C’è anche Pithekoussai in primo piano nella grande mostra sulla “Roma dei Re” sul Campidoglio

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La vetrina con i reperti pithecusani da Villa Arbusto (sulla sinistra)

E’ la fase più antica della storia di Roma. Ricca di fascino e anche  di mistero. Ancora in parte leggendaria, sebbene la sua conoscenza abbia ricevuto negli ultimi decenni un forte impulso dagli scavi e dalle scoperte che li hanno accompagnati. E’ la ROMA DEI  RE, protagonista dal luglio scorso di una straordinaria mostra sul CAMPIDOGLIO, nelle sale  di Palazzo Caffarelli e nell’Area del Tempio di Giove dei Musei Capitolini. Dove sono esposti centinaia di reperti. Tra i quali, alcuni in prestito dal nostro MUSEO ARCHEOLOGICO DI PITHECUSAE. In bella evidenza nella sezione dedicata agli “Scambi e commerci tra Età del Bronzo ed Età Orientalizzante”. A rappresentare e sottolineare le tante convergenze che l’archeologia ha dimostrato tra quel primo periodo della lunga vita dell’Urbe e l’alba della Magna Grecia.

L’importanza dei reperti e la completezza della ricostruzione che essi permettono hanno fatto della mostra romana un grande EVENTO CULTURALE, curato da Isabella Damiani e Claudio Parisi Presicce. E a testimoniarne l’eccezionalità, l’ampia rete di collaborazioni che lo hanno prodotto: l’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, la Sovrintendenza Capitolina, con la collaborazione del Parco Archeologico del Colosseo, l’Università di Roma “La Sapienza”, l’Università della Calabria, l’University of Michigan, il Ministero dei Beni culturali. E, per i prestiti di grande valore, il Museo Nazionale Romano, il Museo delle Civiltà e la SOPRINTENDENZA PER L’AREA METROPOLITANA DI NAPOLI. Pezzi in gran parte mai esposti prima, tirati fuori dai depositi e restaurati per l’occasione, a cui se ne sono aggiunti altri imprescindibili per comporre un grande mosaico della vita nella Roma arcaica e dintorni, nell’arco di quattro secoli decisivi per le civiltà dell’Italia centro-meridionale e del Mediterraneo.

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Il reperto scelto come simbolo della mostra

Il percorso espositivo procede a ritroso nel tempo, dal VI secolo al X a.C., e si articola in diverse sezioni tematiche. Si parte dai “Santuari e palazzi nella Roma regia”, con reperti provenienti dall’area sacra di Sant’Omobono nel Foro Boario presso l’antico approdo sul Tevere; si procede con “I riti sepolcrali a Roma tra il 1000 e il 500 a.C.con corredi tombali dalle aree poi occupate dai Fori di Cesare e di Augusto e dal Foro romano; si passa per “L’abitato più antico: la prima Roma”, con il plastico di Roma arcaica per un viaggio dalla Roma di oggi a quella delle origini; si continua con la  sezione degli “Scambi e commerci tra Età del Bronzo ed Età Orientalizzante”, con testimonianze provenienti in massima parte dalla necropoli dell’Esquilino; ci si inoltra nella sezione sugli “Indicatori di ruolo femminile e maschile” e poi tra gli “Oggetti di lusso e di prestigio”  e i “Corredi funerari “confusi””, con reperti e oggetti provenienti  per lo più  dall’Esquilino, per illustrare la ricchezza originaria dell’area sepolcrale. Tra le rarità dallo straordinario valore archeologico e artistico proposte al pubblico si distinguono un carro da guerra, rinvenuto nella sepoltura di un guerriero aristocratico nella necropoli dell’Esquilino; il giovane con il capo ornato da una ghirlanda, ritrovato in una sepoltura nel cuore di Roma e il magnifico gruppo fittile che raffigura Herakles e Athena.

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Gli scambi e i commerci nell’Età del Bronzo e Orientalizzante – prima vetrina

I REPERTI DI PITHEKOUSSAI

E’ nella SEZIONE 4 sugli SCAMBI E I COMMERCI TRA L’ETA’ DEL BRONZO E L’ETA’ ORIENTALIZZANTE (dal 1150 al 620 a.C. circa) che sono esposti i nostri REPERTI PITHECUSANI. Per l’esattezza nella seconda vetrina, dove sono presentati gli oggetti del periodo orientalizzante. In particolare, un’ampia selezione del ricco corredo di una  tomba della necropoli dell’Esquilino, che testimonia l’importanza e la varietà delle importazioni attestate a Roma nel  VII secolo, “quando  – come si legge nella presentazione della mostra – al vasellame proveniente dalla Grecia si affiancano prodotti delle officine delle prime colonie greche lungo la costa tirrenica, insieme a straordinarie rielaborazioni o creazioni delle fabbriche locali e dei centri etruschi”.

E in quella grande vetrina sono in evidenza alcuni oggetti ceramici, ovvero due oinochoai, un lekythos, kotylai e aryballoi, insieme a pesi per le reti e ami. Tutti oggetti pithecusani, provenienti dal MUSEO DI VILLA ARBUSTO e appartenenti al corredo di una tomba della necropoli di SAN MONTANO, probabilmente appartenente ad un PESCATORE.

Una PRESENZA in bella evidenza in una mostra molto prestigiosa, che si è guadagnata grande attenzione da parte dei media e che ha già registrato un’affluenza significativa di visitatori delle più varie provenienze, com’è di solito per le grandi esposizioni romane. Tanto più che i Musei Capitolini sono uno dei principali attrattori culturali della Città Eterna. Una visibilità importante per il nostro museo isolano. Doverosa, peraltro, considerato il RUOLO FONDAMENTALE DI PITHEKOUSSAI NEL MONDO ANTICO. E ANCHE, incredibilmente, NELLA STORIA DELLA ROMA ARCAICA.

Un ruolo che spesso trascuriamo, sottovalutiamo, finanche misconosciamo proprio sul nostro Scoglio. Dove, infatti, nulla si è saputo di questo prestito, benché fosse per un evento di tutto rilievo. Che ha fatto e farà conoscere fino al 27 GENNAIO il Museo archeologico isolano ad un vasto pubblico di appassionati italiani e stranieri, forse suscitando in loro la curiosità di approfondire la conoscenza dell’alba della Magna Grecia direttamente sull’isola che l’ha vista sorgere. E magari sarebbe il caso che pure noi isolani l’andassimo a visitare, la mostra capitolina. Per la sua ricchezza e straordinarietà, certo. Ma anche per renderci meglio conto in quel contesto del PATRIMONIO UNICO che la storia – e il caso – ci ha consegnato. Con gli onori e le responsabilità conseguenti…

(Continua)

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