La novità non è passata inosservata. Troppo familiare per gli isolani è l’immagine dell’Insula Minor, soprattutto sul versante che guarda la Maior, per non accorgersi del cambiamento. E già si segnalava qualche commento sul web a proposito della scomparsa del verde dalla parete rocciosa che, per un effetto ottico di prospettiva, sembra sovrastare l’ingresso del Castello Aragonese, che invece è una struttura più avanzata rispetto all’edificio vulcanico dell’isolotto. Un nuovo look, frutto di un intervento di manutenzione straordinaria che è solo all’inizio. Come segnalano anche le assi di legno accatastate alla base della cinta muraria.
A suggerire la necessità di un intervento era stato qualche distacco di pietrisco, da bloccare per scongiurare ogni rischio di caduta o cedimento di alcune parti della imponente parete, su cui il verde delle piante ruderali cominciava ad essere prevalente rispetto ai colori della roccia, che mutano di continuo durante la giornata a seconda di come viene illuminata dal sole. Al di là del suo fascino innegabile, la crescita rigogliosa della vegetazione in quel contesto è sintomo di un problema. Un problema serio, perchè erbe ed arbusti scavano con le loro radici e rendono più instabile la massa rocciosa. Che, infatti, presenta su quel versante fratture e crepe proprio dove la macchia verde era più sviluppata.
E dunque il primo intervento è consistito proprio nel taglio della vegetazione, in particolare delle piante più cresciute e maggiormente invasive. Poi, dalla prossima settimana, gli esperti provvederanno a mettere completamente in sicurezza quel prospetto che sovrasta la biglietteria, effettuando chiodature e legature per ancorare al meglio la roccia nei punti più critici.
Tuttavia, non sarà quello l’unico intervento di manutenzione straordinaria sulla rocca. Partirà presto il complesso e delicato restauro del primo bastione del sistema di difesa del castello. E si metterà mano anche a quel che resta del campanile dell’ex Cattedrale, mentre prosegue l’opera di salvataggio dei pregevoli stucchi barocchi dell’antica chiesa madre dell’isola, ridotta in macerie dalle cannonate inglesi nel 1809. Così, nonostante le obiettive difficoltà, prosegue con la necessaria continuità e tempestività la cura delle opere dell’uomo che dal Medio Evo hanno modellato la Città d’Ischia sul duomo di lava dell’isolotto. Almeno della salvaguardia del più noto monumento dell’isola possiamo essere tranquilli…