Una Tedesca a Ischia: Brigitte

Una Tedesca a Ischia: Brigitte

IschiaPonte_dal_Castello

Ti accorgi subito quando una persona forestiera ama Ischia fino all’inverosimile. Scorgi quell’amore negli occhi, nelle parole, nelle critiche. È il caso di Brigitte, una signora tedesca che vive a Ischia da tempo e che è venuta a farci visita al Tavolo per un caffè e quattro chiacchiere.
L’avevo conosciuta tempo fa, l’avevo persa di vista per poi ritrovarla sui social, quel mondo tanto affascinante e discusso. Prende parte spesso, virtualmente, alle discussioni su Ischia che lanciamo al Tavolo: il traffico, il verde, i trasporti…
Vediamoci per caffè”, le avevo chiesto. Ma sì, dai. E così ci siamo incontrate a Ischia Ponte, quel luogo che tanto amiamo e che anche lei frequenta spesso per lavoro.  Non ho bisogno di sfoderare il mio tedesco. Brigitte parla perfettamente l’italiano, anche se l’accento è inconfondibile.

Come mai vivi qui,  Brigitte? “È stato un caso che quarant’anni fa mi sia ritrovata qui. Poi però Ischia è diventata la mia casa”.  E comincia un racconto che ha dei risvolti davvero affascinanti. “Era la fine degli anni ’70 quando decisi di andar via dalla mia casa in Germania perché … “ magari perché i giovani all’epoca preferivano le avventure nel mondo al divano di casa. E in particolare i Tedeschi a 18 anni lasciavano i genitori, non necessariamente per l’estero. “Sono venuta qui insieme con un’amica, insieme abbiamo aperto un bar.  Io ero troppo giovane e inesperta e le cose non sono andate bene. Ben presto il bar ha chiuso e io mi sono ritrovata da sola e senza un lavoro”.
Arrivano i nostri caffè. “Ma non volevo saperne di tornare in Germania e ho scelto di rimanere. Sono riuscita ad arrangiarmi con qualche lavoretto e a trovare casa soprattutto grazie alla generosità della gente”.
Brigitte_Teresa_Isabella

E su questo punto Brigitte si sofferma un attimo: “Quaranta anni fa la gente qui a Ischia era straordinaria: la solidarietà e la gentilezza che riscontravo erano meravigliose. C’era verso di me qualche punta di sospetto. Ero una giovane tedesca, sai com’è”. Sì, certo. Ischia all’epoca era chiusa e piena di pregiudizi, forse perfino più di oggi. Le donne straniere che provenivano da realtà più aperte erano guardate con un pizzico di diffidenza. “Eppure la solidarietà, ecco, quella l’ho avvertita tanto in quel periodo così difficile per me”.

Oggi le cose sono un po’ diverse da questo punto di vista. Noi ischitani siamo cambiati, forse i soldi ci hanno corrotto, facendoci diventare egoisti. “Ischia in questi 40 anni è cambiata tantissimo, non solo nella gente – prosegue Brigitte – quando sono arrivata, c’era davvero tanto verde,  il traffico cominciava ad essere un problema, ma non era così caotico come oggi. Insomma l’isola era bella, tranquilla, vivibile” .
E i turisti tedeschi venivano numerosi proprio perché affascinati dalla natura di Ischia. “Infatti io, da Tedesca, mi sono inserita in ambito turistico, lavorando tra alberghi e agenzie di viaggio. Poi all’inizio degli anni ’80 mi sono sposata e ho lasciato il lavoro”.
E qui comincia un’altra storia. “Sì, facevo la casalinga e ho perso un po’ i contatti con il mondo”. E poi? “Il mio matrimonio è durato una decina di anni e dopo ho ricominciato a lavorare. Il turismo tedesco, era il 1990, era ancora florido. Però agli inizi del 2000 è scattato qualcosa, uno strano malessere. Sono scappata via. Sono emigrata in un’altra isola, Santo Domingo. Non potevo fare a meno del mare”.
E ancora un colpo di scena: “La mia avventura dominicana è durata poco, un paio di anni.  Non riuscivo ad abituarmi a quella realtà, troppo diversa e lontana dalla mia”. E conclude con una frase che mi fa accapponare la pelle: “La verità è che non riuscivo a fare a meno di Ischia. Questa è un’isola che, anche oggi, pur con tutti i suoi problemi, ti affascina, ti lega. È come una calamita. Se vai via, senti un richiamo talmente forte, che devi ritornare per forza”.

E il racconto continua. Brigitte si sofferma molto su alcuni aspetti del nostro turismo che sarà opportuno sottolineare. Ve ne parlerò presto. Intanto però vi ripropongo una domanda storica: perché  solo i forestieri amano tanto Ischia?

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