Al Premio Ischia il valore e il ruolo dell’informazione nella lotta globale alle mafie e al terrorismo

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Foto Qui Ischia

Prima della consegna del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo ai protagonisti della XXXIX edizione, il pomeriggio è stato dedicato all’approfondimento di vari temi di stretta attualità,  con un forte impatto mediatico e serie implicazioni etiche, che chiamano in causa il ruolo degli operatori dell’informazione e il senso di responsabilità che è loro richiesto nel trattarli. Si è discusso di intercettazioni, presunzione di innocenza, misure svuotacarceri e certezza della pena, uso (e abuso) della legittima difesa e prescrizione, senza trascurare il diritto all’oblio al centro anche del recente regolamento sulla privacy. A seguire, una tavola rotonda sulla crisi del calcio italiano, assente dai Mondiali al via giovedì prossimo, che ha avuto tra i relatori il mitico Bruno Pizzul. E, a concludere la serie, un incontro di particolare valore su “GIUSTIZIA ED ETICA DELL’INFORMAZIONE”, che ha visto la partecipazione di magistrati e giornalisti in prima fila nella lotta contro il crimine organizzato e il terrorismo, principali minacce alla sicurezza dei cittadini: il Procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, il magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, Cesare Sirignano, il giornalista Paolo Borrometi nel mirino della mafia e, come moderatore, il neodirettore de “Il Mattino”, Federico Monga, autore tra l’altro di un libro sulla ‘ndrangheta.

Portatori di preziose esperienze dirette, i relatori, tutti sotto scorta, hanno fornito vari e utili elementi di conoscenza sui fenomeni di cui, ciascuno per la propria parte, sono profondi conoscitori.  Il DIRETTORE MONGA ha introdotto gli interventi mettendo sul tavolo della riflessione la constatazione che negli ultimi anni si sia verificata una SALDATURA tra la criminalità organizzata italiana e le MAFIE STRANIERE. In particolare, avrebbe notato come nel Casertano e sul litorale domitio mentre in passato camorra e mafia nigeriana erano nemiche, oggi la seconda, che gestisce la tratta di esseri umani per la prostituzione, garantirebbe di fatto il controllo del territorio per conto dei clan locali, a cui pagherebbe anche il pizzo. Monga ha sottolineato l’ottimo LAVORO DI CONTRASTO ALL’ILLEGALITA’ svolto da magistratura e forze dell’ordine, a cui non sembra corrispondere però un impegno altrettanto capillare ed efficace da parte di altre ramificazioni dello Stato sul territorio, in particolare sul fronte dei controlli sanitari e degli Ispettorati del lavoro.

“TUTTI A SIRACUSA CON PAOLO!”

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Foto Qui Ischia

Lunedì 11, domani, PAOLO BORROMETI, giornalista dell’agenzia Agi e responsabile del blog LA SPIA contro tutte le mafie, dovrà testimoniare a Siracusa nel processo contro Francesco De Carolis, sul banco degli imputati proprio per le minacce di morte indirizzate al cronista. Che ha al suo attivo numerose inchieste sugli affari sporchi dei clan, a cominciare dal traffico di droga particolarmente fiorente a Siracusa, dove sono state organizzate piazze di spaccio sul modello di Napoli che fruttano circa 100mila euro al giorno. Un sottobosco di malaffare che Borrometi ha portato alla luce e fatto conoscere, con nomi e cognomi dei responsabili “perchè la gente deve conoscere per prendere posizione”. Perciò il ruolo del giornalista è fondamentale per informare, chiarire e spiegare ciò che non emerge. Nella consapevolezza che la SCONFITTA DELLE MAFIE passa non solo per il lavoro di magistratura e forze dell’ordine, ma pure per il CONTRIBUTO DELLA SOCIETA’ CIVILE, che si concretizza nel fare ciascuno onestamente il proprio dovere.

Il vice responsabile della Direzione Nazionale Antimafia, CESARE SIRIGNANO, ha focalizzato il suo intervento su un fenomeno criminale poco considerato e molto sottovalutato: il CONTRABBANDO. Ritenuto per decenni un fenomeno illegale meno grave, che si pensava comportasse solo un danno all’erario, in realtà si tratta di una importante fonte di sostentamento delle organizzazioni criminali che ne traggono  enormi utili a fronte di un bassissimo rischio, perché magari si punta di più sul contrasto al traffico di droga. Eppure, anche se sembrerebbe in regresso rispetto a qualche decennio fa, in realtà il contrabbando di sigarette non è affatto tramontato, solo che si è spostato in gran parte nell’EST EUROPA. Famiglie di contrabbandieri si sono trasferite da Napoli in Polonia e in altre zone dell’Europa orientale, centri di distribuzione delle SIGARETTE prodotte a prezzi stracciati in Ucraina, che vengono commercializzate attraverso vari Paesi, tra cui Arabia Saudita e Cina. Un colossale giro d’affari “molto silenzioso e molto lucroso”, i cui proventi sono in parte reinvestiti nello stesso commercio o riciclati in attività pulite. Per combatterlo sempre più adeguatamente, si sta mettendo a punto un progetto per incentivare le indagini. Ma per essere efficaci, Sirignano ha sottolineato la necessità di FARE SQUADRA, “perchè il crimine sempre più transnazionale si può affrontare tutti solo facendo prevalere il noi sull’io”.

ITALIA ALL’AVANGUARDIA CONTRO IL TERRORISMO INTERNAZIONALE

Le interrelazioni sempre più diffuse tra le varie organizzazione criminali, le diverse mafie, si estendono anche al fenomeno terroristico. E ad occuparsi di lotta alla mafia e al terrorismo è la PROCURA NAZIONALE guidata da FEDERICO CAFIERO  DE RAHO. Il procuratore ha ricordato la genesi del fenomeno, legato alla fondazione dello stato dell’Isis, e le adesioni tra il 2014/16 di numerosi europei, partiti per andare a combattere in Siria e Irak sotto le bandiere del califfato, i cosiddetti “FOREIGN FIGHTERS”, che ora sono in rientro. Dall’Italia ne sono usciti un centinaio, 40 sono sicuramente morti in guerra, mentre 24 sono tornati e sono sotto CONTINUO MONITORAGGIO.

L’Italia può contare su LEGGI ALL’AVANGUARDIA, che contemplano tutte le fattispecie di reato possibili e le sanzionano pesantemente. E anche gli strumenti di contrasto sono all’altezza degli obiettivi da conseguire e sono utilizzati tutti soprattutto per essere efficaci nella prevenzione. Che finora ha funzionato perchè, forti delle esperienze fatte contro le mafie e il terrorismo interno degli anni ’70, in Italia abbiamo saputo organizzare una rete capillare tra le Procure distrettuali, le forze dell’ordine, l’intelligence e la Procura nazionale, nella cui banca dati afferiscono tutte le informazioni raccolte sul territorio, vagliate e verificate tutte con la massima attenzione e determinazione, fin al più piccolo indizio.

Ma cosa c’è di verificato nell’ipotesi che i terroristi possano arrivare su barconi dei migranti? Cafiero De Raho ha negato che siano mai arrivati terroristi sui barconi, piuttosto sono giunti con barche di lusso e pagando cifre altissime, almeno finchè l’Isis guadagnava sul petrolio delle zone occupate. Piuttosto, il procuratore ha sottolineato la necessità di intervenire sulle organizzazioni criminali del centro e nord Africa che gestiscono i viaggi dei migranti, lucrando su ogni passaggio, esercitando le più varie forme di violenza anche sulle famiglie d’origine.  Per stroncare questo traffico sono stati siglati PROTOCOLLI D’INTESA con le autorità giudiziarie di Libia e Nigeria e si spera di farlo con quelle degli altri Paesi di provenienza. Un processo complesso e delicato che rientra nell’impegno di lotta ma anche di prevenzione dei fenomeni controllati dalla criminalità organizzata. Che è anche sempre più globalizzata.

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