Il capo dei geologi: “Abbiamo maltrattato troppo il territorio, ora bisogna cambiarne l’uso”

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Il bosco di Zaro, un esempio “modello” del nostro uso del territorio – Foto Qui Ischia

Nel primo giorno di timida tregua, dopo il maltempo incessante che ha caratterizzato questo mese di novembre e che ha prodotto ancora una volta enormi danni in giro per la nostra fragilissima Italia, non esclusa la nostra isola flagellata senza pietà dallo scirocco, sono arrivate le dichiarazioni di ANTONELLO FIORE, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA). Purtroppo, secondo la sconsiderata abitudine italiana, ci si ricorda dei geologi solo dopo i disastri, ma non li si ascolta o consulta MAI prima, per cercare di prevenire o contenere i danni di un territorio delicato e troppo spesso violato. «Abbiamo maltrattato il territorio - l’analisi di Fiore – modificando le morfologie dei luoghi, consumando suolo e impermeabilizzando grandi superfici, costruendo nelle aree destinate al transito delle acque. Gli eventi di cronaca che registriamo in questi giorni sono la naturale conseguenza del nostro agire. Se non abbiamo il coraggio di cambiare la politica applicando il principio della sostenibilità economica, sociale e ambientale dello sviluppo, saremo condannati a rincorrere le emergenze e magari avviare ricostruzioni negli stessi luoghi».

«Non dobbiamo meravigliarci troppo degli eventi che stiamo registrando in questi giorni – ha continuato Fiore – dobbiamo meravigliarci della frequenza con cui oggi accadano questi eventi. Dobbiamo rendici conto che non possiamo più parlare di eventi eccezionali se questi si ripetono ogni anno all’inizio dell’autunno. Abbiamo impermeabilizzato troppo le nostre città e le aree limitrofe a esse, abbiamo fogne bianche urbane, dove esistono, senza manutenzione e progettate 20-30 anni con un regime di precipitazioni non confrontabili con gli attuali.

Serve cambiare la politica di uso del territorio – ha concluso il presidente Fiore – risanando gli errori del passato e progettando il futuro in maniera coerente. Serve educare i cittadini all’autoprotezione, serve una coscienza di adattamento al cambiamento climatico».

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