Quell’assurda scelta dell’Asl di ridimensionare e declassare la RSA “Villa Mercede”

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Foto Qui Ischia

C’è stato un periodo, a “Villa Mercede”, nel quale si dimettevano i pazienti in serie, anche quando le loro condizioni avrebbero consentito di continuare ad assisterli a Fontana. E non per velocizzare il turn over a beneficio di altri aspiranti degenti in lista di attesa, che infatti non venivano chiamati per i rimpiazzi. In quello stesso periodo, era diffusa sull’isola l’idea che i ricoveri nella RSA fossero  bloccati, senza che se ne conoscesse il reale motivo (che è rimasto un mistero) e tanto meno fosse chiaro quando e come sarebbe avvenuto il ritorno alla piena attività. Dunque, alla normalità. E intanto i letti restavano vuoti, e anche a lungo, in misura maggiore di quanti non fossero occupati. Un periodo strano, incredibile e incomprensibile, tra il 2016 e il 2017. Neanche a farlo apposta (sic!), il periodo a cui risalgono le STATISTICHE  di occupazione dei posti letto che ora stanno fungendo da riferimento per dimostrare che la RSA  può essere RIDIMENSIONATA senza conseguenze per la popolazione dell’isola.

Attualmente, a Fontana, e oramai da diversi mesi sono occupati tutti i 29 posti letto disponibili per la residenzialità h24. E c’è una lista di attesa abbastanza lunga da garantire la piena occupazione dei posti letto. E questo nonostante la struttura sia nel bel mezzo di un periodo di crisi conclamata, per la vertenza durissima a cui sono costretti i lavoratori. ridotti sul lastrico dalla mancata corresponsione degli stipendi da cinque mesi, dopo altri periodi prolungati di magra precedenti.

Eppure, per l’Asl fanno fede i numeri di quel PERIODO DISASTROSO. I numeri giusti, ideali per giustificare, secondo Frattamaggiore, la già decisa riduzione da 29 a VENTI POSTI LETTO. Con l’ulteriore scusa che, secondo la pianificazione regionale, per le strutture residenziali sono previsti moduli da venti posti letto e multipli di venti, per cui una capienza di 29 non sarebbe più consentita…

Già, ma i dirigenti aziendali, tanto solerti nell’utilizzare solo i numeri funzionali al progetto/processo di tagli nella residenza isolana, si rendono conto che i fatti dimostrano l’appropriatezza dell’attuale tasso di occupazione e, dunque, che a Ischia serve una RSA almeno della capienza che già ha e di sicuro non inferiore? E inoltre, si sono mai preoccupati di fare un PROGRAMMAZIONE anche di medio/lungo periodo, come sarebbe doveroso, considerando il trend di invecchiamento della popolazione e che già ora sull’isola si registra una percentuale di anziani di gran lunga superiore alla media del restante territorio aziendale?

DOMANDE RETORICHE. Purtroppo. Che evidenziano l’approccio quanto meno superficiale, semplicistico e inadeguato rispetto a un tema – ovvero la corretta gestione di una struttura residenziale preziosa e fondamentale per Ischia e Procida – che dovrebbe essere trattato con ben altra concretezza, efficacia e contezza della posta in gioco, anche in proiezione futura, nell’interesse della potenziale utenza e dell’intera popolazione di un territorio.

Un discorso che vale per la riduzione della capienza e ancora di più per il DECLASSAMENTO A R3, che comporta il passaggio da un ALTO LIVELLO DI ASSISTENZA ad un MEDIO LIVELLO DI ASSISTENZA, quello che in tanti casi si gestisce tra le mura domestiche, perchè è possibile farlo e probabilmente anche con costi più in linea con le disponibilità della maggior parte delle famiglie. Ben diverso è invece il caso di patologie che necessitano, anche solo per “periodi di sollievo” per i familiari, di un alto livello assistenziale quale può essere garantito in strutture dedicate. E non è certo un caso che rientrano nel’alto livello di assistenza la maggior parte dei casi attualmente seguiti a “Villa Mercede”.

Ma che senso ha, tanto più su un territorio insulare, riconfigurare una RSA verso un’intensità assistenziale media, quando c”è bisogno di cure a assistenza per malati gravissimi? E di quelli che ne facciamo e che ne faremo, li lasceremo a casa? Proprio quelli? O li trasferiremo in strutture della terraferma, con una inevitabile perdita di contatto con i familiari e, dunque, un colpo all’umanizzazione della cura, e un aumento dei costi a carico dei parenti o dei Comuni e della stessa Asl?

Alla fine, sventuratamente, si ha l’impressione che si stia ripetendo per “Villa Mercede” lo stesso sconsiderato percorso distruttivo della SIR, rispetto al quale si sta dimostrando quanto sia difficile, se non arduo, recuperare SERVIZI NECESSARI, dopo averli smantellati, tagliati, sacrificati sull’altare della spending review, con conseguente AUMENTO DEI COSTI UMANI, SANITARI E ECONOMICI a carico dell’utenza e dell’intera comunità.

Una storia inquietante, preoccupante, sconcertante. Che a Frattamaggiore cercano di far passare, in particolare sul fronte del declassamento, come inevitabile e decisa da chissà quale entità misteriosa, quando ad aver incasellato “Villa Mercede” come prossima R3 è stata proprio l’ASL NA” NORD, pienamente RESPONSABILE di quest’altro disastro gestionale a discapito dei livelli di assistenza per gli abitanti di Ischia e Procida. Un disastro da bloccare, prima che sia compiuto e che ci si ritrovi senza assistenza qualificata per malati gravissimi nel corpo come è già accaduto per quelli gravissimi nella psiche.

 

 

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