In gran parte non torneranno più come prima. Per i lecci decapitati nel bosco di Zaro si è aperta una fase di debolezza e sofferenza, che molti di essi potrebbero non riuscire a superare. Troppo drastico è stato l’attacco che hanno subito e che li ha privati finanche dell’aspetto di alberi, stravolgendo le aree in cui le seghe hanno lavorato senza sosta nei giorni scorsi. E, soprattutto, senza criterio, senza curarsi delle inevitabili conseguenze e senza rispetto alcuno per le piante e per il paesaggio a cui esse contribuiscono in modo determinante. Tanto più in uno dei luoghi più importanti e delicati dal punto di vista ambientale e per l’immagine turistica della nostra isola. Uno scempio compiuto in una manciata di giorni di cui ci si è accorti troppo tardi. Quando il peggio era fatto e non si poteva più tornare indietro.
Non c’è nessuna regola agronomica che giustifichi una “potatura” come quella che è stata effettuata a tappeto su centinaia di lecci, fino a quel momento sano e rigogliosi. Anzi, lo stesso termine potatura è inappropriato, visto che gli alberi sono stati mostruosamente capitozzati, i tronchi tagliati al di sotto delle chiome, senza lasciare più neppure i rami portanti. E così al posto di boschetti verde-argento, si “ammirano” adesso delle distese di quelli che appaiono come pali infissi nel terreno. Nulla più li fa assomigliare a degli alberi e proprio per effetto di questo taglio straordinariamente invasivo e distruttivo, sarà difficile che possano riprendersi. Molti di quei tronchi sono destinati a morire.
Quando si agisce in modo tanto drastico, mutilando proprio le parti vitali da cui gli alberi dovrebbero cacciare i nuovi getti, li si condanna a non potersi più riprendere. La pianta, privata di tutta la parte aerea, è costretta ad uno sforzo enorme e ad un dispendio energetico che difficilmente nella sua nuova condizione di debolezza è in grado di affrontare. E così l’intervento di taglio potrebbe rivelarsi una condanna a morte per decine e decine di quei poveri lecci.
Pare che l’operazione sia stata fatta solo per ricavarne legna. E, d’altra parte, non ce ne sarebbero potute essere altre, di motivazioni. Insomma, si sarebbero sacrificate porzioni estese di un’area boschive preziosissima per l’isola per farne legna da ardere. Roba da non credere, se non fosse tutto drammaticamente vero.
Un intervento che non solo NON SI DOVEVA, ma che NEPPURE SI POTEVA FARE. Contro il buon senso, contro la natura e la bellezza, ma anche contro le regole. Anche se gli alberi decapitati sono in aree private. Ed è auspicabile che si risalga ai RESPONSABILI di quello scempio, perchè non deve passare il messaggio che ognuno possa tranquillamente distruggere e stravolgere l’ambiente, in barba a leggi e vincoli che lo tutelano nell’interesse di tutti. Intanto, però,, il guaio è fatto…