Chiamate Cinecittà per rendere compatibile la nuova opera a Punta Molino!

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Foto Qui Ischia

Magari adesso fanno qualche obiezione, ma ci faranno presto l’occhio e non se accorgeranno più…e così anche  il pugno in un occhio di Punta Molino diventerà parte del panorama…

Dev’essere stato questo il ragionamento di chi ha autorizzato, avallato e approvato l’opera d’arte che è andata a impreziosire la neonominata piazzetta Ugo Calise, sull’estrema punta della colata dell’Arso, davanti all’antico mulino poi carcere di cui ha occupato gran parte del prospetto, privandolo perdipiù della vista sul Castello, che – ovviamente – rappresentava un valore aggiunto per quel monumento affacciato su un panorama da sogno.

D’altra parte i precedenti non mancano. Negli anni, ci siamo abituati a vedere deturpate tante zone del nostro territorio. Con la moltiplicazione dei parallelepipedi di ceroblock anche in luoghi di notevole valore ambientale. E poi abbiamo accettato con la massima naturalezza restyling invasivi su edifici antichi anche in pieno centro storico. Così come non abbiamo fatto una piega davanti a lavori pubblici che hanno stravolto e snaturato l’identità di spazi comuni da preservare. Abbiamo ignorato lo scempio del vigneto del Pontano trasformato in un buco fetido all’ingresso del paese e tollerato la cascata al Muro Rotto. E ci premuriamo di continuare a definire i confini delle nostre proprietà con reti da letto arrugginite e edera di plastica al posto di quella vera. Tra tante piccole e grandi “disarmonie - avranno pensato – che sarà mai aggiungere un altro “casatiello” alla lista?

E così si è lasciato che la nuova struttura BIANCA  fosse completata così come previsto: più grande di quella precedente, di un bianco eclatante per farla risaltare al massimo contro l’edificio antico alle spalle, con una tenda che non addolcisce l’impatto, anzi contribuisce a peggiorarlo. Né aiutano la decorazione a greca blu  o il profilo di Ulisse col cimiero, perchè nonostante la vicinanza con vico Ulisse che forse si vuole evocare, il richiamo all’eroe omerico c’entra quanto i cavoli a merenda in quell’angolo. Che non era e non è un pezzo di Disneyland dove ci si può sbizzarrire con la fantasia a proprio piacimento, ignorandone il contesto storico-architettonico-paesaggistico.

NON E’ IL BAR IL PROBLEMA, MA COME LO SI E’ REALIZZATO SI’. UN PROBLEMONE SERIO. Che richiederebbe di essere affrontato con il coraggio di cambiare rotta e di cercare subito una SOLUZIONE PROGETTUALE più appropriata, rispettosa, armonica rispetto al monumento retrostante, all’identità e all’atmosfera di quel luogo .

Architetti, ingegneri, tecnici non hanno nulla da dire, obiettare, suggerire?

In assenza di una loro reazione, forse si potrebbe davvero prendere in considerazione di interpellare qualche SCENOGRAFO delle ricostruzioni cinematografiche che negli anni ci hanno tanto inorgoglito, facendoci invadere i social con le foto d’epoca appositamente riesumate dal “cascione”.  Magari tirerebbe fuori l’idea giusta per rendere accettabile un elemento che oggi non c’azzecca nulla con il contorno e stride profondamente con il paesaggio in uno dei luoghi ASSOLUTAMENTE DA PRESERVARE lungo la costa ischitana. Chiamate Cinecittà, per favore!

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