Il cartello che lo segnala come luogo di interesse turistico da visitare è ancora esposto in piazza degli Eroi. Non si sa perché, visto che ora come ora sarebbe il caso di tenerne il più possibile lontani i “forestieri”, altro che indirizzarveli. Eppure, a Ischia abbiamo il coraggio (e ce ne vuole, eh) di pubblicizzare Palazzo d’Ambra nella sua degradata e degradante versione attuale, che mortifica la storia e il valore dell’antico edificio sulla riva sinistra del porto borbonico e sottolinea la conclamata incapacità del Comune d’Ischia di gestire e tutelare il patrimonio pubblico che gli è affidato.
E’ durato poco, il restauro del palazzo rosso pompeiano. Già pochi anni dopo cominciarono a mostrarsi le prime magagne, sintomo di un intervento dai risultati non proprio esaltanti, per così dire. Non ci si mise una pezza allora e non si è fatto nulla dopo, man mano che il degrado avanzava, che gli intonaci si sfaldavano, che lo “sgarrupamento” si aggravava. Fino ad arrivare al disastroso stato in cui versa oggi la struttura, dove ha sede il Comando della Polizia locale, oltre agli uffici della Guardia costiera. Ma, a quanto pare, neppure queste presenze importanti né la frequentazione di pubblico che ne consegue, sono state sufficienti a restituire un minimo di decoro al disastrato Palazzo d’Ambra.
E’ un dato di fatto che a Ischia la manutenzione ordinaria è un tabù che non si riesce a superare. E quando si evitano accuratamente, tanto più per periodi prolungati, anche i lavori più semplici e necessari, si arriva poi ad un livello di degrado che ha bisogno di ben altre azioni per porvi rimedio. Come in questo caso, in cui la trascuratezza ordinaria è diventata straordinaria, assumendo ora dimensioni macroscopiche, a dir poco vergognose. Che sono anche, però, un comodo alibi per continuare a disattendere ogni tipo di intervento, perchè ormai per quell’edificio ci vogliono interventi significativi e fondi corrispondenti.
Tuttavia, anche se il Comune non potrà farsi carico del risanamento complessivo, qualcosa si potrebbe già fare per SISTEMARE in economia, come ordinaria manutenzione, qualcuna delle “zelle” più scandalose. E perfino pericolose, come nel caso delle mattonelle di cotto saltate davanti alla scalinata di destra, dove si è creata una buca che rappresenta un’insidia notevole per chi deve salire al piano superiore in cui è allocato il Comando vigili. Ma è possibile che per raggiungere un ufficio così importante si debba camminare in mezzo ai cocci, anche con qualche rischio per l’incolumità dei visitatori? Sorvolando sulla bruttura degli intonaci caduti da ogni parte, sui muri scrostati fino ai mattoni, sulle macerie sparse ovunque, almeno la normale fruibilità di quegli spazi va garantita.
Possibile che non si riescano a fare neppure i lavori minimi, più essenziali, magari sul pavimento, per consentire di camminare tranquilli e sicuri? Possibile che non si possano mettere a posto le mattonelle rotte e riempire la buca più intralciante? E poi, possibile che non si possa tenere più pulito l’ingresso con il cortile interno, liberandolo dai “cocci”, dai detriti, dai pezzi d’intonaco?
Per fortuna, non ci sono turisti che seguono l’indicazione di piazza degli Eroi e che si spingono sul porto, per andare a vedere il palazzo d’Ambra, sennò sai che bella figura! Viste le CONDIZIONI IMPRESENTABILI dell’edificio, anzi, non sarebbe il caso di rimuoverlo, quel cartello, che è soltanto controproducente. Piuttosto, ce ne vorrebbe uno che raccomandasse di non visitare e neppure di affacciarsi in quel palazzo “sgarrupato”, Che dovrebbe essere off limits, per come è ridotto nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto prendersene cura.