L’episodio sarà rievocato per la prima volta nel prossimo corteo storico di Sant’Alessandro
Era da poco salito sul trono di Napoli, Roberto d’Angiò, quando, nella primavera del 1309, salpò a bordo della nave reale che, con altri diciassette legni, prese il mare facendo rotta verso l’isola d’Ischia. Giunta la flotta a destinazione, dalla nave reale sbarcarono il sovrano, accompagnato dalla regina Sancia, con un gran seguito di cortigiani, fra i quali, forse, si trovava anche Francesco Petrarca, che in quel periodo si trovava presso la corte angioina.
Ad accogliere gli illustri e inaspettati ospiti, vi era il governatore dell’isola Cesare Sterlich, che avanti negli anni ed invalido, viaggiava sopra una lettiga. Scrive il D’Ascia: “Roberto non permise che lo Sterlich da quella fosse disceso per rendergli omaggio; ma insieme alla regina andando a piedi a fianchi del vecchio governatore, seguiti dai cortigiani, nobili, e comandanti de’ legni, lo accompagnarono fino alla sua dimora ch’era sul castello, ove avevano posta stanza molti abitanti dopo l’eruzione del Cremato.
Tre giorni il re e la corte soggiornarono in quella ridente dimora, che si estolleva fra i spalti della cittadella; nel qual tempo il governatore non trascurò di offrire magnifiche feste, seguite da cacce e da simulacri di battaglie navali, non potendo negli steccati eseguirsi giostre o tornei per mancanza di spazi: la real coppia ed i loro favoriti non potettero far di meno di ammirare il gusto, l’eleganza, e la sontuosità dello Sterlich.
Al terzo giorno Roberto diede l’ordine per la partenza, e pria di lasciare il Governatore, volle dare a costui un segno di compiacimento nominandolo Gran Siniscalco del regno, posto allora vacante per la morte di Ugo del Balzo.
Lo Sterlich commosso a tal nuovo segno di alto favore, vistosi presso al sepolcro avrebbe voluto rinunziare a tanto dignitosa carica; ma Roberto lo forzò ad accettarla, aggiungendo le seguenti parole. “A colui che salvò presso il Sommo Pontefice il regno al mio augusto padre è poca cosa”.
Indi colla consorte ed il seguito imbarcatosi, fra le acclamazioni di un popolo entusiasta, partì per Napoli”.
Quando erano a metà del viaggio, il re e la regina furono informati che Sterlich aveva improvvisamente cessato di vivere. Il sovrano decise di mandare indietro verso l’isola alcune delle galee del suo seguito per imbarcare con tutti gli onori la salma del Gran Siniscalco, per condurla a Napoli. “Sontuosi funerali furono celebrati nella chiesa di Santa Chiara, edificata da quella coppia, ed ivi fu sepolto”.
Bibliografia: Giuseppe D’Ascia “Storia dell’isola d’Ischia”, Arnaldo Forni Editore, 1998.