Sabato 19 all’Antoniana, conferenza su “Make Etruria great again” con Valentino Nizzo

Il sarcofago degli sposi - Museo Nazionale Etrusco di Villa GiuliaMAKE ETRURIA GREAT AGAIN…Una relazione lunga, importante, a tratti difficile e controversa, sicuramente fertile. Di scambi, di incontri, di affari. E soprattutto di conoscenza. Iniziata ancora prima di quel viaggio decisivo, verso la nuova terra lontana, al di là di tanto mare, a cui erano affidate speranze e aspettative. Una terra per tanti aspetti simile alla madrepatria, seppure tanto più piccola. Un’altra isola, già in parte esplorata nel corso di altri viaggi, lungo una rotta che portava ad un’altra isola ancora, più a nord, più grande e tanto lontana da quella di origine. Lì aveva avuto inizio la storia di quello strano rapporto tra i figli di Eubea e i Tirreni. Lì dove i greci erano riusciti ad arrivare per rifornirsi di ferro. E per commerciare con i padroni dell’isola, che controllavano anche tanta parte dei territori al di là del mare con le loro città e i vasti possedimenti, che dalla costa si spingevano fin nell’interno. Fino alle terre di altre popolazioni della penisola, dove i greci approdavano durante la bella stagione con le loro navi cariche di merci, per scambiarle con ciò di cui avevano bisogno con quelle genti che parlavano lingue sconosciute e non sapevano scrivere. Fu la possibilità di contare su quegli scambi che li convinse che l’isola che avevano esplorato più a sud, ricca di acqua, di vegetazione e di approdi sicuri, con pochi villaggi di gente pacifica, poteva diventare la loro nuova casa. E l’avamposto di traffici ancora più fruttuosi con i Tirreni e con gli altri, che non parevano affatto ostili. E infatti riuscirono nell’impresa di sistemarsi sull’isola che chiamarono Pithekoussai. Senza conflitti. Nè con gli abitanti preesistenti, di cui, anzi, sposarono delle donne, né tanto meno con i Tirreni, con cui gli affari andavano a gonfie vele. Sull’altra isola più a nord e con le opulenti città della terraferma. Dove gradivano molto i loro prodotti, soprattutto gli oggetti di terracotta, sebbene li producessero anche loro, da sempre. Ma senza l’aiuto del tornio, nel cui uso i vasai pithecusani erano maestri. Tanto da essere chiamati ad andare a svolgere il loro lavoro e a insegnare la loro tecnica innovativa nelle città dei Tirreni. E dei Latini. Compreso quel villaggio sorto vicino al fiume Tevere, quasi in contemporanea al loro trasferimento a Pithekoussai, che si stava velocemente ingrandendo. Tutte popolazioni amiche, a quell’epoca. Che avevano apprezzato non solo il tornio, ma anche i segni con cui i greci di Eubea riuscivano a consegnare al futuro nomi, pensieri, ringraziamenti agli dei e storie di eroi.

Chissà come sarebbe andata la storia se ii figli di Eubea non avessero incontrato i Tirreni. E se il mondo di allora non avesse conosciuto la loro grande civiltà, che dominò tanta parte della penisola chiamata Etruria, che tanto peso ebbe nella nascita di Pithekoussai come nella trasformazione ed evoluzione di quel villaggio sulle rive del Tevere che aveva preso il nome di Roma….Una civiltà evoluta, raffinata, che ci ha lasciato testimonianze preziose e magnifiche opere d’arte. Una civiltà che ha segnato profondamente la cultura occidentale, sebbene, fagocitata dall’ascesa di Roma, sia rimasta in ombra per tanti secoli, fino alle scoperte archeologiche che l’hanno progressivamente riconsegnata al suo ruolo, alla memoria e alla conoscenza dei contemporanei.

Sarà interessante sentir raccontare dell’Etruria, sabato prossimo  alla Biblioteca Antoniana. “MAKE ETRURIA GREAT AGAIN” è il titolo della conferenza che terrà il direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma, VALENTINO NIZZO, con la presentazione dell’archeologa MARIANGELA CATUOGNO.  Appuntamento alle ore 18, da non perdere…

 

 

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