E’ in gran parte grazie al suo prezioso contributo di chiarezza, se alla fine si è venuti a capo della controversa questione dei dati “ballerini” sul sisma del 21 agosto scorso. E a pochi giorni dall’evento, il professor GIUSEPPE LUONGO sabato mattina è tornato a Ischia per un sopralluogo nell’area colpita, a lui notissima, che per primo ha indicato come il vero epicentro del terremoto. Ed è tornato anche per una conferenza stampa organizzata a Casamicciola al “Marina 10″ dal decano dei giornalisti ischitani, GIUSEPPE MAZZELLA, che alcuni anni fa proprio con Luongo e in collaborazione con l’associazione “Ixion” era riuscito ad evitare la vendita all’asta dell’OSSERVATORIO GEOFISICO alla Grande Sentinella, tentando poi di restituirlo ad una funzione scientifica nell’ambito di una rete di controllo e di studio del territorio, collegata all’università. Un ottimo progetto che allora non trovò la necessaria – e doverosa – collaborazione e partecipazione delle istituzioni locali, notoriamente poco inclini ad occuparsi di certi temi, almeno fin quando non scoppia l’emergenza, come è accaduto lunedì scorso. E, non a caso, l’incontro di ieri ha registrato la presenza dei rappresentanti di diversi Comuni, a cominciare dai sindaci DEL DEO e PASCALE, oltre a numerosi cittadini di varie parti dell’isola e, ovviamente, delle zone colpite dall’evento tellurico. Tutti interessati sul serio, date le circostanze, ad ascoltare un illustre ricercatore, da cui possono arrivare idee e proposte utili per affrontare i tanti problemi che sono esplosi con il sisma.
Dopo la terza revisione dei dati forniti dall’INGV ufficializzata solo poche ore prima dell’incontro, era inevitabile che si cominciasse proprio da lì, dal tema più caldo ancora oggi, perchè dalle informazioni diffuse la sera stessa dell’evento e il giorno dopo è derivata una narrazione dell’accaduto parziale, lacunosa e, in certi casi, dichiaratamente fallace. E’ stata la preoccupazione che un “dato scientifico errato si trasformasse in dato storico”, con pesanti conseguenze nel tempo, che ha spinto il professor Luongo ad intervenire pubblicamente per far finalmente quadrare i dati con la realtà di quanto si era verificato. “La sezione romana dell’INGV ha commesso un ERRORE EVIDENTE nell’iniziale valutazione”, dovuto probabilmente all’INESPERIENZA di chi era di turno in quell’orario serale in pieno agosto. “Molti che elaborano quei dati sono anche miei allievi – ha detto – quindi per me è davvero difficile. Può capitare che escano dei dati che paiono strani, ma allora vanno rivisti più volte, perchè potrebbero trovare una spiegazione in movimenti particolari in atto”. E nel caso di Ischia, se la lettura dell’ultimo terremoto è stata lineare per chi conosceva perfettamente, come Luongo, la storia sismica dell’isola, evidentemente ha presentato delle asperità per chi ne era, invece, a digiuno.
I DATI SBAGLIATI DELL’INGV
Non ne parliamo con i 10 chilometri di profondità segnalati inizialmente, ma la rettifica dei 5 continuava a dimostrare che la lettura dell?INGV non era corretta: “in quest’area a 5 chilometri non ci sono assolutamente le condizioni per un sisma. Ad ogni chilometro corrisponde pressappoco un aumento della temperatura di 150 gradi, perciò scendendo già ai 3 chilometri si raggiungono i 400 gradi: a quella temperatura, con qualunque sforzo tettonico, le rocce NON SI FRANTUMANO, si deformano lentamente. Per frantumarsi, dando vita al sisma, ci vogliono ROCCE PIU’ SUPERFICIALI. Dunque in questa parte dell’isola si sa che il CUT OFF, il TAGLIO SISMICO E’ A 3 CHILOMETRI DI PROFONDITA’. E questo sta scritto”. Già, sta scritto nei dati dei precedenti terremoti di Casamicciola, ben 6 nel XIX secolo, tra tutti i più forti del 1881 e del 1883. Ma le stesse caratteristiche le aveva avute anche il terremoto del 1796, nella stessa zona.
Altro tema caldo e fonte di polemiche è l’apparente incompatibilità tra la BASSA MAGNITUDO e la GROSSA ENTITA’ DEI DANNI IN SUPERFICIE. In tanti si sono stupiti, in tivù, anche tra gli esperti. Ma anche la spiegazione di questo “mistero” sta nella storia sismica di Casamicciola: “Sia nell’81-’83 che in quelli del 1796 e del 1828 vi furono magnitudo basse e non vi furono danneggiamenti nel resto dell’isola”. Il dato sulla magnitudo dell’ultimo sisma è calcolato da Luongo “intorno ai 4.3, non oltre il 4.5″. E si tratta di un altro dato che trova corrispondenza nella storia.
L’EVENTO “FUORI RETE”
“L’errore si può fare”, ha affermato Luongo, che ne ha ricostruito così la GENESI. La localizzazione automatica del sisma viene fatta dal sistema attraverso un MODELLO DI VELOCITA’ DELLE ONDE SISMICHE “CHE DA NOI NON FUNZIONA”. Dunque, va fatta una valutazione dell’attendibilità del modello da parte dell’OPERATORE, chiamato a integrare e interpretare correttamente il lavoro delle strumentazioni. E poi deve anche sapere quanto sul dato del sistema influiscono le caratteristiche della rete di rilevazione. Nel caso specifico, il 21 agosto 2 STAZIONI A ISCHIA ERANO SALTATE PRIMA e dunque erano inservibili, e erano ATTIVE SOLO LE ALTRE 2 nella parte dell’isola più a nord, nella zona non interessata dal fenomeno.Insomma, è stato un “EVENTO FUORI RETE” e l’operatore avrebbe dovuto tenerne conto e valutarlo diversamente. Ma questo richiedeva una esperienza che evidentemente è mancata a chi era di turno quella sera a Roma, dove sono stati “letti” i dati offerti dal sistema. E in quel cortocircuito tra il responso automatico del sistema e il necessario filtro ed elaborazione dell’operatore è nato l’errore sulla localizzazione del sisma e il balletto di notizie sull’epicentro.
Che i dati dell’INGV non fossero plausibili, Luongo, che di esperienza e di conoscenza specifica della storia sismica isolana ne ha in abbondanza, lo aveva rilevato e aveva invitato gli addetti dell’Istituto, che chiama “i miei allievi”, a rivedere il percorso che avevano intrapreso, purtroppo senza riscontri concreti. E siccome la rettifica non arrivava, alla fine si è deciso a rendere PUBBLICI i suoi RILIEVI SU FB, consapevole che “gettavo un sasso enorme in una piccionaia”, ma bisognava risanare il “vulnus alla sismologia”. “Non era mai successo che l’INGV correggesse dei dati, questa volta è successo, da persone intelligenti hanno fatto marcia indietro. E questo significa che si può avere fiducia, nonostante le defaillance”.
LA VISITA NELLA ZONA DELL’EPICENTRO
Prima della conferenza stampa, Luongo aveva visitato la zona del Maio, epicentro di tutti i sismi registrati a Casamicciola fin dal 1796. “I danni sono gravi, ma ci sono case rimaste in piedi. L’ingegneria sismica ha l’obiettivo di salvare le vite, dunque punta ad evitare i crolli. Certo, quelle della zona sono costruzioni MOLTO DEBOLI, negli anni non ci sono stati interventi per rafforzare”. C’è stata insomma scarsa manutenzione: “Si è avuta più attenzione all’estetica che alle strutture”.
SI POTRA’ RICOSTRUIRE LA’?
Dopo il terremoto del 1883, il famoso MERCALLI stette a Ischia per un paio di mesi e, raccogliendo le testimonianze dei superstiti, elaborò a Ischia, come ha spiegato Peppino Mazzella, una serie di RACCOMANDAZIONI su come operare nelle zone colpite. In particolare, consigliò di non costruire più al Maio, Fango, Monterone, Ciglio fino a Panza, o di farlo solo con strutture leggere, in legno, e ad un solo piano. CONSIGLI CHE TORNANO DI STRETTA ATTUALITA’. Perchè il rischio terremoto è alto, anche se non si può prevedere quando vi sarà.
Luongo ha sottolineato che la ricostruzione nei luoghi colpiti oggi come nel passato è una SCELTA CHE SPETTA ALLA COMUNITA’, che deve decidere se il livello di rischio sia accettabile o meno e se rispetto ad esso si sia disposti e nelle condizione di mettere in campo tutte le risorse necessarie, comunque ingenti, a garantire livelli di sicurezza adeguati. Praticamente, proprio quello che abbiamo dimenticato di valutare nell’ultimo secolo.
(I Parte)