Il 26 agosto senza la Festa di Sant’Alessandro, come fa strano…

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Foto Qui Ischia

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Foto Qui Ischia

In tanti anni, non ricordo un pomeriggio tanto piovoso. Previsioni meteo negative, diverse volte, ma di solito il mal tempo “scapolava” e lasciava libero il cielo ischitano nelle ore fatidiche tra la partenza al Ponte in pieno pomeriggio e l’arrivo al Porto sul far della sera. Il nemico consueto, più che  la pioggia, era il caldo, con il sudore da combattere ad ogni passo…Fa strano un 26 agosto senza il corteo storico di Sant’Alessandro. A parte il 2013, annus horribilis anche su quel fronte, la Festa di Sant’Alessandro ha accompagnato gli ultimi tre decenni e passa delle nostre vite e almeno per me, ma penso per tanti altri, è legata a emozioni e ricordi personali che la rendono speciale, come pochi altri appuntamenti dell’anno. Non ricordo neppure la prima volta che ho partecipato con l’abito da pithecusana, primo approccio classico con i personaggi del corteo. Era alla fine degli anni Novanta e già avevo cominciato a scriverne negli anni precedenti. Entusiasta per aver visto realizzato nella  mia Ischia un sogno che avevo vagheggiato fin da quando, ragazzina, ero rimasta conquistata dal corteo storico che si tiene a Orvieto nel giorno del Corpus Domini.

Il suono delle chiarine e dei tamburi, che danno il ritmo a tutti i figuranti lungo l’intero percorso, e le evoluzioni degli sbandieratori, mi avevano lasciato senza fiato in quella giornata orvietana. “Sarebbe bello pure a Ischia”, avevo pensato anni dopo, addentrandomi nella storia ischitana. Non sapevo ancora che sulla collina di Sant’Alessandro, ogni estate, si svolgeva una (allora) piccola manifestazione tra residenti e villeggianti affezionati che era, in fieri, un corteo storico ischitano, come sarebbe diventato nel giro di qualche anno. Quando avrei ritrovato per le strade familiari di Ischia i suoni, i colori, le emozioni della manifestazione orvietana, amplificati dalla particolarità della Sant’Alessandro, che rievoca non un solo periodo storico, quando addirittura un solo evento come in tanti borghi d’Italia, ma ben ventotto secoli di storia, dai Greci di Pithecusa ai Borbone.

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Foto Qui Ischia

E basta questa particolarità, che fa del corteo ischitano un “unicum” di particolare valore, anche sotto il profilo della divulgazione e valorizzazione della storia isolana, a sgombrare il campo a priori da ogni ipotesi e possibilità di fare un CORTEO A SCARTAMENTO RIDOTTO, come pure qualcuno si era lanciato a suggerire nei giorni scorsi. Probabilmente, senza aver compreso appieno ciò che rappresentano i figuranti isolani. TRECENTO non per le manie di grandezza del dottor Napoleone & co., ma perchè il nostro corteo è nato per raccontare il periodo greco, nelle ultime edizioni Aenaria, l’età angioina con il magnifico Trecento ischitano, il corteo nuziale di Vittoria Colonna e il Rinascimento sul Castello, il Seicento con Girolamo Rocca (e quest’anno per l’anniversario, ci sarebbe stato bene anche Giovan Battista Vico, magari)  e il Settecento con Carlo III e Buonocore, per concludere con l’Ottocento dei re Borbone con le regine tedesche e le traformazioni moderne dell’isola.

Quali di questi quadri, quali di questi personaggi che collegano l’isola alla storia d’Italia e d’Europa, quali di queste epoche avrebbero dovuto essere sacrificati per l’EDIZIONE MINIMALISTA della Festa?

Si sarebbe dovuto fare a meno degli ospiti? Dunque, si sarebbe comunque dovuta cancellare la manifestazione dei gemellaggi della vigilia, che è sempre molto seguita e apprezzata da isolani e turisti. E come si sarebbe potuto fare un corteo storico degno di questo nome senza i suonatori di tamburi e chiarine e gli sbandieratori, che arrivano ogni anno da Cava dei Tirreni e almeno una notte vanno ospitati, perchè sono parte anche della serata del 25? E  si sarebbe dovuto fare a meno dei cavalieri della “Rosa bianca” e delle carrozze, che sono elementi essenziali della rappresentazione.

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Dulcis in fundo, si sarebbero dovuti lasciare a casa i figuranti della località gemellate, prima fra tutte Marino, che da anni sono presenti a Ischia e poi, a loro volta, ospitano i figuranti della Sant’Alessandro nelle loro rievocazioni, con un’ottima pubblicità per Ischia, la sua storia, la sua cultura e la sua offerta turistica.

Una manifestazione come la Sant’Alessandro deve mantenere i livelli di QUALITA’ che ha raggiunto e migliorarli, non certo immiserirsi e ridimensionarsi, seppure per una sola edizione. Ma poi, con quali garanzie che si tratterebbe davvero solo del sacrificio di un anno, visto che il problema del reperimento dei fondi si ripete ogni anno? E visto che, ogni anno incredibilmente, le risposte decisive arrivano solo a pochi giorni dalla manifestazione, bloccando ogni possibilità di seria programmazione, come dovrebbe essere interesse di tutti fare, a cominciare dal sistema turistico e dal Comune ospitante?

Per tutti questi motivi, ad appena venti giorni dalla data stabilita, in mancanza delle  condizioni minime per fare un corteo come Ischia può e deve permettersi, la Festa di Sant’Alessandro non poteva che essere annullata, come è stato. Se ne è sentita la mancanza, indubbiamente. E si è persa una bella occasione a beneficio dei turisti che, se la conoscono, amano  continuare a seguirla, e se no, non hanno potuto farne esperienza nella loro prima volta a Ischia. Peccato per tutti! Speriamo che si sia trattato solo della pausa forzata di un anno. E che la Festa di Sant’Alessandro torni al meglio nel 2019. Il  che presuppone, ovviamente, che non si arrivi ancora a decidere l’essenziale a pochi giorni dal 26 agosto…

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