Mentre il ministro punta sui servizi territoriali, l’Asl Na2 Nord li sta smantellando

IMG_0365Ieri sera, ospite in apertura di trasmissione a “Millenium”, il programma di approfondimento estivo di Raitre, c’era il ministro della Salute, BEATRICE LORENZIN. Un’intervista a tutto campo,tanti gli argomenti toccati, da quelli di strettissima attualità alle linee guida della sanità pubblica nel medio periodo. E anche una domanda sul nuovo parametro che il ministero starebbe per dettare, circa il rapporto tra numero di abitanti e posti letto sul territorio, che presupporrebbe un’ulteriore taglio di posti negli ospedali italiani. Questione spinosa, anche perchè di tagli negli ultimi anni ce ne sono stati moltissimi in quel settore, creando diverse situazioni critiche, soprattutto nelle grandi città. Il ministro ha chiarito che andranno prima precisate molte situazioni particolari, come quelle delle zone montane che ha portato come esempio e che, per un riflesso incondizionato, da isolani ci portano a stabilire subito un parallelismo con i presidi delle piccole isole. Poi, l’esponente del governo ha specificato che si tratterà non di tagli con la mannaia, ma di una riconversione di strutture. Perchè, ha specificato, per qualificare la spesa e rendere più appropriata l’assistenza, bisognerà fare in modo di riservare l’ospedale solo ai casi in cui è necessario, puntando su un potenziamento dei poliambulatori, di strutture territoriali che facciano da filtro rispetto ai ricoveri e/o che accolgano i pazienti dopo la fase acuta, per completare cure e riabilitazione. Almeno nelle buone intenzioni, insomma, secondo il ministro si starebbe lavorando per creare un’offerta più mirata di assistenza non domiciliare, attraverso strutture più diversificate e diffuse sul territorio.

Preso atto degli indirizzi di politica sanitaria per i prossimi anni, anticipati dalla Lorenzin, viene da chiedersi in modo ancora più pressante quale sia la “ratio” degli interventi messi in campo in questi ultimi anni dalla dirigenza dell’Asl Na2 Nord, che a occhio e croce sono andati nella direzione esattamente opposta. Almeno negli effetti pratici che hanno prodotto. E che sono macroscopici visti in un’ottica ancora più particolare come quella dell’isola. Peraltro, un’ottica che FERRARO e i suoi più stretti collaboratori hanno dimostrato di non tenere nella minima considerazione.

Uno dei primi atti compiuti dall’attuale vertice di Monteruscello è stata l’abolizione degli PSAUT, che svolgevano proprio la funzione di primo riferimento sul territorio per le emergenze e di filtro rispetto agli ospedali aziendali. Funzione che, almeno per quanto riguardava la nostra isola, evitava che ci si dovesse rivolgere sempre  e comunque al Pronto soccorso del “Rizzoli” anche per le punture delle meduse o per medicare piccole ferite, tanto per fare qualche esempio di casi che da due anni vanno invece ad ingolfare il già sovraccarico reparto di emergenza dell’unico presidio isolano. Un’operazione che ha avuto, appunto, come unico risultato un aggravio sull’ospedale, senza alcun risparmio concreto, visto che il personale del Psaut è stato spostato al “Rizzoli”, comunque senza risolvere i problemi di organico pregressi, e che gli spazi erano in un edificio già in affitto e non sono stati neppure riutilizzati al meglio. Senza dimenticare la pronuncia del Tar, che ha dato torto all’Asl, per cui adesso dovrà pronunciarsi il Consiglio di Stato, con l’aggiunta delle spese legali. Insomma, un mezzo fallimento, comunque vada…

IMG_0967E che dire del drastico ridimensionamento dell’assistenza psichiatrica territoriale, con l’ospedalizzazione anche dei casi che prima venivano gestiti dalle strutture territoriali, perdipiù in nosocomi della terraferma, dunque con prestazioni più costose per l’Azienda? E non è stato che l’inizio di un processo che sta progressivamente smantellando il sistema di assistenza psichiatrica previsto dalla 18o e incentrato su diversi gradi di assistenza, sulle case-famiglia, sulle strutture territoriali. A cominciare dalla nostra isola, dove quell’organizzazione era partita prima ed era più avanzata che altrove. Lo spostamento da VILLA ORIZZONTE a Casamicciola va decisamente in questa direzione. E se – Dio non voglia – dovesse compiersi la “minaccia” di trasferire i residenti della casa-famiglia a Napoli, annullando la Sir isolana, come si è espresso pubblicamente il manager Ferraro, saremmo dinnanzi al un ulteriore, devastante passo verso la distruzione dell’assistenza territoriale, con l’aggravante di un notevole aumento dei costi a carico dei contribuenti. Perchè le strutture che accolgono pazienti psichiatrici in terraferma non sono nel territorio dell’Asl, che dovrebbe pagare profumatamente per sistemarvi suoi assistiti. Come già accade, anche per alcuni isolani. Tanto che qualche anno fa, in una intervista, il capo del Dipartimento della Salute mentale dell’Asl, Perrino, ci comunicò  in una intervista l’intenzione di riportarli a Ischia, sia per farli stare più vicini alle famiglie, ma anche per ridurre i costi dell’assistenza, decisamente elevati. Peccato che poi abbia cambiato idea…Ma le controindicazioni di quella permanenza in terraferma non sono cambiate.

Il mandato di Ferraro ai vertici dell’Asl scade ad ottobre, tra appena un paio di mesi. Le sue decisioni rischiano di spazzare via conquiste ottenute in decenni, ma soprattutto soluzioni in linea con un sistema di assistenza più moderno più moderno ed efficiente. E  toccherà a tutti noi piangerci questa eredità! La Regione che ne pensa? Magari, tra qualche ora, sarà il caso che i Sindaci facciano luce proprio a Napoli su questo disastro quasi compiuto…

 

 

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