La falda acquifera della Siena tra acqua dolce e acqua di mare, le spiegazioni del geologo

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24 luglio 2018 – Foto Qui Ischia

A pochi giorni dall’ultimo sversamento in mare, il buco della Siena si sta di nuovo riempiendo. Velocemente. E tempo un paio di giorni, si ripresenterà il solito problema del “troppo pieno” e l’esigenza di sbarazzarsi del liquido marrone che continua a salire di livello. Un afflusso d’acqua enorme, che va avanti da anni e che per ora non accenna ad interrompersi e neppure a ridursi. E al momento non si intravede una via d’uscita. Mentre si moltiplicano anche sui social commenti, ipotesi e illazioni sullo stato della falda, sugli sviluppi possibili della situazione, sull’impatto di quanto sta accadendo sopra e sotto terra. Tante questioni aperte sulle quali ci pare necessario, ancora una volta. il contributo informativo, esplicativo e chiarificatore di un esperto della materia, ANTONINO ITALIANO,  con l’aggiunta – il vantaggio – di essere un profondo conoscitore della complessa geologia dell’isola, compresa ovviamente quella parte costiera all’ingresso del centro storico.

Cominciamo dalla FALDA, allora, di cui rischiamo tutti di parlare a sproposito: “La falda acquifera della Siena – la spiegazione del geologo -  è costituita da acqua dolce che galleggia sull’acqua salata per cui, continuando ad emungere localmente si esaurisce l’acqua dolce e si preleva poi acqua salata”.

Il passaggio logico successiva chiarisce che “per effetto dell’emungimento si crea, nel substrato della Siena, una depressione che richiama acqua dolce dal sottosuolo orientale dell’isola e acqua salata dal vicino mare”.

Questo meccanismo di progressiva sostituzione di ACQUA SALATA al posto della DOLCE fa sì che “il sottosuolo orientale dell’isola  si impoverisca d’acqua dolce, mentre il mare, ovviamente, continua a rifornire di acqua salata la Siena a tempo indefinito”. Ed ecco spiegato come mai non si riesca a venire a capo dell’acqua che continua a zampillare a tutta forza nella voragine del cantiere.

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La Mirtina sparita – Foto Qui Ischia

E cosa succede, allora, andando avanti di questo passo anche nei dintorni del punto in cui avviene l’emungimento? “Col tempo la falda di acqua dolce localmente si esaurisce e, a distanza, si deprime per cui ecco scomparire l’affioramento della fonte Mirtina in pineta”. E già, perchè  sottoterra tutto è collegato e, se crei uno scompenso da una parte, si verificano conseguenze a più ampio raggio. Effettivamente, come già segnalato su Qui Ischia circa un anno fa, NON  c’è più TRACCIA neppure di una minima raccolta d’acqua nel punto in pineta in cui era stata sempre visibile la pozza della SORGENTE MIRTINA, segnalata da un cartello. Lì  era stato collocato il motore che avrebbe dovuto sollevare l’acqua per immetterla nelle tubazioni destinate ad alimentare le vasche, che secondo il progetto originario avrebbero dovuto accompagnare e qualificare il percorso idro-aromaterapico mai entrato in funzione.

La depressione della falda rappresenta anche un potenziale RISCHIO per le aree più prossime: “A Napoli, per la costruzione della Linea Tranviaria Rapida a via Riviera di Chiaia, la falda fu depressa a tal punto da provocare crolli e lesioni nei fabbricati circostanti e disseccamento di alberi nella Villa Comunale”. Perciò è necessario prestare la MASAIMA ATTENZIONE a ciò che avviene sopra e sotto il suolo alla Siena e dintorni. Che quindi non è affatto una questione privata, ma di primario interesse pubblico.  E come tale va trattata dalle autorità preposte, che finora lo hanno inspiegabilmente trascurato. Speriamo in un po’ di generale  resipiscenza, possibilmente non tardiva.

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