Era un altro Giovedì Santo, quella volta che i “pulcini sperduti” erano stati chiamati a partecipare al rito della lavanda dei piedi officiato dal Vescovo Pietro in Cattedrale. Nonostante le difficoltà di movimento, accompagnata dal’inseparabile Anna era scesa a Ischia Ponte e aveva seguito la celebrazione per stare vicino a quegli amici che avevano appena perduto la loro casa. Là dove molti anni prima li aveva conosciuti e accompagnati per un lungo tratto della loro vita appena ricominciata sull’isola. Una volontaria, Mariolina Capaldi, che non mancava un appuntamento, durante la settimana, con quella piccola comunità di Villa Orizzonte diventata in breve tempo una sua seconda famiglia.
A VILLA ORIZZONTE era arrivata subito dopo l’apertura della Sir, insieme ad altri volontari che incarnavano il progetto di apertura al territorio della nuova struttura e di scambio continuo tra i residenti e la comunità isolana. Come gli altri, aveva seguito tutta la delicatissima e complicata fase di ambientamento nella nuova realtà degli ospiti; la loro difficile rinascita come esseri umani dopo decenni di abbrutimento e di negazione dei più elementari bisogni e diritti; il lento recupero di una minima capacità di relazione, coltivato con pazienza dagli operatori e da quelle persone di buona volontà che mettevano a disposizione tempo e competenze, per dare un senso nuovo alle giornate trascorse nelle grandi sale piene di luce, affacciate sull’immensità del mare e del cielo. E Mariolina nei pomeriggi trascorsi a Barano, con ago e fili colorati, insegnava a cucire e a realizzare anche dei lavori per arredare e abbellire la nuova casa.
La ricordo, in uno di quei pomeriggi, seduta intorno al grande tavolo mentre insegnava dei nuovi punti alle sue allieve: me le presentò e con loro mi illustrò cosa stavano facendo, sottolineando le attitudini di ciascuna. E poi, altre volte, mentre con tutto il gruppo e le altre animatrici volontarie preparavano gli addobbi per le feste periodiche nella casa e i costumi per il PRESEPE VIVENTE. Quello era diventato ben presto l’appuntamento più importante dell’anno e Mariolina ci si dedicava con grande passione, seguendone tutta la realizzazione con trepidazione ed emozione materna fino alla messa in scena finale, in cui fungeva da regista. E che delusione quando non si riuscì più ad allestirlo, quel Presepe che in pochi anni era diventato seguitissimo sull’isola, una bella consuetudine che consolidava il rapporto tra i residenti della Sir e il mondo esterno non più estraneo!
Fu in quegli anni di impegno profuso senza risparmio per la buona causa di Villa Orizzonte che conobbi Mariolina, la prima volta per un’intervista-ritratto sulla sua attività sociale poi pubblicata su “Il Golfo Donna”. Allora mi raccontò con molte titubanze della sua scelta di lasciare la Napoli in cui era nata e vissuta, malgrado il suo accento nordico (ereditato dalla mamma), per trasferirsi a Ischia, dove aveva gestito a lungo una boutique. Non amava parlare di sé in pubblico, si chiedeva continuamente a chi sarebbe interessato, era inflessibile sulle domande sul suo privato. Ma si rivelò subito molto accogliente, gentile, disponibile con me appena conosciuta quanto era affettuosa, generosa e protettiva con i “ragazzi” – così li chiamava – della Sir.
Da allora, quasi vent’anni fa, Mariolina era rimasta un riferimento per me come per quanti avevano condiviso con lei gli anni e l’esperienza di Villa Orizzonte. Era, lei, l’amica con cui risultava naturale raccontarsi e confidarsi, con cui era sempre come se ci si fosse lasciati il giorno prima anche se era passato tempo dall’ultimo contatto. Sempre cara, premurosa, partecipe, vera, ci aveva tenuto a mantenere i contatti e vivi i rapporti anche quando l’età e le condizioni fisiche non le avevano più consentito di continuare a frequentare la Sir, a seguire i “ragazzi”. E grande era stato il dolore nel conoscere le vicende che avevano portato alla chiusura di Villa Orizzonte e alle triste vicissitudini che ne erano seguite. L’epilogo di quella pagina di vita e di civiltà era stato un colpo durissimo, insieme al pensiero di quale fine avessero fatto i “ragazzi” sradicati dalla famiglia di cui lei aveva continuato a sentirsi parte. E per testimoniare al sua totale vicinanza si era voluta muovere, a fatica, in quel pomeriggio di due anni fa, per la celebrazione del Giovedì Santo a cui avevano partecipato Elena e gli altri “pulcini sperduti”.
Se n’è andata l’altro ieri, Mariolina, con la discrezione e la semplicità che l’avevano sempre contraddistinta. Una signora nel cuore, prima ancora che nei modi, di cui si sente già la mancanza. Sarà anche per lei, che tanto ci teneva e se ne preoccupava, che bisognerà continuare a lottare per la dignità e i diritti calpestati dei “ragazzi” della Sir. Che la terra ti sia lieve, cara Mariolina.