Foto Oceanomare Delphis onlus
Dopo diversi giorni di navigazione a vele spiegate sui social, la notizia del salvataggio di un cucciolo di delfino impigliato in una rete da pesca al largo di Procida è finalmente approdata anche sul Tg1, nell’edizione delle 13.30, solitamente molto seguita. Un bel servizio, accompagnato dall’emozionante video live che suscita anche una certa commozione. Le riconoscenti evoluzioni della madre del piccolo a beneficio dei salvatori non possono lasciare indifferenti, oltre alla bellezza estetica incontrovertibile delle immagini che le testimoniano. Eppure, nonostante i tanti motivi di apprezzamento, ho provato anche una certa delusione. Per quello che anche telegraficamente si sarebbe potuto dire, per le informazioni che si sarebbero potute dare, al posto di commenti finali abbastanza scontati, ovvi, superficiali. E, soprattutto, completamente svincolati dal contesto.
Informazione confezionata al “desk”, utilizzando notizie servite da Internet di sicura presa, perchè il mare d’estate ci “azzecca” sempre, perchè il salvataggio di un cucciolo fa “audience”, perchè i delfini sono meravigliosi e piacciono sempre e comunque. Per fortuna, è stata citata anche Procida, perchè altrimenti il collegamento non si sarebbe potuto evincere da nessuna delle immagini, molto strette sugli animali e su un anonimo mare azzurro argento. Peraltro, molto attraenti.
Eppure, si sarebbe potuto approfittare dell’occasione per veicolare qualche notizia più legata al contesto, invece di mantenersi su frasi generiche a proposito della presenza dei cetacei e sulla necessità di tutelarli. Almeno un accenno al SANTUARIO DEI CETACEI del nostro mare, frequentato da un numero di specie superiore a quelle che popolano il Mar Ligure, lo si sarebbe potuto fare. Come al ruolo fondamentale che l’Area Marina Protetta di Ischia, Procida e Vivara dovrebbe avere proprio nella salvaguardia dei cetacei, a cominciare dalle specie più rare, già a rischio di estinzione. D’altra parte, è il Regno di Nettuno l’unico esempio di Area Marina Protetta in cui si è dovuta prevedere una specifica zona di tutela – la ZONA D - sforando ampiamente verso il largo il perimetro insulare fin quasi alla costa flegrea, per proteggere l’area di alimentazione/riproduzione del CANYON DI CUMA. Informazioni che, anche en passant, anche solo per accenni, avrebbero dato un altro senso alla notizia principale, inquadrandola correttamente, non lasciandola alla deriva nel mare aperto.
Responsabilità anche nostra. Come comunità isolane sembriamo più interessate ad “ammacchiare” l’Area Marina Protetta piuttosto che a promuoverla, valorizzarla, difenderla. Altrove, dove non ce l’hanno (vedi Capri) sperano di ottenerla e lavorano in quella direzione. Noi ischitani ci siamo dimenticati quasi subito dei buoni motivi che l’avevano resa necessaria, prima ancora che opportuna. A cominciare proprio da una straordinaria PRESENZA DI CETACEI, che implica anche delle importanti RESPONSABILITA’. E così anche al telegiornale sono autorizzati a ignorarlo…