Nonostante qualche libera interpretazione partorita improvvidamente circa la sua presunta cancellazione, il SIT IN di protesta fissato per il 25 SETTEMBRE davanti al “Rizzoli” è pienamente CONFERMATO. A prendere l’iniziativa è stato il CUDAS Ischia, che ha provveduto alle comunicazioni di rito alle autorità preposte, facendosi promotore di un raduno che era stato lanciato la settimana scorsa da tutte le organizzazioni sindacali rappresentative del personale paramedico dell’Asl Na2 Nord. Un piccolo cambiamento in corsa che aggiunge alle motivazioni originarie, più squisitamente sindacali e comunque appoggiate del Comitato per la sanità, anche altre istanze prioritarie di quest’ultimo: la MESSA IN SICUREZZA DELL’EDIFICIO di via Fundera e il riconoscimento dell’isola come ZONA DISAGIATA. Quest’ultima battaglia sostanziata dalla raccolta firme portata avanti negli ultimi mesi, di cui verranno resi noti i risultati nel corso di una CONFERENZA STAMPA e assemblea di cittadini convocata per SABATO 23 SETTEMBRE alle ore 11, presso la sala riunioni del CALISE DI ISCHIA.
Più o meno una settimana fa, tutti le rappresentanze sindacali dell’Asl Na2 Nord avevano sottoscritto un documento durissimo sulla carenza di personale paramedico e OSS, al “Rizzoli”. Dopo un’analisi impietosa delle difficoltà in cui operano gli operatori sanitari sull’isola e del mancato rispetto degli accordi siglati dall’Azienda per realizzare il turn over dei “pendolari storici” verso Ischia, i sindacati avevano proclamato lo STATO DI AGITAZIONE e convocato il SIT IN di lunedì prossimo. E sul problema annoso della CARENZA DI PERSONALE avevano subito incassato il sostegno del Cudas, che aveva aderito alla manifestazione del 25, garantendo la sua partecipazione. D’altra parte, il Comitato di cittadini per la Salute, dalla sua fondazione, ha sempre sollecitato che gli enormi buchi di organico fossero sanati sia in ospedale che nei servizi territoriali. Senza aver avuto alcun riscontro utile alle richieste formulate un anno fa anche personalmente al direttore generale Asl ANTONIO D’AMORE.
La presa di posizione dei sindacati ha prodotto, come spesso accade in questi casi, una veloce convocazione in Prefettura, dove mercoledì si confronteranno le richieste sindacali con le intenzioni dell’Azienda. Vedremo se l’incontro porterà ad un accordo, in quali termini e con quali effetti concreti. Di sicuro, dopo aver collezionato tante chiacchiere, rassicurazioni e promesse, l’Asl dovrà dare risposte all’insegna della massima concretezza. Quello che ha trascurato di fare finora, “dimenticando” sistematicamente la condizione di straordinaria difficoltà dell’ospedale isolano, che ancora una volta ha dovuto far fronte all’EMERGENZA ESTIVA con risorse al di sotto del limite minimo tollerabile. Altro che turn over! Non si sono preoccupati neppure di garantire qualche rinforzo per l’estate, che all’incremento enorme di lavoro consueto ha aggiunto pure l’evento sismico con tutto il bailamme connesso alla condizione strutturale dell’edificio d’inizio anni Sessanta.
Per l’estate dei record prevedibili di ingressi e prestazioni, da Frattamaggiore hanno saputo mettere in campo solo il “PROGETTO ESTATE”, ovvero la MOLTIPLICAZIONE DEGLI STRAORDINARI per lavoratori già allo stremo, a causa del superlavoro continuo a cui sono costretti per tappare le falle degli organici perennemente sguarniti.
Certo, l’estate è stata superata, in un modo o nell’altro, una toppa striminzita ad un PROBLEMA IRRISOLTO. Anzi, ora più grave. Perchè gli operatori sono ancora più stanchi, in cambio di un beneficio economico molto contingente e relativo, visto che le tasse lo eroderanno quasi interamente nei prossimi mesi. E qualcuno che ha accettato di aumentare le ore di lavoro per poi recuperarle, dovrà riposare. Come chi non avrà usufruito delle ferie. Tutti strascichi per le prossime settimane, che si aggiungono al profondissimo MALCONTENTO DEI PENDOLARI, che non hanno ottenuto il turn over promesso e atteso da mesi.
Insomma, si annuncia un autunno difficile, se non arriverà più personale, infermieri e operatori socio-sanitari in primis. Non rincalzi per chi sarà trasferito, ma unità in più, per riequilibrare gli organici. Non giochetti di numeri, insomma, ma rinforzi in carne e ossa, come mancano da anni.
E’ anche per questo, comunque sarà andato l’incontro sindacale di mercoledì, che il Cudas scenderà ancora una volta in piazza il 25 settembre. Per tutelare i lavoratori e contemporaneamente i MALATI e la cittadinanza isolana, che hanno diritto ad un ospedale funzionante, con personale motivato, sollevato da turni e modalità di lavoro che non possono umanamente garantire la qualità delle prestazioni, nonostante la professionalità e lo spirito di sacrificio dei singoli operatori.
E poi ci sono le battaglie primarie per la ZONA DISAGIATA, che era stata data per fatta e “imminente” dal manager D’Amore oltre dieci mesi fa, mentre è da allora “desaparecida”. E la questione nodale della SICUREZZA STRUTTURALE, che il Cudas aveva posto un anno fa all’attenzione dell’Asl, perchè il “Rizzoli” sorge in una zona ad elevata sismicità. Dopo il 21 agosto è evidente che la priorità è diventata un’URGENZA. E il primissimo intervento, ineludibile, dovrà liberare il tetto dai serbatoi idrici che l’appesantiscono, accrescendo il rischio in caso di emergenza sismica.
Un anno dopo le manifestazioni di massa del 2016, la sanità isolana ha ancora bisogno della mobilitazione della comunità locale. Per sciogliere i nodi che non sono stati sciolti. E quelli che si sono ancora più intricati