17 aprile 1999/2019, vent’anni fa la cultura mondiale salutava l’apertura del Museo di Pithecusae

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Foto Qui Ischia

I “botti” sparati a Monte Vico la annunciarono a tutta l’isola. Non era una festa di chiesa, non c’era in programma una processione, non era nemmeno domenica. E mancava giusto un mese alla celebrazione annuale di Santa Restituta. Ma era una grande festa lo stesso.  Una FESTA DELLA CULTURA. Unica, addirittura storica, di cui tramandare la cronaca e il ricordo a chi sarebbe venuto dopo.  Tanto speciale e importante che per parteciparvi erano venuti non solo da tutta l’isola, ma anche da lontano, da ogni angolo d’Europa. Insieme a tanti visitatori “normali”, tutto il gotha dell’archeologia europea, una concentrazione rara di cervelli di prim’ordine, professori e studiosi di chiara fama che avevano sfidato anche le previsioni meteo poco favorevoli pur di esserci all’INAUGURAZIONE del nuovo MUSEO ARCHEOLOGICO DI PITHECUSAE. Per fortuna, però, il sole non aveva tradito in quella giornata fatidica per Lacco Ameno e per Ischia. E aveva riempito di luce, accogliente, il giardino e gli spazi esterni di Villa Arbusto, trasformati in sala conferenze all’aperto, mentre, attraverso le numerose finestre, si insinuava nelle grandi sale interne, esaltando i profili e i dettagli delle migliaia di oggetti al sicuro dentro le vetrine. I veri protagonisti della giornata, perchè era per loro, per stringersi intorno a loro e per raccontarne la straordinarietà, che erano arrivati in tanti, gli uomini di cultura.

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Foto Qui Ischia

Oltre vent’anni di attesa per la nascita del museo archeologico dell’isola che aveva visto sorgere l’”alba della Magna Grecia”. Costellati di progressi e regressi, di promesse e marce indietro, di delusioni in serie e anche però di qualche motivo di speranza. Tenuta viva, quest’ultima, dalla determinazione e dall’impegno profusi senza risparmio da GIORGIO BUCHNER e dall’allora sindaco VINCENZO MENNELLA. Entrambi artefici e fautori  del progetto di allocare l’atteso museo nell’antica dimora settecentesca del Duca d’Atri sulla collina del corbezzolo. Incuneata tra la vasta area archeologica nel ventre di piazza Santa Restituta fino al mare e, più a monte, la zona di Mezzavia, dove erano già emersi gli edifici e i reperti del quartiere metallurgico di Mazzola.

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Foto Qui Ischia

E dopo tanti ripensamenti e battute d’arresto, era arrivata finalmente quella mattina dal cielo azzurro e splendente. Un sabato di fine secolo, il 17 APRILE 1999, destinato a restare nella storia per essere stato il primo giorno di vita ufficiale del Museo Archeologico di Pithecusae. Appuntamento a cui non avevano voluto mancare, di fianco ai rappresentanti di tutte le istituzioni statali, regionali e locali, il più importante esperto di ceramica greca, sir JOHN BOARDMAN, il conservatore capo del Museo del Louvre, ALAIN PASQUIER, il direttore del Pergamon Museum di Berlino, WOLF DIETER HEILMEYER, il direttore generale del Ministero della Cultura greco YOANNIS TZEDAKIS, il direttore dell’istituto di Cultura germanica di Roma, PAUL ZANKER, il decano degli studi sulla Magna Grecia dell’Università di Milano, PIERO ORLANDINI, il grande esperto di storia antica e illustre grecista, MARCELLO GIGANTE, il professore dell’Università di Roma FAUSTO ZEVI, il soprintendente archeologico dell’epoca STEFANO DE CARO, con la direttrice del neomuseo COSTANZA GIALANELLA e il segretario scientifico GIOVANNI CASTAGNA, il giornalista Rai LUIGI NECCO e il prete archeologo don PIETRO MONTI. E doverosamente in prima fila, come al solito schivo e misurato, Giorgio Buchner, che aveva voluto vicini i principali compagni di strada nel lungo, complesso e anche periglioso percorso di esplorazione dell’antica Pithekoussai, GIOSUE’ BALLIRANO e NICOLA SIMONELLI.

Tante furono le parole spese in quella mattinata di discorsi, riconoscimenti e promesse. Politici e amministratori pubblici non persero l’occasione per assicurare una vita serena al museo con la valorizzazione del patrimonio archeologico dell’isola. Della cui particolarità, unicità e assoluta valenza storica parlarono gli illustri storici, archeologi, dirigenti di musei italiani e stranieri presenti. Tutti arrivati a sottolineare il loro rispetto, ammirazione, sostegno per l’opera di Buchner e per ciò che ne sarebbe potuto e dovuto scaturire. E dopo l’ufficializzazione della cittadinanza onoraria conferitagli del Comune di Lacco e consegnata dall’allora sindaco DOMENICO DE SIANO,  Buchner chiosò: “Per raggiungere grandi risultati ci vogliono tempi lunghi”.

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Foto Qui Ischia

Dopo la benedizione al museo di don Pietro Monti e lo scoprimento della maiolica a ricordo di Vincenzo Mennella, finalmente il taglio del nastro e l’ingresso di autorità, ospiti e pubblico nelle sale espositive per ammirare da vicino i reperti usciti dai depositi, in cui continuavano a rimanerne in numero altrettanto significativo. Così, per la prima volta, non fu necessario un viaggio al di là del mare per vedere da vicino i due principali gioielli dell’archeologia ischitana: la COPPA DI NESTORE  e il CRATERE DEL NAUFRAGIO. Finalmente anche Pithekoussai, prima colonia greca in Occidente e culla della Magna Grecia, aveva il suo museo…

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