Che la comunicazione tra Ischia e Monteruscello non fosse a livelli eccelsi è un’impressione avvalorata, negli anni, da episodi e vicende tutt’altro che rari e sporadici. Non c’è grande distanza da questa sponda del golfo a quella di fronte e il percorso in chilometri in terraferma non è proibitivo, eppure non di rado è come se ci si ritrovasse agli antipodi. Non è una novità, dunque, eppure si fa fatica ogni volta a cercare di capire da dove possa originare un tale cortocircuito di comprensione, benchè si usi tutti la stessa lingua madre. Un cortocircuito della cui esistenza e persistenza in queste ore è arrivata la prova definitiva. INEQUIVOCABILE. E SORPRENDENTE. Perchè se è stato il direttore generale dell’Asl, D’Amore, a usare abbondantemente la parola “sorpresa” e a definirsi “sorpreso”, la vera sorpresa l’ha fatta lui agli isolani, con una ricostruzione della manifestazione del 28 luglio scorso assolutamente sorprendente. Che la dice lunga sull’entità del venticello che trasmette a Monteruscello notizie e aggiornamenti della stessa fondatezza di un asino che vola.
Allora, in occasione della sua visita a Ischia dell’altro ieri, abbiamo saputo che il direttore generale è rimasto sorpreso e negativamente colpito dal fatto (sic!) che gli ISCHITANI fossero scesi IN PIAZZA, a migliaia, CONTRO LA CHIUSURA DELL’OSPEDALE DI LACCO AMENO!!! Davanti ad un’affermazione fatta con tanta certezza da un dirigente del suo peso e con il suo ruolo, nessuno di noi può sentirsi esentato dalla curiosità e finanche dalle necessità di capire da dove il dottor D’Amore abbia potuto attingere una informazione del genere. Per amore di trasparenza e di corretta comprensione. MA SOPRATTUTTO PER AMOR DI VERITA’.
Ho partecipato alle riunioni del Comitato per la Difesa del Diritto alla Salute fin dal primo incontro all’Hotel Terme di Augusto, quando a catalizzare di nuovo l’attenzione di tanti ischitani sul destino della loro salute era la SOPPRESSIONE DI FATTO DELL’UTIC , che non risultava nel testo del nuovo Piano ospedaliero regionale. Dunque, già quella prima riunione aveva focalizzato l’attenzione dei partecipanti e dell’opinione pubblica su una questione ben precisa, definita, chiara. E mai nessuno in quella sede, come negli appuntamenti che ne sono seguiti lungo il percorso che ha portato alla mobilitazione del 28 luglio, si è mai sognato di parlare di chiusura dell’ospedale. Per quale motivo si sarebbe dovuto puntare, discutere, anche solo accennare ad una CASTRONERIA del genere? Chi, nel momento in cui affronta da singolo cittadino e da gruppo e/o comunità un tema di così rilevante valore sociale e civile, anche spesso così doloroso per vicende e esperienze personali, può avere la sconsideratezza finanche la scelleratezza di evocare, appunto, un’ipotesi destituita di ogni fondamento?
Apro una parentesi anche personale, visto che per motivi anagrafici ho partecipato con convinzione a entrambe le manifestazioni, con l’orgoglio di vedere gli isolani sempre attenti e democraticamente partecipi sui temi della salute. LA CHIUSURA DELL’OSPEDALE DI ISCHIA – qualcuno lo comunichi correttamente al dottor D’Amore – E’ STATA DEFINITIVAMENTE ARCHIVIATA NEL 1993. DOPO UN’ALTRA GRANDIOSA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA CHE APRI’ LA STRADA AD UNA PRODUTTIVA INTERLOCUZIONE CON LA REGIONE, PER OTTENERE LA DEROGA ALLA REGOLA CHE PREVEDEVA LA CHIUSURA DEI NOSOCOMI AL DI SOTTO DEI 120 POSTI LETTO!
Ora, se la questione sopravvivenza dell’ospedale è definita e seppellita da VENTITRE’ ANNI, a chi sano di mente sarebbe potuto balenare di ritirarla fuori a sproposito adesso? Va bene che la Salute mentale è in macerie, ma non siamo ancora arrivati ad una dimostrazione di follia collettiva di questa entità!
I MOTIVI PER CUI GLI ISCHITANI SONO SCESI IN PIAZZA RIGUARDANO CARENZE E CRITICITA’ DELL’OSPEDALE E DEI SERVIZI TERRITORIALI che il direttore generale conosce ormai piuttosto bene. Come tutti gli operatori del settore, anche se per le regole interne all’Azienda debbono far trasparire all’esterno che è tutto perfetto e paradisiaco. E come i tanti isolani che ogni giorno, sulla pelle loro e dei loro cari, le vivono e sperimentano, sopportandone tutti i disagi e le conseguenze.
Ed è per rispetto di questo, oltre che della verità, che su temi di questa valenza e serietà non si possono far passare EQUIVOCI, FRAINTENDIMENTI, IMPRECISIONI. Né tanto meno l’OPPOSTO DELLA REALTA’.
E’ triste constatare che il direttore generale D’Amore è stato male informato sulla natura e le finalità di una manifestazione che va, nei fatti, a sostegno della sua richiesta di ZONA DISAGIATA e che è anche un incentivo, un incoraggiamento, uno sprone a dare concretezza alle sue dichiarate intenzioni di cominciare a ricostruire dalle macerie che ha ereditato. Incredibile che abbia potuto anche solo immaginare che la mobilitazione fosse finalizzata a silurare la sua nomina a manager! Chi ha mai attribuito a lui responsabilità, pesantisssime, che appartengono ad altri? Anzi, prima come commissario e adesso come direttore generale, anche perchè medico e anche in considerazione di alcune sue prese di posizione esplicite (come sulla SIR) e trasparenti, ha goduto di un’ampia apertura di credito. Che adesso dovrà trasformare in atti e fatti concreti.
Ma è ancora più triste, sconsolante direi, che i SINDACI che con lui si sono incontrati in hotel abbiano avuto il coraggio, loro, di accreditare in qualche modo la “bufala” della manifestazione contro la chiusura dell’ospedale! Che è, ogni mossa è buona per tentare di oscurare le proprie mancanze, assenze, “dimenticanze”, distrazioni? Per giustificare silenzi, mancanza d’iniziativa, incapacità di far valere le istanze e le esigenze dei propri cittadini nelle sedi sovraordinate, a cominciare da Palazzo Santa Lucia?
Bollano come “POPULISTA” una legittima, civile e democratica manifestazione dei loro concittadini e anche elettori. Che sono dovuti scendere in piazza per farli svegliare dal letargo perenne, obbligandoli ad attivarsi su ciò di cui si erano disinteressati, finché i “populisti” non li hanno svegliati.
Si permettono di evocare il FANTASMA DELLA STRUMENTALIZZAZIONE solo perchè non sono riusciti nè direttamente nè per vie traverse a sedare la partecipazione della cittadinanza e a dirigere la danza a vantaggio delle loro consolidate “logiche politiche”, diciamo così. Ma liberatevi da questo “fumus” complottista da perenne campagna elettorale! Da questa bulimia del controllo sociale che è, quella, la causa perniciosa del “populismo”. Che nulla ha a che fare con un sano e trasparente confronto democratico.
E la prossima volta che partecipate a una manifestazione, mettendovi la fascia tricolore, abbiate almeno la bontà di leggere i motivi della protesta. Così avreste scoperto che non c’era ombra di “chiusura dell’ospedale”. Vabbè che abitate su Marte, ma anche alla distrazione c’è un limite…