Dopo innumerevoli segnalazioni, che aspetta l’Asl a tutelare i pazienti oncologici isolani?

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Foto Qui Ischia

E’ una vergogna datata. E dunque ancora più intollerabile. Anche perché è stata più volte evidenziata alle “autorità competenti”, che ogni volta hanno assicurato interventi e soluzioni, senza poi concludere nulla. Mentre ogni giorno la vergogna si ripete, all’ingresso e al secondo piano del presidio “San Giovan Giuseppe” di Ischia, dove entrano e sostano i malati oncologici che si sottopongono alla chemioterapia presso il Centro di via Mirabella. Ingressi e attese in spazi condivisi quotidianamente con il flusso di persone che frequentano il presidio per pratiche amministrative o visite ambulatoriali. Una “esposizione” costante, che non prevede alcun diritto alla privacy per i pazienti dell’Oncologia, come dovrebbe essere scontato e naturale in un paese civile, senza il bisogno di doverlo chiedere, sollecitare, ribadire…

Ancora ieri, partecipando ad una riunione di giornalisti isolani e venuti dalla terraferma, NUNZIA MATTERA, fondatrice e anima della CATENA ALIMENTARE, ha richiamato l’attenzione di tutti sulle condizioni in cui si trova l’importantissimo Centro oncologico ischitano. Già ristretto in spazi angusti e nettamente inadeguati al volume di attività che svolge e al numero di assistiti, con un mezzo corridoio come sala d’aspetto, pure in “coabitazione” con altri servizi, che rendono del tutto insufficienti le panchette messe a disposizione degli utenti in attesa, non vi è traccia di un percorso protetto, capace di garantire la giusta e doverosa riservatezza a chi usufruisce delle terapie oncologiche.

La vergogna di via Mirabella venne sollevata in pubblico oltre un anno fa, già in occasione dell’assemblea fondativa del CUDAS all’Hotel Terme di Augusto. E inserita tra le priorità della battaglia per il DIRITTO ALLA SALUTE e il RISPETTO DEI MALATI, la necessità di assicurare la “privacy” e una struttura più adeguata all’Oncologia fu illustrata dalla presidente Gianna Napoleone in occasione dell’incontro con il direttore generale D’AMORE a Monteruscello nel settembre dello scorso anno.

Poco tempo dopo, la questione fu discussa da una delegazione del Comitato durante un colloquio con la direttrice del Distretto sanitario, LIA AIARDO, che in  quell’occasione spiegò che si stava studiando un ingresso alternativo per i pazienti dell’Oncologia e un appropriato percorso interno per evitare coabitazioni forzose con altri servizi. L’intervento era già in fase avanzata, fu detto allora, per cui entro poco tempo quel problema dell’Oncologia si sarebbe potuto considerare risolto.

Ciò che a tutt’oggi non è ancora avvenuto. Dell’ingresso e del percorso alternativo non ci sono tracce e i malati continuano a subire gli STESSI INTOLLERABILI DISAGI, come se la questione non fosse mai stata sollevata.

DOV’E’ FINITO IL PERCORSO PER GARANTIRE LA PRIVACY DEI PAZIENTI ONCOLOGICI? CHE NE E’ STATO DELLE PROMESSE SULL’ADEGUAMENTO DEGLI SPAZI A DISPOSIZIONE DELL’ONCOLOGIA DI ISCHIA? QUANTO ALTRO TEMPO BISOGNERA’ ASPETTARE PER ELIMINARE QUELLA VERGOGNA QUOTIDIANA’?

Il dottor D’Amore che scrive lettere tanto “politically correct”, zeppe di promesse e di soluzioni a portata di mano (!), quando pensa di iniziare la stagione dei fatti, dopo quella tanto lunga delle parole?

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