Otto mesi dopo, ancora nessuna traccia in pineta: che fine ha fatto la sorgente Mirtina?

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Il verde c’è. Edere, felci e acanti crescono fronzuti e rigogliosi, occupando ogni piccola superficie e anfratto rocciosi. E sul fondo si intravedono anche i resti arrugginiti del motore installato qualche anno fa, all’epoca del restyling milionario che avrebbe dovuto creare il parco idro-aromaterapico, rimasto un’utopia. E c’è anche una macchinetta di plastica colorata, precipitata o buttata nel fosso, tanto per non far mancare anche lì il consueto tocco di inciviltà di cui, a quanto pare, non si può proprio fare a meno nei boschi isolani. Quella che non c’è, anche aguzzando al massimo la vista, è l’ACQUA. E non un’acqua qualunque, ma la FONTE MIRTINA, che lì scorreva da sempre, tanto da essere indicata da una mattonella decorata a beneficio dei turisti. Otto mesi dopo la prima segnalazione di QUI ISCHIA, la situazione non è cambiata e i motivi di preoccupazione sul destino della Mirtina si sono moltiplicati. Perchè  ormai la mancanza di acqua non si può più considerare temporanea, episodica, passeggera. Ma, purtroppo, persiste e da un periodo decisamente lungo. Quasi lungo un anno.

davEra stato nel mese di aprile scorso che era stata avvistata l’inquietante novità: IL LUOGO DELLA SORGENTE ERA A SECCO!!! Un fatto strano, tanto più che in quel periodo non ci trovavamo ancora nella fase di grave siccità verificatasi nei mesi successivi. Peraltro, in passato, anche nei periodi siccitosi l’acqua non era mai mancata nel punto di tradizionale visibilità della sorgente.

La stessa considerazione che si può fare oggi, nel primo giorno d’inverno dopo un autunno decisamente piovoso. Dalla primavera all’inverno, nulla è cambiato rispetto al primo mancato avvistamento. La sorgente resta “desaparecida”.  E dopo otto mesi, autorizza una domanda carica di dubbi e preoccupazioni: CHE FINE HA FATTO LA FONTE MIRTINA?

Ad accrescere la preoccupazione è il motivo all’origine del mancato avvistamento. Quest’ultimo sopralluogo è stato fatto nel fosso della sorgente da Enzo Italiano, che vi si reca da anni periodicamente, con una certa frequenza, per verificare le condizioni dell’habitat del ROSPO SMERALDINO, la rara specie di anfibio presente a Ischia che da anni ha nella PINETA MIRTINA IL SUO PRINCIPALE SITO DI RIPRODUZIONE. Tanto più importante e perfino DECISIVO PER IL FUTURO DELLA SPECIE considerato che gli altri suoi habitat “storici” sull’isola sono stati cementificati, antropizzati o manomessi, con gravi conseguenze sulla presenza dei rospi. E adesso che pure la sorgente Mirtina continua ad essere prosciugata, CHE NE SARA’ DELLA COLONIA DI ROSPI là INSEDIATA?

Vale la pena ricordare che il Rospo Smeraldino è una SPECIE PROTETTA, perchè a rischio di estinzione, dalla DIRETTIVA HABITAT e dalla CONVENZIONE DI BERNA, a cui aderisce anche l’Italia e che impongono agli Stati la salvaguardia dei siti di vita e di riproduzione degli anfibi. E questo vale anche per Ischia e comporta delle precise RESPONSABILITA’ DI TUTELA a carico del COMUNE, proprietario della pineta di via Sogliuzzo.

 davPassando dagli effetti possibili del disseccamento della fonte alle sue cause, non si può fare a meno di continuare a chiedersi e a chiedere se non vi sia una correlazione con l’ACQUA CHE FINISCE A MARE DA MESI ALLA SIENA. L’intervento che è stato fatto sulla faglia, che ruolo sta giocando nel fenomeno che si nota in pineta e che situazione sta producendo a monte e nelle vicinanze del luogo di emungimento continuo, con scarico in mare di enormi quantitativi d’acqua fin dall’inverno scorso?

Può essere solo un caso che la prima evidente mancanza dell’acqua Mirtina nel fosso in pineta risalga a poco tempo dopo che si era materializzata la cascata in mare alla Siena e che, otto mesi dopo, continui a non esservi traccia della sorgente, mentre lo scarico in mare a poche decine di metri prosegue a ritmo serrato e senza soluzione di continuità da allora?

davPer caso, per il parcheggio della Siena ci siamo giocati la sorgente Mirtina? Un’acqua pluripremiata per le sue caratteristiche peculiari proprio un secolo fa, addirittura a livello europeo, tanto da suggerire all’epoca l’idea di imbottigliarla?

I cittadini ischitani hanno o no il diritto di avere una risposta chiara e scientificamente attendibile a queste domande e ai dubbi che vi si accompagnano? In Comune, qualcuno si vuole far carico di capire che fine ha fatto la sorgente, patrimonio collettivo da tutelare?

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