Piccoli dischi gelatinosi dai riflessi violacei. Come l’anno scorso, negli ultimi giorni centinaia di meduse sono state depositate dalle onde sulle spiagge, tra Ischia Ponte a San Pietro. Insieme a tanto altro. Nonostante siano in gran numero, infatti, le creature marine appaiono nettamente in minoranza sulla battigia rispetto ai rifiuti che con esse sono approdati sui nostri lidi. Un campionario impressionante di “monnezza” umana, praticamente indistruttibile, che ci ritorna indietro e che, poi, rischia di fare il viaggio al contrario, tornando a inquinare l’ambiente marino. Così, le “gelatine” lilla sono l’unico elemento di normalità (forse) in mezzo a ogni tipologia di oggetto di plastica: bottiglie, bicchieri, piatti, flaconi di detersivi, buste di ogni colore e misura. Con i tappi e le retine che uccidono le tartarughe marine e i cetacei. E sulla spiaggia del Muro Rotto, dove mi sono trovata circondata da tanta robaccia, un mosaico incredibile di pezzi di “riggiole” variamente colorati e decorati.
In questi primi giorni di primavera, camminare sulle rive del mare è un piacere di cui, trovandosi a Ischia, non bisognerebbe privarsi. Ma se tra la sabbia, invece di trovare conchiglie, banquette di Posidonia e anche meduse, si trovano soprattutto pezzi di plastica, il piacere lascia velocemente il passo all’avvilimento. Per non trasformarlo in sconforto, c’è solo da rimboccarsi le maniche e procedere a raccogliere quanta più plastica possibile, prima che torni a mare o che si sminuzzi riempiendo pure la sabbia di microplastiche. Dato che la decisione di scendere sulla spiaggia l’avevo presa d’impulso, non avevo portato una busta, però l’ho trovata sul posto, un po’ rotta, ma ancora utilizzabile. Una busta resistente, usata per il pellet chissà dove, che è finita direttamente a mare – non da sola, ovviamente – invece che nella differenziata.
Non c’è voluto molto a riempirla. C’era solo l’imbarazzo della scelta e, eliminati a priori i pezzi di plastica più grossi, impastati di sabbia e dunque troppo pesanti, ho cercato di raccattare bicchieri, bottiglie e simili, dopo aver trascinato i teli più ingombranti nel punto più lontano dal mare, dove le onde solitamente non arrivano. Con la speranza che Ischiambiente o altre persone di buona volontà, in gruppo, recuperino anche quello da soli non si può.
Riempito l’ingombrante fardello e lasciata la spiaggia della Siena, ho proseguito per la Spiaggia dei Pescatori, alla ricerca di un cestino almeno vuoto per poterla depositare. Il problema di sempre, per quelli che anche durante l’inverno cercano di dare anche un minimo contributo al decoro dei nostri lidi e di sottrarre “monnezza” al mare. Già, perchè lungo tutta la stradina interna che costeggia la spiaggia della Mandra, non c’è traccia di cestini portarifiuti. Eppure, tra pochi giorni, quella sarà per mesi una delle zone più frequentate del paese e anche d’inverno ci vanno a passeggiare regolarmente i turisti presenti a Ischia e gli isolani amanti del mare. Ma tant’è, i cestini a Ischia sono oggetti rari, che diventano “cult” quando si riesce a incontrarne uno nei posti cruciali.
E così. arrivata in fondo al percorso, a Punta Molino, come sempre mi è venuta in soccorso la signora MARIA, che fa pure lei la sua parte, tenendo pulito il tratto di strada davanti a casa sua e pure il pezzo di spiaggia su cui è affacciata. Ogni volta approfitto del permesso che mi diede un paio di anni fa: “Lasciate nel sacco nero mio, che poi penso io a darla quando è il giorno giusto”. Ha trascorso una parte importante della sua vita in Germania, Maria, e là aveva imparato a differenziare i rifiuti, quando in Italia manco se ne parlava. E poi ci tiene assai al mare, alla sua isola, a quell’angolo di paradiso di cui ha la fortuna di godere e che, a sua volta. ha la fortuna di averla come residente. Per fortuna, tra tanti che non vedono o fanno finta di non vedere, ci sono persone come lei, che ti sgombrano il cuore da malinconie e sconforto. Ce ne avesse, di amiche fedeli come Maria, il Regno di Nettuno…