L’archistar Kitagawara: “A Ischia avete una natura meravigliosa, datele più spazio tra le case”

  IMG_7541Il padiglione del Giappone, che gli valse la medaglia d’oro come il miglior padiglione dell’Expo di Milano, era antisismico, sebbene non fosse tra i requisiti richiesti. E lo sono anche le altre sue opere, quelle che lo hanno fatto apprezzare a livello internazionale, ben oltre il suo Paese, dove è professore di architettura presso l’Accademia Imperiale di Tokyo. Così, nell’anno in cui l’Associazione PIDA ha scelto la ricostruzione delle aree terremotate come tema del suo workshop annuale, dei convegni di approfondimento e delle giornate di premiazione in programma da domani a sabato, è sembrato naturale invitare a Ischia l’architetto Atsushi Kitagawara per tenere la lectio magistralis sul Castello Aragonese, dove domani sera riceverà il Premio PIDA Internazionale, e per coordinare il workshop “Protopia Maio”, dedicato al progetto di ricostruzione nell’area di Casamicciola distrutta dal sisma dell’agosto 2017.

Prima dell’invito del PIDA, di Ischia aveva sentito appena parlare come di “un’isola gioiello nel Mediterraneo”, poi si è documentato e “quando ho scoperto che vi erano le terme, ho capito che doveva esserci una somiglianza tra Ischia e il Giappone. Da noi – ci tiene a sottolineare – l’acqua termale è presente ovunque”. E lo lascia piacevolmente stupito scoprire che anche a Ischia è così: merito della comune natura vulcanica dell’isola nel golfo di Napoli e dell’arcipelago giapponese.

- Visto che la immaginava come un “gioiello”, che impressione ha ricevuto quando è arrivato a Ischia?

“Sono rimasto un po’ sorpreso dal trovare molte più costruzioni di quante ne avessi immaginate. Poi, però, ho visto anche che è una terra molto ricca di vegetazione, tante specie di piante, tanti fiori e questa è la parte che mi ha destato meraviglia. E la vista del mare con il panorama dalle alture nell’interno, mi ha fatto sentire il vento della storia, il valore di una terra antica”.

- Sa che qui è stata l’origine della Magna Grecia e che da qui si è diffusa la cultura greca in Occidente?

“I greci? Quando sono stato invitato dall’imperatore nel suo palazzo per ricevere un premio, mi hanno mostrato degli antichi vasi greci portati molto secoli fa nel nostro Paese da mercanti forse islamici attraverso la Via della Seta e sono ancora ben conservati. In Giappone abbiamo grande rispetto e interesse per la cultura greca. E credo che tra la cultura mediterranea in genere e la nostra c’è grande affinità”.

Quale è stato l’impatto con la zona terremotata?

“Molto triste. Da specialista dell’architettura è stato spaventoso vedere ciò che ho visto. E non ho potuto fare a meno di chiedermi: ma se si sapeva che era zona sismica, come si potuto costruire in questo modo che sicuramente avrebbe portato alla distruzione degli edifici ad un nuovo sisma? In tutto il mondo si utilizzano tecniche antisismiche, non sono particolarmente difficili, perché non usarle?”

Secondo lei, si può ricostruire nella zona terremotata?

“Tecnicamente non c’è problema. Il problema è più che altro sociale e riguarda l’idea che si ha di che tipo di paese si vuole ricostruire, che tipo di società si vuole ricreare. Se manca questa visione, questa proiezione nel futuro, non si può ripartire. Ricostruire come prima non ha senso, si deve programmare guardando lontano, di cento, duecento anni”.

- I giovani studenti impegnati nel workshop che lavoro stanno facendo?

“I ragazzi stanno sviluppando un progetto di ricostruzione con occhi puliti, con una visione del futuro. Perciò il loro lavoro dovrebbe essere preso in considerazione da chi gestisce la ricostruzione, dalla politica”.

- Pensa che si possano armonizzare le tecniche antisismiche più avanzate con le caratteristiche proprie della nostra architettura mediterranea?

“Nessun problema, si può fare tutto con le tecnologie di oggi e costruire bene e in sicurezza rispetto all’intensità dei terremoti qui a Casamicciola”.

- Se potesse dare un consiglio agli isolani, da architetto, su come operare su questo territorio, dopo averlo visto e visitato, cosa raccomanderebbe?

“Di fare un grande piano urbano e di prevedere spazi più ampi per la natura dell’isola, che è meravigliosa. Dovete ricostruire in modo da armonizzare di più le parti costruite con la natura che c’è intorno, con più rispetto per la natura dell’isola. Bisogna avere fiducia nei tecnici e in un approccio globale al problema di come costruire. Non basta disegnare una struttura, bisogna considerare il contesto, inserirla nell’ambiente naturale, valutare tutti gli aspetti su cui andrà ad incidere. Dovete cambiare Ischia ora, finchè siete ancora in tempo, basta poco per superare il punto di non ritorno”.

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