La Mensa del Sorriso al tempo del Covid, c’è bisogno di tutto e di tutti

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Foto Qui Ischia

Anche oggi alla Mensa del Sorriso sono in piena attività. Anche se è domenica e fino a due settimane fa questo era il giorno di pausa, dopo una settimana dedicata a garantire una cena calda a chi non ha nulla da mettere in tavola e, in tanti casi, neppure una tavola e un tetto. Ma la crisi generale provocata dalla pandemia ha sconvolto tutti gli schemi e cancellato ogni programmazione preesistente. Così come ha consegnato al disagio tanti che, prima, riuscivano a far fronte ai bisogni basici propri e delle loro famiglie. E, di conseguenza, anche la risposta della Mensa è cambiata. E l’impegno si è esteso anche alla domenica, ma per il pranzo, invece che per la cena. «Non potevamo lasciare queste persone senza mangiare», è la semplice, spiazzante spiegazione di Fausta Piccolo, che presiede il gruppo di volontari, sempre troppo esiguo rispetto alle necessità.

Il Covid ha colpito duro anche sull’organizzazione della Mensa, rivoluzionata per il necessario adeguamento alle prescrizioni di prevenzione. E infatti la mensa, che accoglieva ogni sera gli ospiti intorno alla tavola, si è trasformata in un luogo di preparazione di pietanze da asporto, con un allungamento dei tempi di lavorazione, e dunque del tempo che ciascuno dedica a quest’opera di solidarietà, oltre, soprattutto, a comportare un significativo incremento dei costi di gestione. Oltre a cucinare, ora che non si possono più portare i piatti dalla cucina all’attigua sala da pranzo, bisogna fare le porzioni e confezionarle con la massima cura e attenzione igienica, perchè arrivino in condizioni ottimali ai destinatari. Alcuni dei quali, i più lontani, non potendo recarsi alla Mensa vicino al lungomare di Casamicciola per il lockdown in corso, vanno raggiunti a domicilio nelle varie parti dell’isola. «Per le consegne ci supporta ogni giorno la Croce Rossa – racconta Piccolo – Abbiamo diverse persone in altri Comuni, intere famiglie anche con bambini, undici in questo momento, che aspettano questo pasto caldo, l’unico su cui potranno contare nella giornata. Per questo, non potevamo non essere qui anche la domenica».

Già,la crisi che morde ha modificato la platea dei beneficiari della Mensa. Alle persone sole e senza lavoro, ai clochard e ai  sofferenti a cui il servizio era stato dedicato dall’origine, si sono aggiunti nelle ultime settimane i disoccupati rimasti senza entrate e interi nuclei familiari che non hanno di che vivere. Un bisogno più che raddoppiato nel giro di poche settimane: «Siamo passati da una ventina di utenti a quasi cinquanta persone, tantissime per le nostre forze. E se prima, anche quelli che venivano da noi la sera avevano a pranzo e la domenica altri riferimenti, adesso l’unico pasto caldo lo trovano solo qua. Grazie alle altre associazioni impegnate nella solidarietà, la Caritas, il Banco Alimentare, la Catena Alimentare vengono distribuiti generi alimentari secchi, ma non tutti hanno la possibilità di cucinarli». Già, per cucinare ci vuole il gas e quando non si hanno soldi per comprare la pasta, mancano anche per la bombola o per la bolletta.

In questo incremento straordinario dei bisogni, ha subito un’impennata anche l’impegno richiesto ai volontari. Che operano in prima linea in condizioni tutt’altro che adeguate. C’è la cucina, per esempio, di tipo casalingo e con il forno fuori uso, che già creava problemi per venti persone, figuriamoci adesso. Tanto più che c’è più bisogno di pietanze da forno, le più semplici da porzionare e da sistemare nelle vaschette che vengono utilizzate per il trasporto. «Non è più tempo di zuppe e minestre – dice Fausta – dobbiamo puntare di più sui cibi cotti al forno e qua non ce n’è la possibilità. Ci organizziamo a volte da casa, anche perchè servono tante porzioni e non basta una sola infornata. Con questa cucina datata e arrangiata ci vuole tantissimo tempo perfino per far bollire l’acqua per la pasta. Avremmo bisogno di una cucina nuova. Facciamo appello a chi ne avesse una professionale che non usa, purchè funzionante. Sarebbe per noi un aiuto grandissimo. E poi con questo aumento di utenti, ci servono altre pentole e utensili da cucina».

Aiutano tanto, i volontari della Mensa. Ma più aiutano, più hanno bisogno di aiuto: «Abbiamo il supporto della Catena Alimentare e del Banco, per quanto riguarda i prodotti secchi, ma a noi servono anche i secondi, frutta e verdura. C’è chi di tanto in tanto ci fa avere delle cose, ma non bastano per far fronte ai pasti quotidiani. Chi ha disponibilità di carne, pesce, di frutta, di verdura, ci tenga presenti, ci dia una mano».

La Mensa già prima faceva fatica a coprire le spese e di tanto in tanto organizzava iniziative di autofinanziamento, che ora ovviamente non sono possibili e ancora per molto non lo saranno. E proprio nel momento in cui viene a mancare pure questa possibilità, la Mensa casamicciolese si trova a dover moltiplicare il suo impegno: «Si sono aggiunti i costi, notevoli, per l’acquisto delle vaschette e degli  altri prodotti per il confezionamento dei cibi e poi abbiamo anche la spesa, anche quella cresciuta moltissimo, per i detersivi e i prodotti per la sanificazione e la disinfezione. E poi l’affitto, le bollette. Ora più che mai abbiamo bisogno e di sostegno. Chi può, ci aiuti a far fronte a tutto questo. Anche come volontario, per aiutarci a cucinare e a preparare l’asporto».

Insomma, servono persone, prodotti, supporti. Serve partecipazione all’impresa che in pochi, finora, si sono coraggiosamente caricati sulle spalle. La Mensa del Sorriso, oggi più che due anni fa quando Qui Ischia la raccontò per la prima volta, non può essere lasciata sola a svuotare il mare con una conchiglia…

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