Di questi tempi, forse più che nel resto dell’anno, dovrebbe essere protagonista. Nel suo ruolo di tutela e di controllo, ma anche di promozione e di valorizzazione della risorsa mare. Attiva nelle iniziative, nella progettualità, non solo nello svolgimento delle funzioni burocratiche ordinarie, che poi pure quelle sembra che procedano al rallenti se non con affanno. E invece l’Area Marina Protetta delle Isole Flegree arranca. Oggi più di quando, appena nata, avrebbe potuto farlo con qualche giustificazione. Allora, invece, dava l’impressione di essere partita nel modo giusto e di poter corrispondere, vieppiù con il passare del tempo, alle tante aspettative che – almeno a Ischia – si erano accompagnate alla sua istituzione. D’altra parte, le premesse per fare molto e bene le c’erano tutte, in partenza. Molto più di altre Amp nate male, che poi non solo si sono rimesse in carreggiata, ma hanno cominciato a volare, tanto da far cambiare in positivo gli umori negativi manifestati dalle popolazioni coinvolte nella fase di gestazione e in quella neonatale. Tutto il contrario di ciò che è successo a Ischia, dove il “Regno di Nettuno” era stato salutato alla nascita e nei primissimi anni di esistenza con entusiasmo e convinto sostegno dai più vari gruppi e categorie di cittadini, a cominciare proprio da quelli che sul mare e del mare vivono. Un sentimento diffuso che, a causa del mancato decollo e perfino dei regressi accumulati, è stato sostituito progressivamente da disincanto e delusione. Che continuano a crescere, tanto che a questo punto avranno coinvolto e spoetizzato perfino il povero Nettuno.
E di ottimi motivi per essere spoetizzati ce ne sono tanti, per chi nel progetto dell’Amp ha sempre creduto. E anche confidato, per la soluzione di vecchi problemi, ma soprattutto per dare un’impronta diversa, all’insegna della sostenibilità, alla fruizione del mare, che è una delle ricchezze strategiche delle isole.
Basta navigare sul sito ufficiale del “Regno” per rendersi conto che di emozioni in quel mare di comunicazioni in burocratese non c’è molta possibilità di incontrarne. Unica eccezione (che conferma la “regola”?) la campagna di studio dei cetacei condotta da Oceanomare Delphis per dodici mesi all’anno, unico progetto da Area Marina che si è riusciti a concretizzare nella nostra. L’altra iniziativa concreta di cui si legge è il partenariato con la Festa di Sant’Anna, per far arrivare i fondi Por serviti per realizzare la manifestazione del 26 luglio. Per il resto, pare che tutta l’attenzione sia concentrata sulle criticità dei bilanci, che si fatica ad approvare, tanto da dover dare mandato a un legale per verificare se ve ne siano le condizioni. Mentre a segnalare l’arrivo dell’estate c’è solo l’annuale riapertura degli sportelli per il rinnovo delle autorizzazioni a diving, diportisti, pescatori professionisti e alle altre attività che non possono essere esercitate nel “Regno” senza permesso. Ben misero bilancio, arrivati al settimo anno di vita!
Praticamente, lo stesso bilancio deficitario e deludente che aveva consegnato il disastroso periodo di affidamento del Consorzio di gestione ai “tecnici”, che stavano portando la barca a sfasciarsi sugli scogli. A tenerla a galla tra mille difficoltà pratiche e burocratiche era riuscito il precedente CdA, che però aveva dovuto operare sempre a scartamento ridotto per la mancanza di un responsabile dell’AMP. Come dimenticare la pantomima del concorso andato avanti per più di un anno tra colpi di scena e defezioni seriali? L’estate scorsa, per le difficoltà dei mesi precedenti, non era stato possibile programmare nessuna iniziativa, attività…se ne riparlerà l’anno prossimo, si diceva. E si sperava. Ma non sembra che il 2014 abbia portato alcuna svolta. E dire che l’organigramma dei tecnici, esperti, responsabili delle più varie “aree” di gestione è bello nutrito. Tanto più a fronte di un organico operativo quasi inesistente. Una disparità di forze a bordo (tutti capitani…) che non aiuta a tenere la rotta. E che, anzi, realizza una condizione ideale per esercitare la non nobile arte dello scaricabarile reciproco. Quella che intorbida le acque, sollevando tutti dalle proprie responsabilità e consentendo di nascondere le speculari irresponsabilità.
La cartina di tornasole è la pagina Facebook del “Regno di Nettuno”. Dove invece degli stupefacenti “j’accuse” pubblici del responsabile dell’Area nei confronti del Consorzio e dei Comuni, ci piacerebbe trovare notizia di progetti in corso per rilanciare la pesca tradizionale, per avviare attività di pescaturismo, per realizzare ulteriori progetti di studi scientifici, per creare nuove opportunità di lavoro legate alla fruizione ecosostenibile del mare, per valorizzare appieno le peculiarità del “Regno” come le praterie di Posidonia. Magari anche per far conoscere a terra l’esistenza di un’Area Marina Protetta ai turisti italiani e stranieri che vengono a Ischia e che ignorano quasi completamente questa realtà, meritevole invece di ben altra visibilità.
Troppa grazia eh? Eppure, è quello che si fa nelle altre Amp che funzionano. E dove, non a caso, le forze locali inizialmente ostili sono diventate convinte sostenitrici dei parchi, fino a chiederne spesso l’ampliamento. Mentre a Ischia si sta facendo di tutto per mandare tutto a…mare. Con una miopia spaventosa da parte della stragrande maggioranza degli attori di questa vicenda. Sempre più triste. E scoraggiante. Tanto che Nettuno ormai si è seppellito sotto metri e metri di sabbia per non vedere il disastro che si fa in suo nome…