In un giorno feriale, con l’isola ancora in piena attività e tanti turisti in arrivo per il week end, gli isolani stamattina sono scesi di nuovo numerosi in piazza, invadendo il centro di Ischia a difesa dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali minacciati da ridimensionamenti e “riorganizzazioni” che, se andassero a buon fine come disegnato dal Piano Ospedaliero Regionale e dall’Atto Aziendale della Na2 Nord, restringerebbero ulteriormente i livelli di assistenza sull’isola, già falcidiati negli anni recenti. All’appello alla mobilitazione e alla civile protesta contro ulteriori tagli formulato dal COMITATO UNITARIO PER IL DIRITTO ALLA SALUTE hanno risposto la DIOCESI DI ISCHIA con il Vescovo Lagnese in prima fila, il FORUM DEL TERZO SETTORE, l’ASSOFORENSE, l’ASSOCIAZIONE LIBERA, la FIDAS-ADVS, una folta rappresentanza di tutte le BANDE MUSICALI isolane, tanti CICLISTI, ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO, RAPPRESENTANZE SINDACALI, COMITATI, anche di QUARTIERE, e tanti CITTADINI di ogni età dalle più diverse parti dell’isola, mentre i volontari della PROTEZIONE CIVILE hanno curato un efficace servizio d’ordine. Foltissima e consapevole, grazie agli incontri informativi curati dal Cudas nei giorni scorsi nelle scuole, la presenza del MONDO DELLA SCUOLA, insegnanti e studenti degli istituti superiori, che hanno animato la manifestazione con slogan, cori, musica e striscioni. E non sono mancati gli UTENTI DELLA SALUTE MENTALE, i primi a fare le spese sulla loro pelle degli improvvidi tagli dei passati commissari dell’Asl che hanno ridotto in macerie l’assistenza psichiatrica, compresa la CHIUSURA DELLA SIR, che con la soppressione del PSAUT di Ischia Ponte è stato il primo esiziale “vulnus” alla dotazione di servizi sanitari sulla nostra isola, che rischia di produrre un effetto a cascata, alla luce dei nuovi provvedimenti commissariali a livello regionale e aziendali.
IL CORTEO
Partito intorno alle 9.30 dalla Pretura in via Michele Mazzella, il corteo si è progressivamente ingrossato lungo il percorso, con tanti gruppi e singoli cittadini che si sono uniti strada facendo. E di strada se ne è fatta tanta, considerato il lungo percorso coperto, che ha interessato l’intero centro di Ischia, bloccando il traffico per buona parte della mattinata. Ma,
come
l’altra volta a luglio, da parte degli automobilisti di passaggio vi sono state dimostrazioni di solidarietà e di condivisione. Così come i tanti turisti incrociati sulle strade o sul porto si sono mostrati pazienti per i rallentamenti e il blocco dei mezzi pubblici e interessati a capire quali fossero le motivazioni della (per loro) inaspettata protesta isolana.
Attraversando corso Vittoria Colonna, la salita di San Pietro, via Roma, la colorata marea umana in marcia ha trovato anche la solidarietà di alcuni esercizi commerciali, che hanno chiuso le porte durante il transito. Un segnale che sarebbe potuto essere molto più forte e evidente, ma che è stato ugualmente significativo a sostegno di una lotta comune, in nome di esigenze e interessi collettivi.
Come previsto, con grande civiltà, unitamente a una grande determinazione a non lasciarsi penalizzare da scelte compiute da chi non ha esperienza di cosa comporti il vivere su un’isola non quando si è in vacanza e in perfette condizioni fisiche, ma quando ci si trova ad essere malati o ad avere propri cari in difficoltà da questa parte del mare, magari in pieno inverno, in
condizioni meteo avverse o di notte. Quando i trasferimenti in terraferma, che vengono proposti con tanta leggerezza da parte di chi decide le sorti della sanità in Campania e nella nostra Asl, non si possono effettuare o sono ad alto rischio, per i pazienti, gli operatori sanitari e finanche il personale addetto all’idroambulanza e agli elicotteri.
Passata piazza Antica Reggia, il corteo ha proseguito la marcia lungo il porto, per via Baldassarre Cossa fino alla Sopraelevata, per ribadire che la protesta non riguarda il Comune di Ischia, ma l’intera isola, per poi scendere di nuovo in via Iasolino, sul lungoporto, fino alla sosta conclusiva in piazza Antica Reggia.
Davanti al Municipio con il portone serrato e le tapparelle in gran parte abbassate, al di là delle quali qualcuno osservava la scena. Quel portone chiuso riassume e sintetizza meglio di ogni parola e dichiarazione l’INAZIONE DEI SINDACI E DEGLI AMMINISTRATORI ISOLANI RISPETTO AD UNA QUESTIONE ESSENZIALE PER LA COMUNITA’ CHE DOVREBBERO RAPPRESENTARE E TUTELARE NELLE SEDI SOVRAORDINATE PREPOSTE. Ma tant’è, da chi in questi mesi ha continuato a dire che era tutto a posto, che l’Utic era al sicuro, che i servizi sarebbero stati addirittura potenziati (sic!) non c’era e non c’è da aspettarsi nulla più che una CRONICA ASSENZA e SILENZIO ASSORDANTE.
GLI INTERVENTI IN PIAZZA
A stigmatizzare l’una e l’altro è stata la presidente del Cudas, GIANNA NAPOLEONE, che nell’aprire la breve serie di interventi programmati a conclusione del corteo, ha sottolineato come i cittadini siano dovuti scendere di nuovo in piazza perchè “i nostri 6 amministratori non hanno mosso un dito per difendere il nostro diritto alla salute”.
Subito dopo, ha preso la parola il vescovo PIETRO LAGNESE, che iniziato esprimendo solidarietà ai malati della Salute mentale “una battaglia antica che non è finita”, unitamente ai cardiopatici e ai pazienti oncologici, fruitori dei servizi più a rischio. Nel ricordare che la Costituzione tutela il Diritto alla Salute, il presule ha definito quella per la sanità “una BATTAGLIA SACROSANTA e il Vescovo non poteva non essere qui”. Ha poi evidenziato la partecipazione di tanti giovani studenti, protagonisti oggi di una “esperienza di cittadinanza attiva”, che vanno coinvolti, così come vanno coinvolti tutti. Rivolgendosi al Cudas, Lagnese ha concluso: “Andate avanti, avrete al fianco la Chiesa di Ischia”.
A sintetizzare i motivi della manifestazione e della protesta della cittadinanza è stato il portavoce del Cudas, ANTONELLO IMPAGLIAZZO, che ha illustrato la ricaduta pratica sui servizi delle scelte contenute nel Piano ospedaliero regionale, insistendo sul tema dell’insularità misconosciuto e sottovalutato dai centri decisionali della terraferma. In particolare, ha messo l’accento sulla soppressione dell’Utic, “che non dobbiamo assolutamente perdere”, contenuta nel Piano ospedaliero e la nuova organizzazione dell’Oncologia di Ischia, che rischia di penalizzare un servizio che ha invece necessità di essere potenziato. Ha parlato dei tagli già subiti dalla Dialisi, dai servizi psichiatrici, della chiusura del Psaut di Ischia Ponte: tutti servizi perduti senza che le amministrazioni locali si siano peritate di “contrastare questo andazzo, facendo pesare le necessità di Ischia”. Impagliazzo ha sollecitato i cittadini a SEGNALARE AL CUDAS DISSERVIZI, PROBLEMI E BISOGNI, per monitorare le esigenze reali della popolazione.
Della necessità di un SISTEMA SANITARIO INTEGRATO, in cui l’ospedale sia al vertice di una rete con i servizi territoriali potenziati e adeguati ai bisogni dei disabili, dei bambini, delle categorie più deboli della popolazione ha parlato ROSA DI IORIO, presidente del Forum del Terzo Settore. La coscienza civile dimostrata con la partecipazione da tanti isolani è stata evidenziata da GIOVANNI MIGLIACCIO, che ha ricordato il sacrificio di Villa Orizzonte, la chiusura del Psaut che ha eliminato un filtro utile a non sovraccaricare il Pronto Soccorso del “Rizzoli”, dove il personale è costretto a lavorare in condizioni inadeguate, se non proibitive. Per poi passare alla minaccia che grava sull’Utic e alle risposte assolutamente insoddisfacenti del direttore generale dell’Asl D’Amore, che hanno portato alla manifestazione di oggi.
Nel vivo dei tagli che si prospettano con il nuovo Piano Ospedaliero regionale si è poi addentrato GINO DI MEGLIO, che ha stigmatizzato la sottovalutazione del problema da parte dei sei Sindaci “che non hanno fatto nulla per opporre le ragioni della collettività né per far cambiare quel piano” per il quale ha usato l’aggettivo “scellerato”. Duro l’attacco a D’Amore, che nell’incontrare il Cudas all’inizio di settembre non fece accenno all’Atto Aziendale allora già pronto, che penalizza notevolmente servizi fondamentali per l’isola. Partendo dall’esempio di Procida, che ha impugnato il Piano Ospedaliero innanzi al Tar, mentre Ischia e i Sindaci non hanno fatto nulla, Di Meglio ha chiesto di riflettere sulla possibilità di percorrere la stessa strada dei vicini procidani. Davanti all’assenza degli amministratori locali, i cittadini dovranno continuare a svolgere una funzione di supplenza, per tutelare il loro diritto alla salute.
E a conclusione della mattinata, non poteva mancare da parte di EGIDIO FERRANTE, vicepresidente del Cudas, un ricordo del dramma vissuto dagli utenti della Salute mentale, che si sono visti privare di quasi tutti i livelli di assistenza di cui godevano fino a pochi anni fa, e in particolare dai “pulcini sperduti” della Sir. “RIVOGLIAMO LA SIR A ISCHIA”, è stata la richiesta finale. Da lì era partita la battaglia per la sanità due anni fa e adesso, con quella e con le altre emergenze e priorità che si sono aggiunte, proseguirà. PERCHE’ L’IMPONENTE MANIFESTAZIONE DI POPOLO DI OGGI E’ UNA TAPPA DI UNA BATTAGLIA CHE SI CONCLUDERA’ SOLO QUANDO, TRA NAPOLI E MONTERUSCELLO, SI DECIDERANNO A GARANTIRE AGLI ISOLANI LIVELLI DI ASSISTENZA ADEGUATI AGLI STANDARD DI UN PAESE CIVILE NEGLI ANNI 2000.