E’ uno sperpetuo. Sempre più triste e imbarazzante. Per il valore storico e architettonico dell’edificio, per la sua posizione di primo piano, per il contributo estetico che – nel bene e nel male – dà al lungoporto. E’ un pezzo prezioso tra i “gioielli di famiglia”, il PALAZZO D’AMBRA, ma è trattato come se fosse un ferro vecchio buttato in cantina a corrodersi per la ruggine. Da anni non un po’ di manutenzione ordinaria, men che meno straordinaria, un abbandono totale, che inevitabilmente sta producendo i suoi effetti. Devastanti. Sbattuti in faccia a chiunque gli passi davanti, compresi i tanti viaggiatori che lì sostano in attesa dell’imbarco e che porteranno con sé anche quell’immagine certamente poco edificante di Ischia.
Non c’è un pezzo che si salvi, dentro e fuori l’antica Villa Garavini, trasformata un secolo fa in sede della D’Ambra Vini. Sulla struttura massacrata dall’umidità, l’intonaco continua a venir via, lasciando muri sempre più sbrecciati, “sgarrupati”, rovinati. Sulla facciata, in vari punti, è emersa la rete metallica di rinforzo, mentre il cemento le si polverizza intorno. All’interno, nel cortile, non c’è un angolo che si salvi, per non parlare della scalinata, che sta perdendo pezzi anch’essa. E davanti a quello spettacolo non si può fare a meno di chiedersi se questa condizione non stia minando anche la struttura, con danni nascosti ancora maggiori di quelli evidenti.
Dal ’94, quando il palazzo fu restaurato/ristrutturato sono passati 23 anni, che non sono molti, ma che in questo caso corrispondono ad una eternità, visto il livello di degrado raggiunto. Risultato di lavori fatti con i piedi “ab origine”, a cui si è aggiunto questo lungo periodo senza che si sia più fatto neppure il più semplice dei rappezzi, almeno per bloccare la caduta degli intonaci che sta sfogliando progressivamente l’edificio come una cipolla.
Il Municipio non è lontano, dall’altra parte del porto, a poche centinaia di metri. E una sua non secondaria articolazione, ovvero la sede della Polizia Locale, è dentro il palazzo e assediata anch’essa dallo “sgarrupamento” generale. Ma è come se fosse su un altro continente. E infatti dello stato disastroso in cui versa il Palazzo d’Ambra nessuno si è occupato in questi anni né si occupa ora. Neppure per coprire con cemento nuovo e (si spera) di buona qualità le “zelle” nei muri.
D’altra parte, dal Comune hanno avuto il coraggio ( e ce ne vuole, eh!) di condividere sul web i cartelli di promozione turistica con l’indicazione per visitare il monumento, senza porsi il problema delle condizioni in cui versa e dei rischi che corre. Neppure la pioggia di milioni di euro che sta caratterizzando questo periodo pre-elettorale sembra lambire il Palazzo d’Ambra. Nessun intervento si profila all’orizzonte, neppure un semplice “maquillage”. E intanto il cemento diventa polvere…quanto durerà?