Via Regina Elena, benvenuti sul lungomare delle vergogne “made in Ischia”!

IMG_0720IMG_0719IMG_0715Un’altra situazione di cui vergognarsi. Purtroppo, non l’unica, tutt’altro, sul nostro territorio. Ma questa non è un’attenuante nè una giustificazione, semmai il contrario. Perchè è davvero un pugno nello stomaco, quello che stamattina mi è arrivato camminando su via Regina Elena, che poi sarebbe il lungomare di Ischia Porto, la strada che costeggia la spiaggia di San Pietro. Un luogo che di questi tempi e con questo clima, che è il massimo per una località di mare con l’estate alle porte, ti aspetteresti di trovare tutto tirato a lucido, curato e “infiocchettato”  per offrire la migliore immagine e anche la migliore sostanza ai turisti presenti sulla nostra isola. Ti aspetteresti…ma non è quella la situazione che si propone con prepotenza agli sguardi di bagnanti e frequentatori o anche semplici passanti occasionali. Piuttosto, uno schifo!

Le foto sono eloquenti. Fresche di questa mattina, scattate dopo aver assistito allo scambio di battute - anch’esse fin troppo chiare nonostante la diversità linguistica - di occhiate e agli indici puntati su quelle scene di ordinario squallore da due turiste tedesche, che si stavano facendo una passeggiata sul lungomare, al sole. Prima di fermarsi probabilmente in qualcuno degli stabilimenti balneari che si susseguono lungo l’arenile, nel fare un giro esplorativo, si sono trovate alle spalle dell’ampio tratto di spiaggia libera. E con sciorinati davanti agli occhi sconci e “monnezza” di cui non vi dovrebbe essere traccia in un posto così, dato il suo elevatissimo valore turistico. Davanti allo sconcerto delle straniere, la solita spiacevole sensazione di essere colti in fallo e giudicati negativamente che si prova in questi casi e che ti fa sentire in profondo imbarazzo, perchè i fatti parlano e non c’è modo di smentire nè di minimizzare la cruda realtà.

Una realtà fatta di sporcizia, rifiuti, trascuratezza, miscelati nel modo più triste e spiazzante. Al di là del ciglio della strada, dove è già spiaggia, tra le baracche “sgarrupate”, di legno fradicio e metallo corroso, che sono semplicemente una vergogna, neppure attutita da una patina di vecchiaia “caratteristica”, che in altri casi avrebbe attutito l’impatto negativo. Dei concentrati di degrado, che sarebbe stato difficile far risaltare nello stessa maniera se ci si fosse messi d’impegno per dare il peggio di sè. Dei capolavori di “fetenzia”, di cui la Città d’Ischia fa premurosamente dono, un’estate dopo l’altra, ai suoi ospiti su un degli arenili di punta e di maggior richiamo del suo territorio. E in mezzo, tra una baracca e l’altra, una distesa di erbacce secche, costellate di rifiuti delle più diverse tipologie. E poi roba vecchia accatastata in quantità, e chi più ne aveva più ne ha messa. Perfetto “made in Ischia” formato turistico, insomma. Da complimentarsi.

E da chiedersi – domanda retorica, ovviamente – ma dove vivono i nostri amministratori? Che posti frequentano, dove passeggiano, a parte la Piazzetta, cosa vedono e conoscono del paese (paese, non città, non metropoli, non New York…ed è per loro un’aggravante) in cui vivono e della cui gestione, organizzazione, decoro e dignità sono i primi responsabili? Possibile che quello scandalo sia en plein air a poche decine di metri in linea d’aria dal Municipio, sulla spiaggia libera che ricade esclusivamente sotto il controllo del Comune e che sia tollerato e conservato nel tempo, come se fosse la cosa più normale e naturale? Altro che possibile…E’ proprio così. Per nostra vergogna collettiva. E chissà per quanto tempo ancora sarà “apparecchiato”, quello spettacolo così edificante. Ma chi, in Comune, ha ancora il coraggio di pronunciare la parola “turismo”?

 

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