Magari un giorno da quel brodo puzzolente uscirà un piccolo mostro alla Nessie. E magari servirà pure da attrattore turistico come avviene in Scozia al territorio di Loch Ness. Ma per ora all’ingresso del borgo di Ischia Ponte ci godiamo solo un lago di acqua putrida, che non accenna a scendere di livello, nonostante si continui a pompare liquido a tutta forza, h24, direttamente in mare. E ora che la bufera ha tirato giù anche la barricata di legno lungo via Pontano, il cratere della Siena si presenta in tutta la sua inquietante enormità. Per la quantità di liquido che ormai lo colma. Per il colore marrone scuro dalle striature luminescenti con la strana melma che vi galleggia. Per il contrasto stridente con l’immagine magica del Castello sullo sfondo, tanto più quando è illuminato dalla luna. E per il suo impatto visivo (ma anche olfattivo), sempre più straripante in quello che fino a cinque anni fa era uno degli angoli più suggestivi dell’isola e del Mediterraneo.
Tolto di mezzo il “coprimiserie” con le immagini di rappresentanza, innalzato in concomitanza con i venerdì di festa del Borgo, al di sopra del muretto che fa da confine tra via Pontano e l’area del cantiere era rimasta solo la staccionata di legno con la rete a delimitare lo spazio dell’eternamente costruendo parcheggio. Ma la tempesta di vento della scorsa settimana si è portata via il confine, servendo allo sguardo di tutti lo sconvolgente spettacolo che resiste e persiste nel tempo.
Davanti a quella indefinibile “roba” sono sempre più pressanti i dubbi, le preoccupazioni, le domande che da anni vengono alimentati da una situazione vergognosa per il paese, da cui non si intravede la via d’uscita. In un SILENZIO delle autorità preposte che, con il tempo e dinnanzi all’evidenza macroscopica del “vulnus” arrecato a quello straordinario contesto, risulta sempre più INCOMPRENSIBILE E INGIUSTIFICABILE. Soprattutto da parte di chi, come gli amministratori comunali, avrebbe il dovere e la responsabilità di cercare e di fornire di conseguenza risposte agli interrogativi elementari circa il futuro di quel pezzo del territorio che l’ente ha completamente abbandonato, da cui si è completamente e incredibilmente estraniato, compresi gli spazi pubblici di via Pontano, adiacenti al cantiere, che sono ormai ai limiti della praticabilità e della sicurezza per i pedoni. Per non parlare del perdurante SVERSAMENTO in mare di “liquidi” sulla cui compatibilità con la tutela del mare e della salute dei bagnanti nessuno ha ritenuto di fornire pubblicamente DATI e ANALISI chiari, obiettivi, scientificamente accertati. Che non è solo un problema estivo, legato alla balneazione nel tratto di mare in cui quella “roba” finisce a mare. Ma riguarda ogni momento dell’anno, perchè è interesse di tutti fare luce sulle caratteristiche fisico-chimiche e la purezza del liquido che in così imponenti quantità viene deviato in mare, davanti ad un centro abitato, e da così tanto tempo.
Intanto, siamo a novembre, l’ennesimo anno di un’opera che avrebbe già dovuto essere ultimata da un pezzo. E che, invece, per ora continua a produrre solo il lago putrescente all’entrata del centro storico e lo sversamento infinito in mare.
Fino a quando pensano, le autorità preposte, di rimanere sprofondate nel loro assurdo silenzio?
E fino a quando Ischia Ponte e l’intera isola (ci si preoccupa tanto dell’”immagggine”…) dovranno assistere a questa situazione che ormai sembra sfuggire ad ogni limite temporale, ad ogni ragionevole scadenza?