Tutti i nodi della ricostruzione nelle zone terremotate nella tavola rotonda promossa dal PIDA

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Foto Qui Ischia

NO ad ipotesi, come la delocalizzazione o il trasferimento in massa, che sacrifichino l’identità di una comunità, ancorchè piccola, ma da salvaguardare. SI’, invece, a considerare la ricostruzione come un’occasione per la riqualificazione del tessuto urbano, nella piena consapevolezza del rischio e della vulnerabilità del territorio. Sono questi alcuni degli orientamenti condivisi emersi nella tavola rotonda su “LA RICOSTRUZIONE DEL MAIO” promossa dal PIDA nell’ambito dell’edizione 2018 del Premio Internazionale di Architettura, che quest’anno ha identificato come filo conduttore della manifestazione il tema della ricostruzione delle aree dell’isola colpite dal terremoto dell’agosto 2017. Nel giardino lussureggiante di VILLA ARBUSTO a Lacco Ameno, di fianco al Museo Archeologico di Pithecusae che racconta le radici della Magna Grecia e della cultura occidentale, proprio la parola cultura è risuonata più volte, da parte degli amministratori locali, dei rappresentanti delle istituzioni sovraordinate, degli architetti e tecnici che hanno partecipato al dibattito. A cui hanno presenziato anche numerosi ABITANTI della zona terremotata, che con toni appassionati, preoccupati e senza nascondere delusioni e critiche, hanno rivendicato con forza il diritto di essere trattati come i cittadini delle altre zone terremotate d’Italia.

Convitato di pietra è stato il DECRETO varato ieri l’altro dal Consiglio dei Ministri, alla cui predisposizione avevano portato i loro contributi anche i rappresentanti locali, ma di cui finora non è stato possibile conoscere il testo approvato a Palazzo Chigi, che poi comunque subirà variazioni durante l’esame del Parlamento in sede di conversione in legge.

Ad aprire la tavola rotonda, moderata dal giornalista PASQUALE RAICALDO, l’architetto SILVANO ARCAMONE, che ha fatto riferimento al decreto, sottolineando come sia ancora tutto da definire nell’iter che ancora lo aspetta, evidenziando tuttavia come lo Stato dovrà trovare il modo di dare una risposta a tutti i cittadini rimasti senza casa, al di là che le abitazioni fossero o meno legittime, perché la questione sociale del garantire una casa precede ogni altra valutazione.

Il primo amministratore a prendere la parola è stato il sindaco di Lacco Ameno, GIACOMO PASCALE, che ha parlato del contributo fornito dai soggetti coinvolti, compresi gli enti locali, in fase di redazione del decreto, “di cui non sappiamo però se il contenuto esaminato dal Consiglio dei ministri fosse ancora quello concordato in precedenza, giacchè potrebbe essere stato già modificato dagli esperti ministeriali”. E l’iter parlamentare, peraltro, rinvia nel tempo questo strumento comunque indispensabile per ripartire. Per la ricostruzione, il Sindaco di Lacco ha proposto la creazione di unaSOCIETA’ DI TRASFORMAZIONE URBANA, che recuperi il patrimonio dismesso per dare la casa ai terremotati. in caso emerga dalle indicazioni dei geologi che stanno predisponendo la microzonazione una necessità inevitabile di delocalizzazione.

Per il Comune di Casamicciola, l’assessore STANI SENESE ha evidenziato due fattori da tener presenti in ogni progetto di ricostruzione: la salvaguardia dell’IDENTITA’ della comunità del Maio e la SICUREZZA degli edifici, nella piena consapevolezza del rischio sismico.

Il sindaco di Forio, FRANCESCO DEL DEO, si è rammaricato che i sindaci non riescano a dare risposte ai cittadini per i tempi lunghi e le vischiosità della fase successiva all’emergenza, che è invece il momento che in Italia si gestisce al meglio. Anche da parte sua si è sottolineata la necessità di ricostruire in modo adeguato alle CONDIZIONI DI RISCHIO del territorio, in una visione unitaria dell’intera isola.

Architetto anch’egli, il commissario all’emergenza GIUSEPPE GRIMALDI ha salutato con favore l’iniziativa del PIDA, che rappresenta un’occasione importante di confronto e di progettualità. Ha convenuto sull’ESIGENZA di sfruttare la ricostruzione per cambiare rotta, sistemando il patrimonio abitativo dal punto di vista della PREVENZIONE e della SICUREZZA. Come si è fatto vicino Sarno, dove si è ricostruito, per esempio, con strade larghe, spostando gli edifici strategici e pianificando preventivamente rispetto ad altre eventuali frane. Resta il nodo della legittimità del pregresso, la questione dell’ABUSIVISMO e di come eventualmente sanarlo, che però è presente anche nelle altre zone colpite da eventi calamitosi. L’EDILIZIA SOCIALE potrebbe essere una risposta all’esigenza di ridare un tetto anche a chi aveva “situazioni dell’immobile non definite positivamente”.

Altro architetto, l’assessore all’Urbanistica della Regione, BRUNO DISCEPOLO, che ha apprezzato la tavola rotonda come occasione di confronto tra istituzioni e comunità. Oltre a valutare positivamente il lavoro di progettazione del workshop, che rimarrà come contributo importante in un percorso che sarà lungo. Cosa di cui sono sembrati tutti convinti. Un percorso che dovrà essere comunque partecipato dalla popolazione. Per l’assessore, al centro della PROGETTAZIONE dovrà esserci la QUALITA’, perciò va rivendicato il ruolo fondamentale della cultura architettonica. L’esponente regionale ha sottolineato che Ischia è un unicum per i molteplici rischi naturali del territorio, per la densità abitativa, per la difficoltà di reperire aree e il disordine urbanistico e poi perfino il terremoto è stato speciale, anche se non è stato capito per gli errori di comunicazione compiuti nell’immediatezza, che lo hanno fatto etichettare come il “terremoto dell’abusivismo edilizio”. Discepolo ha ricordato che da editorialista de “Il Mattino”, in quei giorni, contestò e contrastò in solitudine questa interpretazione fuorviante del resto della stampa italiana.

Per l’assessore, si dovrebbe RICOSTRUIRE IN SITO, a meno che non giungano indicazioni opposte dalla scienza; poi si dovrà cogliere l’occasione per MIGLIORARE E RIQUALIFICARE IL TERRITORIO. Circa il nodo della LEGITTIMITA’ e del condono da sciogliere con il decreto, si tratta di un tema delicatissimo e controverso. Ma la REGIONE è intenzionata ad esercitare appieno il ruolo che il decreto stesso le riconosce, raccordandolo ad altra attività già in cantiere, come la redazione del PIANO PAESAGGISTICO DELLA REGIONE. “Ci vorrà tempo – ha concluso Discepolo – ma è importante avviarci con il piede giusto e muoverci nella direzione giusta”.

Nel suo intervento il sindaco di Casamicciola, GIOVAN BATTISTA CASTAGNA, ha sottolineato che il terremoto è di tutta l’isola, perciò è necessario inserirlo in un discorso generale.

Sull’esigenza di sviluppare una CULTURA DELLA PREVENZIONE è intervenuto un tecnico dell’INGV, preoccupandosi della fragilità strutturale degli edifici, invece che solo di qualche lavoro per l’estetica.

Da terremotato sfollato, l’architetto GIOVAN GIUSEPPE IACONO ha sostenuto che il disastro è l’opportunità per risolvere i problemi urbanistici, di legittimità e anche sociali del territorio. In questo il MAIO può diventare un MODELLO DA REPLICARE in altri contesti. La ricostruzione è un’occasione culturale per gli stessi abitanti del Maio e per tutti quelli di zone a rischio: resettando e ripartendo daccapo, si insegnerà ai cittadini a non fare più abusi e alle istituzioni a pianificare il territorio.

A conclusione del dibattito, Silvano Arcamone ha anticipato che il WORKSHOP DEL PIDA produrrà anche un DOCUMENTO SULL’ATTIVITA’ PROGETTUALE DI QUESTI GIORNI, con i contributi di progettisti internazionali su altre esperienze di ricostruzione.

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