregevoli, esposti nelle sale dell’Antoniana: in particolare, un tomo sui sinodi diocesani del vescovo LUCA TRAPANI del 1717 e varie biografie di SAN GIOVAN GIUSEPPE, tra le quali una del 1757 quando il frate isolano, da poco scomparso, era ancora Servo di Dio.

Questo vasto e interessante PATRIMONIO LIBRARIO COMPONE IL FONDO PIETRO MONTI, che ha notevolmente ampliato e arricchito la dotazione dell’Antoniana, soprattutto rispetto ai testi su Ischia la cui raccolta, tutela e valorizzazione rappresenta la “missione” peculiare della Biblioteca comunale. Un ulteriore dono di don Pietro ai suoi concittadini e ai posteri. In attesa di acquisire pienamente anche le informazioni preziose dei suoi quaderni, appunti, taccuini. La storia continua…

 

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