Il mare di plastica, quanta “monnezza” tra gli scogli lungo il Ponte Aragonese!

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Foto Qui Ischia

E’ un flusso continuo. Inarrestabile. Che dà il senso anche a noi,  di quanto grave sia l’emergenza plastica nei mari del mondo. Compreso quello di “casa” nostra, che purtroppo non fa eccezione. Lo si vede soprattutto in questo periodo sulle spiagge, dove arrivano in quantità residui di plastica depositati dalle onde appena il mare è un po’ più mosso. Lo si è verificato in occasione della recente pulizia dei fondali intorno all’isola, promossa dall’Area Marina con fondi dell’Area metropolitana, che ha visto un’amplissima mobilitazione di addetti ai lavori e volontari e ha consentito di recuperare quintali di rifiuti. Lo si osserva sulle scogliere, dove le mareggiate depositano schifezza in quantità. Come sugli scogli che proteggono il Ponte Aragonese, trasformati in una discarica, che continua ad essere alimentata ininterrottamente.

Basta affacciarsi dal parapetto del ponte per rendersi conto della situazione. A parte le tante canne, nella scogliera si è arenato e depositato di tutto. La solita rassegna di rifiuti plastici, interi o a pezzi e pezzettini, con l’aggiunta di altre grosse quantità di polistirolo, perlopiù resti delle famigerate cassette usate per il pesce. La maggiore quantità di robaccia è concentrata sul lato della baia, che nei giorni scorsi è stato battuto dal vento e dal mare in burrasca, che ha regalato un po’ di ciò che gli viene scaricato regolarmente da chi usa il mare come un immondezzaio.

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Foto Qui Ischia

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Foto Qui Ischia

Per fortuna, ci sono anche persone di buona volontà che si danno da fare per sottrarre al mare almeno una parte di quella “monnezza”. Qualche giorno fa, Luciana Morgera, fondatrice della “Borsa Verde”, ha fatto la sua parte da volontaria, recuperando perfino una bombola scarica finita tra gli scogli. Ma la quantità di rifiuti è tale da rendere impossibile l’impresa. se affrontata dai singoli. Tanto più che il tempo disponibile per la pulizia è sempre minimo, considerato che le mareggiate invernali si susseguono e depositano sempre nuova robaccia.

In attesa che si cominci a fare sul serio nel blocco a monte dell’uso di oggetti di plastica non biodegradabile,  perchè certo non ci si può limitare al divieto dei cotton fioc, sarebbe già importante se ci si premurasse di effettuare operazioni di pulizia sistematiche anche lontano dalla stagione balneare. Ormai la pulizia per tutto l’anno delle spiagge non può più essere un optional né una “fatica” lasciata agli interventi, per forza di cose estemporanei, dei volontari. E qualcosa bisognerebbe pensare anche per ripulire periodicamente (che non vuol dire una volta ogni dieci anni…) le scogliere. Almeno quelle nei centri abitati, dove le attività di manutenzione ordinaria possono essere più facilitate e frequenti. Perchè non si può consentire che la plastica spiaggiata torni a mare, per rompersi e scomporsi ulteriormente e andare ad aggravare la sciagura delle microplastiche, che ormai per la loro diffusione sono entrate anche nella catena alimentare. Cerchiamo tutti di regolarci per non contribuire negativamente all’inquinamento che ci ritorna tutto indietro…

 

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