Assafà, sul Ponte Aragonese resteranno al loro posto i basoli vesuviani originari!

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Foto Qui Ischia

Allo scoramento di ieri, la soddisfazione di oggi. Perché, finalmente, il rispetto per il luogo meraviglioso in cui viviamo e di cui portiamo la responsabilità ha prevalso su scelte e opportunità sbagliate, assurde, devastanti. I BASOLI DEL PONTE ARAGONESE NON SARANNO SOSTITUITI con le brutte copie industriali con cui si era cominciata l’opera di “sistemazione” del collegamento tra l’Insula Maior e il Castello Aragonese. Decisiva è stata una riunione che si è tenuta stamattina presso il Municipio d’Ischia da cui è uscito, chiaro e inequivocabile, l’ordine della rappresentante della Soprintendenza a ripristinare immediatamente i basoli originari, togliendo di mezzo le pietracce già collocate nel primo tratto dei sedili e del parapetto realizzato prima di Pasqua. Tra lo sconcerto e la protesta generali degli ischitani, che si sono rivelati fondamentali per evitare l’irreparabile.

Proprio le tante voci contrarie, che si erano unanimemente alzate fin dall’avvio dei lavori sul famosissimo ponte ischitano, avevano indotto ad una prima “pausa di riflessione” sulla prosecuzione dell’intervento sui basoli, approfittando della sospensione per le festività pasquali e successive. Poi, dopo la contestata ripresa di ieri, la novità di un incontro convocato in Comune per ridiscutere il tutto, grazie ad una intelligente valutazione dello stesso primo cittadino. Al tavolo, insieme al rappresentante comunale, la funzionaria della Soprintendenza responsabile per Ischia e i delegati della ditta appaltatrice. Con la presenza dell’architetto Nicola Mattera, ad esplicitare con cognizione di causa la posizione di tanti ischitani del Ponte e non solo, alla luce della sua esperienza di restauri e lavori a regola d’arte. La discussione ha evidenziato i motivi più che fondati per rigettare una “novità” non certamente migliorativa né tanto meno rispettosa della struttura storica oggetto dell’intervento e del peculiarissimo contesto in cui è incastonata.

Scambiare basoli di  pietra vulcanica vesuviana del secolo scorso, tagliati a mano con tecniche ormai quasi scomparse, con anonime pietre tutte uguali, superlevigate perchè fatte in serie con le macchine industriali, era un’operazione contraria ai più elementari criteri del corretto recupero di un manufatto d’epoca, quale è il nostro Ponte Aragonese.

Per fortuna, ci si è accorti in tempo del pessimo affare che ne sarebbe derivato al paese, aggravato dall’utilizzo di soldi della comunità per materiali più vili di quelli preesistenti. Tanto più che il ponte ha bisogno urgente di essere messo in sicurezza e manutenuto nelle parti a serio rischio, piuttosto che stravolto lì dove mostra solo inevitabili segni del tempo. E si è provveduto a indirizzare in modo finalmente appropriato l’intervento di sistemazione tanto a lungo atteso. Il buon senso e il buon gusto stavolta, seppur faticosamente, hanno trionfato. La dimostrazione che anche a Ischia si possono fare le cose per bene. E che sulla nostra isola perfino la Soprintendenza se vuole, può svolgere correttamente il suo ruolo istituzionale…

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