La prima uscita hanno voluto farla nel luogo più famoso dell’isola, sul limite
dell’antico borgo che affaccia sul mare e sul ponte che conduce all’Insula Minor, la cui immagine identifica Ischia nel mondo. E stamattina, a partire dalle sette fino al primo pomeriggio, il Comitato AttivIschia, appena nato intorno all’emergenza della spiaggia di Cava dell’Isola, ha cominciato a dare il suo contributo alla cura del territorio partendo proprio dal maquillage di quel luogo-vetrina, visitato da quasi tutti i turisti che sbarcano sull’isola. Un intervento di pulizia straordinaria, ma anche di sistemazione degli arredi urbani, per quanto poteva essere possibile a dei volontari, che ci hanno messo impegno e volontà per restituire il decoro che merita ad un pezzo (per ora uno…) della loro terra. Nella convinzione, già dichiarata alla vigilia, che “partecipare significa dimostrare concretamente l’amore per il proprio territorio!”.
Che ci fosse bisogno di rimboccarsi le maniche, nel ventre di Ischia Ponte, lo si è capito appena il gruppo si è messo al lavoro nei punti stabiliti: il piazzale delle Alghe, il ponte Aragonese e le scogliere che lo proteggono su entrambi i lati. Si è iniziato da una ramazzata a fondo del piazzale, che in questo periodo si sta progressivamente liberando dalle barche che lo occupano quasi interamente nei mesi invernali e dove resistevano non trascurabili quantità delle foglie secche di Posidonia (le “alleghe” che danno il nome alla piazza) depositate dalle mareggiate invernali, frammiste a rifiuti vari, portati dal mare o abbandonati a terra da chi non ha rispetto per il proprio paese e/o per l’ambiente in cui vive. E purtroppo non sono pochi, a giudicare da quello che si è raccolto soprattutto tra gli scogli, dove peraltro la missione è stata tutt’altro che agevole, visto che la “monnezza” stava annidata fin negli anfratti più impraticabili, seppur talvolta visibili e, quindi, impresentabili.
Tra quello che è stato portato dal mare e quello che si sono prodigati a buttare, sfruttando ogni buco possibile, gli incivili da terra, sono stati riempiti decine di sacchi, forniti (insieme a scope a palette) da Ischiambiente, che aveva messo a disposizione anche un compattatore sul piazzale Aragonese. Tra gli scogli che tra poco accoglieranno bagnanti e turisti, il campionario “monnezzaro” si è rivelato completo: bottiglie, bicchieri, cassette e oggetti di plastica in quantità; tanto polistirolo nelle più varie forme; sacchetti e sacchi di plastica di ogni tipo, vuoti o pieni di ogni schifezza immaginabile; lattine e oggetti metallici; mattoni e materiali di risulta; pezzi di legno e tavole; reti ingarbugliate nella scogliera. E poi scarpe, più o meno spaiate, uno scaldabagno, un copertone, il paraurti di un’auto, telai di ombrelli e tessuti. Alla fine, una montagna di “monnezza” che aveva trasformato le scogliere in una perfetta discarica in bella vista.
Sul ponte, invece, a farla da padrone erano le cicche, a migliaia, buttate in ogni interstizio del basolato, insieme ad altri migliaia di dischetti di cartone, forse residui di fuochi d’artificio, insieme a tanti piccoli rifiuti che resistevano anche da tempo sulla superfrequentata passeggiata verso il Castello. Che, probabilmente, già adesso ospiterà nuove cicche e altri rifiuti, visto che man mano che venivano spazzati quelli vecchi, c’era chi non si faceva scrupolo di buttarne di nuovi. D’altra parte, non è mancato neppure qualche passante, anche motorizzato, e sempre rigorosamente ischitano, che ha storto il naso davanti all’operazione di pulizia, quando non ha avuto esplicitamente da ridire. Al contrario, molti turisti si sono informati su quella situazione inaspettata, complimentandosi e perfino ringraziando per l’azione dei volontari.
Questi ultimi hanno lasciato qualcosa che resisterà di certo più a lungo della ramazzata, visto che hanno anche pitturato tutti i cestini portarifiuti e perfino (fino ad altezza d’uomo, chiaramente) i pali dell’illuminazione collocati lungo il ponte. Con appena due barattoli da mezzo chilo di vernice color canna di fucile ottenuti da Ischiambiente (ma allora la pittura ce l’hanno…) e qualche pennello, hanno fatto il miracolo di restituire decoro e decenza a pezzi che cadevano per la ruggine e l’incuria. La dimostrazione che volere è potere, quando si tratta di garantire la presentabilità e il decoro appunto (ma anche la decenza, eh) del paese. Cioè quello che dovrebbe essere il pane quotidiano per tutti in una realtà civile. Quella nella quale ognuno fa la sua parte: i cittadini sono rispettosi del patrimonio comune, e non lo trattano come un immondezzaio, e il Comune o gli enti collegati ne assicurano la normale e necessaria cura e manutenzione. Una realtà che, purtroppo, per ora resta lontana da Ischia. Ma per fortuna, ci sono le eccezioni positive. Come il Comitato AttivIschia…