Alcuni sono noti anche ai giovanissimi che sono nati molto tempo dopo. Altri sono sconosciuti ai più e rischiano di essere dimenticati. Come le storie a cui danno accesso. Storie di uomini e donne che, per effetto di scelte consapevoli in contesti dove hanno avuto un effetto dirompente, sono diventati vittime innocenti delle mafie nei territori sotto il loro stringente e soffocante controllo. Quei nomi, i più noti e i quasi sconosciuti, ventitrè in tutto, sono da oggi scritti sui gradini utilizzati ogni giorno dalle centinaia di studenti dell’IPS Telese e accompagneranno la vita scolastica loro, per tutto il corso degli studi superiori, e di altri ragazzi che arriveranno già tra pochi mesi, con l’inizio del nuovo anno scolastico. Così, l’istituto di Fondobosso è diventato un luogo della Memoria, che non punta solo alla rievocazione di nomi e storie, ma potrà e dovrà legarla alle esperienze formative dei giovani come cittadini consapevoli del loro ruolo e disposti ad esercitarlo attivamente ed eticamente nella società. A cominciare dalla dimensione locale, la più prossima. Che poi è quella in cui è stato più incisivo, nella maggior parte dei casi, l’esempio e il comportamento degli uomini e delle donne citati sui Gradini di Speranza del “Telese”.
L’inaugurazione della scala, poche ore fa, è stato il momento finale di un percorso che per un gruppo di giovanissimi studenti dell’istituto era iniziato diversi mesi or sono e che ha accompagnato quasi tutto l’anno scolastico, grazie alla collaborazione tra la scuola e l’associazione Libera, attraverso il suo presidio isolano intitolato ad un’altra vittima innocente di camorra, Gaetano Montanino. Un percorso di conoscenza e di presa di coscienza di gruppo sul fenomeno delle mafie, sulle loro infiltrazioni nella società e sulla lotta contro la criminalità organizzata che si è nutrito di riflessioni, approfondimenti e incontri. Soprattutto quelli al di là del mare, in territori e realtà fortemente infestati dalla camorra: dal MAGLIFICIO “100QUINDICI PASSI” in un bene confiscato ad uno dei clan della faida di Quindici alla FATTORIA SOCIALE “FUORI DI ZUCCA”, nei terreni limitrofi al vecchio manicomio di Aversa, in piena Terra dei Fuochi, che però è pure la TERRA DI DON PEPPE DIANA e del riscatto collettivo di cui lui aveva indicato la strada. Senza dimenticare l’esperienza forte della GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO del 21 marzo con Libera a Ponticelli. Ma anche passeggiate per conoscere meglio il “territorio-casa” isolano, nei suoi aspetti più belli come in quelli meno presentabili e confortanti. Primo fra tutti il DEPURATORE BLOCCATO A PUNTA SAN PIETRO, esempio di pessima gestione del denaro pubblico, di gravissime inefficienze del sistema di governo del territorio. E poi le visite alle pinete e alle spiagge, d’inverno: tanto materiale fotografico per mettere a fuoco luci e ombre, problemi e proposte, presentati al pubblico cella cerimonia di questa mattina. Compresi dei rappresentanti delle istituzioni che hanno voce in capitolo in quelle tematiche e nella loro possibile e auspicabile soluzione.
L’IMPEGNO DI TUTTO L’ISTITUTO
Per l’appuntamento finale, si è MOBILITATA TUTTA LA SCUOLA. I ragazzi del settore Grafico hanno voluto completare il progetto dei gradini con un loro contributo creativo e hanno dipinto, a mano libera e grande passione, una pistola da cui fuoriesce una coloratissima scia di fiori e farfalle che hanno piacevolmente invaso i muri lungo la scalinata. Su cui erano state attaccate tante mani multicolori realizzate dagli studenti di altre classi, con i loro nomi, di piccoli e motivati testimoni della memoria dei nomi e delle storie delle vittime innocenti. E poi i ragazzi del Ricevimento che hanno accolto gli ospiti e quelli della Sala e Cucina, che hanno curato il buffet dolce e salato a conclusione della cerimonia.
“Monumento vuol dire sostanzialmente memoria e con questa scala abbiamo cercato di rendere permanente in questo Istituto la memoria di queste figure legate alla storia del nostro Paese”: così il dirigente scolastico del “Telese”, MARIO SIRONI, ha sintetizzato il senso dell’iniziativa che ha avuto nell’inaugurazione dei GRADINI DELLA LEGALITA’ il suo momento culminante. Senza trascurare di sottolineare, il preside, come con questo monumento si voglia dare pure un contributo all’isola “che sembra un’oasi felice”. Dove, per fortuna, non ci sono manifestazioni violente e criminali come in terraferma, poco lontano da noi, ma dove non siamo esenti da infiltrazioni nel tessuto socio-economico su cui bisogna tenere alta l’attenzione e la guardia. E “l’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA è una delle grandi SFIDE per i nostri ragazzi”.
MEMORIA, IMPEGNO, RESPONSABILITA’
La referente del presidio isolano di Libera, FILOMENA SOGLIUZZO, ha sottolineato come la presenza di Libera a Ischia sia scaturita dalla volontà di dare volto alle vittime innocenti delle mafie, il cui sacrificio deve spingere tutti ad un impegno responsabile in una società in cui corruzione, malaffare, connivenze e complicità “ci fanno diventare morti viventi”. E poi la necessità di “formare una generazione con un maggiore senso di responsabilità, fatta da cittadini e non servi della gleba”.
“Quei nomi li dobbiamo scrivere nella nostra coscienza”, l’invito di ANTONIO D’AMORE, il responsabile provinciale di Libera, da cui è arrivato un richiamo forte affinchè “ognuno faccia la sua parte” nel contrastare i fenomeni criminali comunque e dovunque si manifestino. E’ la MEMORIA, mai disgiunta dalla RESPONSABILITA’, che aiuta a tener viva l’attenzione e a stimolare la reazione rispetto alle infiltrazioni delle mafie nell’economia, nella politica, nella società. Ci vuole il coraggio di vivere appieno la cittadinanza senza rassegnazione, assuefazione, adattamento facile alla “cultura” dello scambio, del favore, della lusinga,della prevaricazione, chiedendo invece conto a chi governa la cosa pubblica a tutti i livelli delle scelte che fa, degli obiettivi che persegue, delle cose che non vanno. Per recuperare anche al dimensione della POLITICA COME ETICA DELLA COMUNITA’.
A seguire, l’appassionato e lucido intervento di don TONINO PALMESE, vicario episcopale della Carità per la Diocesi di Napoli e rappresentante regionale di Libera, che ha parlato del suo itinerario con i familiari delle vittime, che attraverso la condivisione del loro dolore cercano di trasformarlo in impegno per un mondo più giusto, invece che in odio. E poi la riflessione sulla SUBCULTURA DELLE MAFIE “che attraverso la corruzione stabilisce che ci sono persone che valgono meno e che, da suddite, devono contribuire al benessere di pochi”. Una subcultura molto pervasiva, che finisce con il contagiare anche chi, senza essere mafioso, si trincera dietro il “me ne frego” o fa finta di non vedere e sapere, si estranea e si adegua, si sottrae alla sua responsabilità di cittadino.
Coinvolgenti, forti, a tratti spiazzanti, oltre che estremamente emozionanti, sono stati i racconti dei familiari delle vittime: EMANUELA SANNINO, che ha ricordato l’assassinio della madre, lei piccolissima, e sottolineato come per ciascuno, ogni giorno, c’è la possibilità di scegliere da che parte stare; LUCIANA DI MAURO, vedova di Gaetano Montanino, che ha ribadito il valore del dolore dei familiari come sprone per tutti e impegno a vivere in una città libera e in un paese migliore; FRANCESCO CLEMENTE, figlio di Silvia Ruotolo, altra giovane madre caduta lasciando figli piccolissimi, che ha invitato a (ri)scoprire il valore di MEMORIA, IMPEGNO E RESPONSABILITA’. E poi l’impegno, a capo di una società sportiva che compete in territorio di camorra, di NICO SARNATARO, che a 20 anni ha esortato i giovani del “Telese” a studiare “perchè la conoscenza rende liberi e ci permette di trovare risposte alla domanda da che parte stare”.
L’INAUGURAZIONE DELLA SCALINATA
Giallo, arancio, rosa scuro e nero: i GRADINI DELLA LEGALITA’ portano i colori vivaci e vitali di Libera, dal piano terra al primo piano della sede dell’IPS “Telese”, con i nomi di 23 vittime innocenti su ciascun gradino, mentre sul corrimano si legge una famosa frase di Falcone. Introdotta dalla lettura dei nomi delle vittime, con i luoghi e le date della loro scomparsa, si è svolta con una certa commozione l’inaugurazione /apertura della scalinata. Don Tonino Palmese ha TAGLIATO IL NASTRO MULTICOLORE, davanti agli ospiti e a diverse scolaresche del “Telese”. Da quel momento è iniziato un nuovo cammino. Di consapevolezza e responsabilità del ruolo di cittadini in una società depurata, con il contributo di ciascuno, da condizionamenti mafiosi.