Luoghi di Ischia: La Violetta
Ci sono luoghi a Ischia che sono indissolubilmente legati alla storia dell’isola. Sono quei luoghi che testimoniano le
trasformazioni del tempo e continuano a parlarci di persone che per tradizione familiare ogni mattina sono là a preparare un caffè, a dare informazioni o a fare un’ambasciata. Uno di questi è sicuramente La Violetta, bar e tabacchi, in via Mirabella, tra La Mandra e Ischia Ponte.
Ci passavo davanti ogni mattina, non troppo presto, poco prima delle 9:00, per andare alla mia Scuola Elementare. Attraversavo con calma via Antonio Sogliuzzo e spesso dovevo fare tappa lì, in via Mirabella. Magari mi occorreva un quaderno, un foglio da disegno o di computisteria, un righello, una matita. Qualche volta spendevo gli spiccioli di resto per un carrarmato della Ferrero o della Perugina. Il Signor Pino era sempre gentile, soprattutto con noi bambini. Ci passavo spesso anche di pomeriggio prima di una passeggiata a Ischia Ponte o nella Pineta Villari. Già in primavera il frigo dei gelati era la gioia di noi bambini e quei SuperSantos ben esposti ci facevano saltare dalla gioia al solo vederli. A me incuriosivano anche i turisti tedeschi seduti a quei tavoli sistemati in uno spazio semplice, di fianco al bar, con pavimento in cemento e una copertura in canne che riparava dal sole. Ci trascorrevano pomeriggi interi sorseggiando un cappuccino e guardando il passeggio. Era la fine degli anni ’60.
Ultimamente La Violetta è stata rinnovata. Bar e Tabaccheria sono due entità diverse, anche se annesse. La Tabaccheria si chiama Tatì, il Bar ha invece conservato il nome originario e ha uno spazio ben attrezzato con tavolini e TV. Ci si può accomodare per prendere un caffè o trascorrere una serata mangiando qualcosa e tifando per la squadra del cuore.
La storia
Una mattina mentre Isabella e io eravamo sedute a un tavolo, si avvicina Felicia, volto noto del bar, che tuttavia oggi si occupa della Tabaccheria. Tra una chiacchiera e un caffè, Felicia comincia a parlarci della storia del luogo: “Era il 1956 quando la famiglia di mio padre decise di aprire un piccolo bar solo per i periodi estivi. Qui intorno, le attività ricettive erano davvero poche: c’erano la Pensione Pineta, la Pensione Cecilia, la Pensione DI Costanzo e Villa Panoramica”. Tutte attività a conduzione familiare, insomma.
I primi avventori dunque sono stati i turisti. “Non solo turisti – ci spiega Felicia – Il Bar diventò ben presto il punto di riferimento per le persone del luogo. Per tanti anni è stato il ritrovo della gente de La Mandra che veniva qui a giocare a carte. Per non parlare della Clinica S. Giovan Giuseppe: nascevano tanti bambini e La Violetta era ben lieta di ospitare le piccole feste”. Già … nascevano bambini. Oggi la Clinica non esiste più e nella struttura, proprio di fronte al bar, ci sono solo pochi laboratori sempre a rischio chiusura.
La statua di S. Antonio
Felicia ci spiega un particolare che io proprio non conoscevo e che si riferisce a uno dei simboli di via Mirabella: la Statua di S. Antonio.
“La Statua una volta era qui, dove ora sorge il bar. Era attorniata da aiuole di viole. La statua poi fu spostata più avanti, dove è ora. E al bar è stato dato il nome La Violetta proprio per ricordare quelle aiuole di viole”. Qualche anziano lettore se ne ricorda?
Confidenza e familiarità
Oltre al caffè, che qui è storicamente ottimo, c’è anche un altro particolare che contraddistingue il bar: la familiarità. Eh sì, perché se hai bisogno di lasciare una notizia, se vuoi un’indicazione, se cerchi una persona della zona, puoi rivolgerti tranquillamente a La Violetta. Felicia ride di gusto: “Mi racconta mio padre che negli anni’70 e ’80, qui fuori c’era un posteggio taxi. E i tassisti come loro recapito davano agli alberghi il numero di telefono della Violetta”. Ecco, appunto.
E oggi? Le cose certo sono cambiate, gli esercizi commerciali si sono moltiplicati. Ma La Violetta non ha perso la sua identità. L’ottimo caffè e il senso di familiarità qui sono sempre di casa. E a questo proposito posso raccontarvi un’esperienza personale. Qualche volta ci sono venuta per la partita del Napoli. Ci sono venuta in compagnia e anche da sola, perché tanto nella saletta ho sempre trovato gente familiare con la quale condividere la mia passione e sgranocchiare qualcosa di buono da mangiare. E vi garantisco: in compagnia si soffre meglio. Volete venire pure voi? Vi aspetto.
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